VIULEIN

(di Max Bondino)

“A Növe èe pü lucu u sóna èe viuléin”. No, non è corsivoe. È un detto popolare di Novi Ligure, dove sono nato, che racconta ironicamente come, da quelle parti, la gente tenda a sovrastimarsi oltremodo millantando ogni tipo di talento, da qui “il più scemo suona il violino”.

Yacine Adlì è nato invece a Vitry-sur-Seine, un sobborgo di Parigi e il violino lo suona veramente. Ho ammesso da tempo la mia cotta estiva per questo ragazzo che avrei voluto da noi già a gennaio (se siete aficionados dei nostri podcast, potrei chiamarvi a testimoniare). Conservo uno screenshot nel quale faccio outing in tempi non sospetti che credo riproporrò spesso durante questa stagione. Non faccio mistero di aver un debole per i personaggi borderline, come per l’intelligenza in genere, comunque essa si manifesti. Da ragazzino impazzivo per come il diciannovenne Zvonimir Boban usava i congiuntivi nelle interviste, gonfiavo il petto quando George Weah discuteva di Apartheid o se Seedorf trattava di politica internazionale in una delle cinque lingue che parla perfettamente. Questa mia avversione alla mediocrità è talmente radicata che offusca spesso molti miei giudizi, infatti son tutti bravi a fare i fighi coi nomi che ho appena citato ma io sono stato un fan di Vikash Dhorasoo proprio in virtù di quell’aura da filosofo che lo circondava. Uno che dichiarava robe tipo: “Quelle persone che vengono allo stadio e mi fischiano, mi detestano, sono proprio quelle che amo e difendo. Perché immagino facciano parte della massa, gente di periferia come me, anche se mi accorgo di non esser più come loro. È paradossale ma ciò non toglie che continuerò a difenderli”.

Vikash era un fine pensatore, forse aiutato anche dal fatto che ha trascorso gran parte della carriera in panchina, dove assumere la posizione del “Greek Thinker” con le nocche a sostenere il mento è decisamente più facile che sulla trequarti. Yacine Adlì, invece, quest’anno, di panchina ne farà veramente poca, siete d’accordo? Maldini e Massara mentre il Milan Twitter fa gara ad umiliarsi per scoprire chi suona meglio “è viulèin”, stanno per fare di nuovo scacco matto (passatempo che sembra appassionare lo stesso Yacine). In un paio di partite ha srotolato un repertorio che neppure vale la pena di elencare tecnicamente. Il mio metro di giudizio è il numero di versetti isterici che il giocatore che sto scoprendo mi tira fuori dalla gola: decine di “Uuuuh”, “Aaah-ah!”, “Uèllaaah!”. È semplicemente un tipo di giocatore che il Milan, in rosa, non aveva da anni. Il giorno della presentazione, ha chiuso la conferenza spiegando a chi gli chiedeva di parlare ila nostra lingua: “Capisco tutto, fra un mese o due al massimo parlerò sempre in italiano”.

Anche noi stiamo iniziando a capire, magari non proprio tutti ma siamo qui a difendere anche voi, direbbe Vikash. Insomma, io ho un nuovo idolo, con quel taglio di capelli approvato da Chicco Evani e quel talento puro travestito da straordinaria normalità mai ostentata. Ieri in telecronaca hanno fatto notare che “Yacine Adlì è musicista, ama la letteratura ed è impegnato nel sociale”. Considerando che fra due mesi si vota e c’è ‘sto mondiale di mezzo, ma un pensiero a candidarlo per le politiche, no, eh?

Una risposta a “VIULEIN”

  1. A me è questa storia è stata raccontata in un’altro modo.
    C’era un padre che aveva tre figli, il più giovane, secondo il padre non era molto “sveglio”, così nel testamento ha lasciato tutti i suoi averi ai due maggiori, mentre al più piccolo un violino. Quando è andato a venderlo il valore dello strumento superava il valore di quello che il padre aveva lasciato ai primi due figli.

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