Monza-Milan: Le Pagelle Che Non Lo Erano

Oggi Monza è una metropoli di fama mondiale, ma pochissimi anni fa era un paesottone in provincia di Milano, da sempre deciso a distinguersi in tutti gli aspetti possibili, il più strano dei quali è il Carnevale. Quello della città brianzola è finito martedì, quello milanese è finito sabato (e la domenica, si è vista subito la Quaresima). Un po’ per questo, un po’ per aver visto una squadra mascherata da Milan, abbiamo pensato di dedicare le Pagelle Senza Voti di Monza-Milan alle maschere di Carnevale. Ma non quelle di oggi, gli onnipresenti Spider-Man, InfermieraSexy, Putin. No, intendiamo proprio le vecchie, antiche maschere, quelle entrate anche nella Commedia dell’Arte. Sperando in futuro di vedere un po’ di Arte in più.

Maignan – MENEGHINO
Gli tocca la maschera più milanese di tutte perché come spesso capita ai milanesi – e a Meneghino – si crede furbo, ma chissà come rimane lì come un pistola. Fa una sola parata, su Birindelli. Per il resto, i pochissimi tiri in porta del Monza entrano quasi tutti. Solo l’ultimo, il rasoterra di Colombo sul suo palo da posizione laterale, lascia perplessità, ma non si può certo dire che la sconfitta sia colpa sua.
Florenzi – ZANNI
Per lui, ovviamente, l’antica maschera della Capitale, l’intraprendente servo romano che spinge e le prova tutte, dal cross che propizia il primo gol del Milan a un tiro direttamente dall’EUR con il quale quasi sorprende Sorrentino.
Gabbia – COLOMBINA
È quasi sempre la complice di personaggi più importanti ma più tonti di lei. Ancora una volta dà la sensazione di essere quello su cui si regge la nostra baracca difensiva. Se anche Thiaw ne venisse informato, forse la situazione non precipiterebbe.
Thiaw – GIOPPINO
Come il pennello Cinghiale, è un pennello grande, e quando sbaglia, sbaglia alla grande. Il raptus con cui consegna il vantaggio al Monza non è spiegabile: va a stendere intenzionalmente due giocatori che in quel momento sono controllati da Gabbia. Nel resto della partita, poco di buono da ricordare: a tratti si propone addirittura per impostare il gioco (senza risultati), e non mette in mostra chiusure difensive degne di questo nome, anzi viene bevuto nell’azione del 2-0. Sembra proprio dover ricominciare da zero.
TheoHernandez – GIANDUJA
Stasera è come il bonario compagnone piemontese: non ha la grinta e l’autorevolezza messa in mostra tre giorni prima a San Siro, se non nell’unico, incompiuto tentativo di scorribanda in avanti, nel secondo tempo. Se l’ordine di Pioli era di non stancarsi e pensare alla trasferta di giovedì, una volta di più dà la dimostrazione di non remare contro l’allenatore.
Bennacer – BALANZONE
Gioca una partita sufficiente – anche grazie al confronto con i suoi compagni di reparto. Ma a tratti è una sufficienza interiore come quella del dotto Balanzone, una autoritas che si sostanzia in scelte prevedibili, e forse anche nel fastidio di vedere il precario Adli che sale in cattedra al posto suo.
Adli – STENTERELLO
Detto senza pregiudizi: guardarlo contro il Monza è stata un’esperienza angosciosa. Magari è un problema nostro, oppure non riesce a esprimere il proprio talento a causa dei limiti dell’allenatore, chi lo sa. Sarebbe interessante vederlo all’Atalanta o al Bologna. O al Real Madrid. Ma non siamo sicuri che possa capitare.
Loftus-Cheek – PIERROT
Dopo la sua versione incontenibile, ancora una volta ripresenta – a breve distanza – la sua versione tenerona, lunare. Qualche recupero (ma neanche tanti) a centrocampo, e due soli tentativi di entrare nella storia della partita, con un colpo di testa privo di forza verso la rete, e con un quasi-assist per Jovic nel primo tempo. Si conferma affidabile nella sua discontinuità: sappiamo che non possiamo contare su due partite efficaci consecutive.
Chukwueze – BRIGHELLA
Maschera bergamasca come Arlecchino, del quale è la controparte agitata. Tra i comprimari trasformati in protagonisti, forse è il più intraprendente: prova a spaventare la difesa di Palladino sulla destra, e nella noia generale del primo tempo sembra vivacissimo. Bocciato da Pioli (cosa che gli farà un mondo di bene), cede il posto a uno un po’ più capace.
Okafor – PULCINELLA
Spesso Theo lo incrocia sul suo binario e lo guarda perplesso, ma è assolutamente reciproco, non parlano la stessa lingua calcistica, non leggono i reciproci movimenti. Dopo un inizio (relativamente) incoraggiante, finisce ai margini del campo e della partita, come un napoletano che non riesce proprio a capire che lingua parlano quei polentoni.
Jovic – GALBUSERA
Pare sia questo signore, e non l’allegra Monaca Gertruda, la maschera di Monza – anche se pure a lui si attagliano le parole: “lo sventurato rispose”. Di sicuro si fa mangiare come un biscotto – e fa specie che un giocatore non propriamente al debutto non riesca a riconoscere il tipo di giocatore puteolente che è Izzo, che non senta l’olezzo di uovo marcio che promana da un nipote illegittimo di Chiellini. Se non altro esce con dignità, senza protestare – mentre l’altro, con buona pace della ramanzina appena ricevuta dall’arbitro, se la cava senza nemmeno un cartellino, o una condanna in primo grado.
Leao – ROSAURA
La figlia viziata di Pantalone, chiacchierona e un po’ vanitosa. Ha un paio di possibilità ma è ovviamente il sorvegliato speciale dei difensori del Monza, che forti anche della superiorità numerica, lo raddoppiano o triplicano. Certo si nota più di Okafor, ma resta un personaggio minore della partita.
Pulisic – ARLECCHINO
Servitore di due Pioli, riesce a mettere una toppa colorata, poi un’altra ancora, su questa partita tragicomica. Qualcuno lo discute, ma è di un’altra stoffa.
Reijnders – BELTRAME
Altra maschera milanese, sinceramente un po’ anonima. Non ha l’istinto di chiudere su Bondo nell’azione fatale del passaggio di Maldini (!), e non è una grande sorpresa che non ce l’abbia.
Giroud – PANTALONE
Già in altre occasioni quelle sul turnover si erano rivelate chiacchiere, e gli era toccato di essere strappato al meritato riposo. E tuttavia, il vecchiaccio entra, e come Pantalone dà la paga a tutti: lotta in area, pressa, segna un gol di carattere. Ma come il ricco veneziano, viene beffato: non potrà riposare nelle prossime partite, lo farà (forse per due giornate) la sua riserva.
Musah – NANE CAREGHETA
Maschera trevisana con una curiosa abitudine: ovunque vada, si porta una sedia per trovare posto a tutti i tavoli. E fa bene: Pioli lo invita sempre alla tavolata, dicendogli di trovarsi un angolino – poi magari è lontano dal suo cibo preferito, ma lui si adegua. Bisogna pur mangiare.

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