C’È SEMPRE UN PREZZO DA PAGARE

(di Luca Atero)

Amiche rossonere, amici rossoneri. Vogliamo davvero continuare questa insensata guerra fratricida? Rimbalzandoci accuse e assegnandoci o ritirandoci reciprocamente patenti di milanismo, mentre dal Lato Oscuro si balla, si festeggia e ci si fa beffe di noi? Dovremmo tenerci per mano in questi giorni tristi, e invece…:
 
“È colpa di Pioli!”
“No, è colpa di chi contesta Pioli!”
“È colpa del mercato sbagliato, anzi dei giocatori che c’erano già, di Furlani e Cardinale, e ancora di Paolo Maldini…”
“È colpa degli abbonati che hanno ceduto il posto al derby agli interisti!” “No, è colpa di chi ha dato soldi a questa società andando allo stadio!” “È colpa di chi dà patenti di tifo!” “È colpa di chi si è abituato alla mediocrità!”
 
E basta, io non ne posso più. E allora facciamo così: è colpa MIA.
Già, perché io per vedere tutto questo ci avrei messo la firma.
(pausa, silenzio)
 
O meglio, se mi avessero detto che il prezzo da pagare per la fantastica primavera del 2022 sarebbero stati questi due anni un po’ così, conditi da sei sconfitte consecutive con quelli là, compresa la partita della loro seconda stella in casa nostra, lo ammetto: in quel momento non avrei esitato.
 
E chissà, forse l’ho fatto davvero. Non ricordo bene, quel pomeriggio di febbraio ero molto teso, c’era il derby e stavamo perdendo, non posso escludere che qualcuno mi abbia passato un foglio e che io ci abbia distrattamente scarabocchiato sopra le mie iniziali, giusto per essere lasciato in pace. So soltanto che cinque minuti dopo Giroud aveva segnato due gol e io ho pensato “vuoi vedere che funziona davvero?”. E tutto quello che è successo nei mesi successivi – la vittoria a Napoli, il gol di Tonali all’Olimpico, la papera di Radu a Bologna, la doppietta a Verona, sempre di Sandro, nel giorno del compleanno suo e di Baresi, il coast to coast di Theo con l’Atalanta, fino all’estasi di Reggio Emilia – me ne ha dato conferma: deve essere andata effettivamente così. Quel foglio l’ho firmato davvero. Forse proveniva, come dire, da un uomo facoltoso e di buon gusto, e chissà se indovinate il suo nome.
 
Ora, fuor di metafora, dato che qui un patto col Diavolo lo abbiamo fatto tutti.
Pensateci: avreste rinunciato a uno scudetto atteso per undici lunghi anni, e arrivato in quel modo così esaltante, solo per non perdere lunedì sera e rinviare i loro festeggiamenti di appena pochi giorni? Non pensate, invece, che loro per primi avrebbero fatto a cambio e, potendo scegliere, avrebbero preferito vincerlo all’ultima giornata, dopo un vero testa a testa? È anche per questo che hanno montato così tanto una circostanza che è frutto del caso. Lo scudetto nel derby è un inedito, è vero, e non nego che abbia un sapore godurioso, ma è soltanto una conseguenza del malefico calendario di quest’anno. Né si può dire, ahimè, che siamo stati noi la vera rivale dell’Inter, se anche la disastrata Juventus di Allegri è sembrata in corsa più a lungo di noi.
Il nostro percorso, però, parte da più lontano: abbiamo ricominciato a sognare in grande nel pieno della pandemia, quando il Milan ci rimboccava le coperte dopo il coprifuoco e ci ricordava che sì, una speranza nel futuro bisogna sempre averla.
 
Siamo stati idealmente abbracciati a quei ragazzi infreddoliti nella tormenta portoghese durante quel surreale stillicidio di rigori. Eravamo tutti a Bergamo intorno alla bandierina, a difendere col cuore in gola quell’ultimo pallone come se ne andasse del destino dell’umanità. E poi abbiamo vinto lo scudetto più bello di sempre. Non si può spiegare cosa ha significato, sono passati due anni e non riesco ancora a ripensarci senza sentire gli occhi inumidirsi. Abbiamo vissuto tutto questo e vogliamo farci abbattere da un golletto di un giocatore che avrebbe dovuto essere in tribuna per squalifica e ora verrà santificato? Da una festa noiosa e prevedibile che, giornata più giornata meno, non avremmo comunque potuto evitare?
 
Lasciamo stare, non ne vale la pena. E piuttosto guardiamo al futuro. Avremo nuove avventure da vivere, nuove pagine da riempire. A proposito, io ci sarò. Posso firmare fin da ora, anche in bianco.

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