BPM (Beats Per Matches): Roma-Milan UEL, ovvero: IN THE END

(di Max Bondino)

Senso di impotenza. Frustrazione, Un discreto quantitativo di amarezza. E la delusione più nera. Una gamma di emozioni che si colloca nel tragitto fra rassegnazione e rabbia. Quel percorso durato poco più di una settimana in cui l’AC Milan ha preso scientemente a picconate una stagione e tutte le speranze che, con fatica immane, avevamo rimesso assieme negli ultimi due mesi, rimodulando obiettivi, aspettative, sogni. Sempre verso il basso fino a non trovare più niente.

“Time is a valuable thing
Watch it fly by as the pendulum swings
Watch it count down to the end of the day
The clock ticks life away”

La sfida di Europa League con la Roma segna ufficialmente la fine del tempo utile che la gente del Milan ha concesso alla sua squadra per costruire qualcosa di davvero importante su uno scudetto che, mai come oggi, torna ad essere il vero capolavoro della carriera di Zlatan Ibrahimovic. Può sembrare ingeneroso (e lo è) ma abbiamo aspettato due anni, due stagioni intere senza mai più rivedere quella fame, quella voglia, quel desiderio cieco capace di sovvertire la ragione, la natura delle cose. Due anni trascorsi a prendere in faccia il vetro di tutte le sliding doors possibili non sono un indizio ma una sentenza.

“I’ve put my trust in you
Pushed as far as I can go”

Ci siamo spinti ben oltre l’ignoranza dell’amore riponendo l’ultima dose di fiducia in questo quarto di finale ricavandone 180 minuti davvero aberranti. Fare l’ennesima esegesi della formazione che avrebbe dovuto conquistare una semifinale europea è un esercizio superfluo, ormai ma vedere Musah giocare al posto dell’uomo più in forma della rosa e Calabria in mezzo al campo a la Demetrio Albertini non era esattamente ciò che ci meritavamo.

“In spite of the way you were mockin’ me
Acting like I was part of your property”

Quello che più mi destabilizza non sono gli errori grossolani che hanno segnato il declino di Stefano Pioli ma la sensazione inquietante che “ci faccia”, prima di “esserci”. Quasi che alcune scelte sempre più avulse dal buonsenso siano figlie di una sfida personale verso chi lo critica.

“You kept everything inside and even though I tried
It all fell apart”

Crolla tutto in poco più di un quarto d’ora. Il vantaggio della Roma, al primo tentativo, al 12esimo. Il tiro a giro di Pellegrini, si stampa sulla traversa e torna giocabile nella nostra area dove Bennacer e Calabria sfoggiano tempi di reazione da sala Bingo dando tutto il tempo a Mancini di insaccare a porta vuota. Ovviamente, preso il goal, ci ricordiamo come sempre le basi di questo sport e assistiamo ad una manciata di minuti in cui buttarsi in avanti con un minimo di convinzione, ricavando una traversa clamorosa di Loftus Cheek che resterà l’unico rigurgito “positivo” del match. La Roma raddoppia poco dopo quando Gabbia fa quel che può (poco) nel contrastare fisicamente Lukaku lanciato in area, la sua palla in mezzo è ancora intercettata da Matteo che non spazza ma serve letteralmente a Dybala un pallone che, da quella mattonella, per lui, è una sentenza. Sinistro sul secondo palo e raddoppio.

Spettatori di uno show a metà fra l’esecuzione pubblica e l’harakiri.

“I had to fall to lose it all
But in the end it doesn’t even matter”

L’AC Milan precipita fuori dalla partita. E nulla ha davvero più importanza, neppure giocarne oltre un’ora in superiorità numerica. La Roma perde Celik che, saltato netto da Leao, decide di abbatterlo malamente da dietro. De Rossi risistema la squadra levando Dybala, inserendo Llorente e ce la incarta per la seconda volta. Solo confusione, strappi, iniziative personali. La partita scorre via così e fa alzare il sopracciglio vedere l’ingresso a inizio ripresa di Reijnders e Chuckwueze col nigeriano che dimostra subito la sua condizione regalandoci quantomeno un’idea di pericolosità quando attacchiamo ma ovviamente non basta. Ogni sua iniziativa è accompagnata dalla mancanza di lucidità, cattiveria, concentrazione dei compagni. D’altronde, mica sono qualità richieste in una partita che vale una stagione. Va addirittura vicinissima la Roma al 3-0 prima con un contropiede (in 10!) concluso da un bel diagonale di Spinazzola che Maignan respinge e ancora al minuto 65 quando El Shaarawy serve Abraham che, nell’area piccola, si divora letteralmente la chance calciando alto.

Entrano anche Okafor e Florenzi. Il centrocampo diventa opzionale e con cinque attaccanti in campo fa sorridere che sia Gabbia a segnare il 2-1 con un bel colpo di testa in inserimento sul primo cross sensato della disgraziata partita di Rafa. È l’86esimo, c’è tempo ancora per un bel diagonale molto pericoloso di Chukwueze allo scadere, davvero l’unico a salvarsi.

“I tried so hard and got so far
But in the end it doesn’t even matter”

Siamo stati noi, davanti alle TV, sugli spalti, a provarci davvero negli ultimi due anni ma ora conta molto poco, visto ciò che ci resta fra le mani.

Finisce la stagione dell’AC Milan. Mai davvero in corsa per obiettivi europei, troppo snob per vincere una Coppa Italia, con un ruolo da comparsa in un campionato che, nonostante l’attuale secondo posto, viviamo malissimo perché sono troppe le occasioni perse e ancora di più, le pessime figure collezionate. Ci prepariamo da mesi all’inevitabile epilogo di questa stagione ma se ci concedete almeno un desiderio, prima di pensare alle vacanze, ci farebbe piacere esser qualcosa con più dignità di una sexy doll, nel derby più apparecchiato di sempre.

In fede, i milanisti.

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