(di Luca Atero)
Amiche rossonere, amici rossoneri. Vogliamo davvero continuare questa insensata guerra fratricida? Rimbalzandoci accuse e assegnandoci o ritirandoci reciprocamente patenti di milanismo, mentre dal Lato Oscuro si balla, si festeggia e ci si fa beffe di noi? Dovremmo tenerci per mano in questi giorni tristi, e invece…:
“È colpa di Pioli!”
“No, è colpa di chi contesta Pioli!”
“È colpa del mercato sbagliato, anzi dei giocatori che c’erano già, di Furlani e Cardinale, e ancora di Paolo Maldini…”
“È colpa degli abbonati che hanno ceduto il posto al derby agli interisti!” “No, è colpa di chi ha dato soldi a questa società andando allo stadio!” “È colpa di chi dà patenti di tifo!” “È colpa di chi si è abituato alla mediocrità!”
E basta, io non ne posso più. E allora facciamo così: è colpa MIA.
Già, perché io per vedere tutto questo ci avrei messo la firma.
(pausa, silenzio)
E chissà, forse l’ho fatto davvero. Non ricordo bene, quel pomeriggio di febbraio ero molto teso, c’era il derby e stavamo perdendo, non posso escludere che qualcuno mi abbia passato un foglio e che io ci abbia distrattamente scarabocchiato sopra le mie iniziali, giusto per essere lasciato in pace. So soltanto che cinque minuti dopo Giroud aveva segnato due gol e io ho pensato “vuoi vedere che funziona davvero?”. E tutto quello che è successo nei mesi successivi – la vittoria a Napoli, il gol di Tonali all’Olimpico, la papera di Radu a Bologna, la doppietta a Verona, sempre di Sandro, nel giorno del compleanno suo e di Baresi, il coast to coast di Theo con l’Atalanta, fino all’estasi di Reggio Emilia – me ne ha dato conferma: deve essere andata effettivamente così. Quel foglio l’ho firmato davvero. Forse proveniva, come dire, da un uomo facoltoso e di buon gusto, e chissà se indovinate il suo nome.
Ora, fuor di metafora, dato che qui un patto col Diavolo lo abbiamo fatto tutti.
Pensateci: avreste rinunciato a uno scudetto atteso per undici lunghi anni, e arrivato in quel modo così esaltante, solo per non perdere lunedì sera e rinviare i loro festeggiamenti di appena pochi giorni? Non pensate, invece, che loro per primi avrebbero fatto a cambio e, potendo scegliere, avrebbero preferito vincerlo all’ultima giornata, dopo un vero testa a testa? È anche per questo che hanno montato così tanto una circostanza che è frutto del caso. Lo scudetto nel derby è un inedito, è vero, e non nego che abbia un sapore godurioso, ma è soltanto una conseguenza del malefico calendario di quest’anno. Né si può dire, ahimè, che siamo stati noi la vera rivale dell’Inter, se anche la disastrata Juventus di Allegri è sembrata in corsa più a lungo di noi.
Siamo stati idealmente abbracciati a quei ragazzi infreddoliti nella tormenta portoghese durante quel surreale stillicidio di rigori. Eravamo tutti a Bergamo intorno alla bandierina, a difendere col cuore in gola quell’ultimo pallone come se ne andasse del destino dell’umanità. E poi abbiamo vinto lo scudetto più bello di sempre. Non si può spiegare cosa ha significato, sono passati due anni e non riesco ancora a ripensarci senza sentire gli occhi inumidirsi. Abbiamo vissuto tutto questo e vogliamo farci abbattere da un golletto di un giocatore che avrebbe dovuto essere in tribuna per squalifica e ora verrà santificato? Da una festa noiosa e prevedibile che, giornata più giornata meno, non avremmo comunque potuto evitare?
Lasciamo stare, non ne vale la pena. E piuttosto guardiamo al futuro. Avremo nuove avventure da vivere, nuove pagine da riempire. A proposito, io ci sarò. Posso firmare fin da ora, anche in bianco.