Milan-Udinese: le Pagelle Che Non Lo Erano

Questa settimana è successa una cosa che nella vita della maggior parte di noi, sembrava impossibile: come i nostri genitori o i nostri nonni, ci siamo trovati davanti a una nuova canzone dei Beatles. Non succederà mai più, e vorremmo poter dire la stessa cosa per la prestazione dei nostri ragazzi contro l’Udinese – anche per questo motivo, le nostre Pagelle Senza Voti sono ispirate a frasi tratte da canzoni di quattro persone che saranno anche mezzi morti, ma quando scendono in campo sanno ancora farsi rispettare.

Maignan – “No one was saved”. (Eleanor Rigby)
Contribuisce a evitare un passivo peggiore, non riesce a salvarci dal tracollo prendendo il rigore di Pereyra. A proposito, visto che Dariuccio Mastroianni di DAZN, tutto garrulo, ha chiamato Pereyra per tutta la partita “El Tucu” dando per scontato che il mondo intero, essendo amico di Pereyra, sappia che cavolo vuol dire. Ma nel caso non lo sappiate ve lo spieghiamo noi: Roberto Pereyra viene da un posto dove certamente siete stat, San Miguel de Tucuman, città argentina da 600mila abitanti, poco meno di Palermo. Ecco, ora sapete da dove viene Pereyra – e anche dove se ne può andare Dariolino Mastroianni di DAZN.

Calabria – “The wild and windy night, that the rain washed away, has left a pool of tears, crying for the day”. (The Long and Winding Road)
Si sbatte nella pioggia, difende, porta palla, prova a buttarla in area e ad andare al tiro, il nostro primo tiro in tutta la partita – ed è il primo a verificare che contro di noi Silvestri è un portiere invece che una grottesca escrescenza della vita. Anche stasera, come a Napoli, è uno di quelli che non meriterebbe il risultato, ma va così.

Thiaw – “You’re asking me will my love grow. I don’t know, I don’t know”. (Something)
Ci eravamo un po’ illusi che fosse un titano, ora ci sembra un tafano: ovviamente speriamo che la verità stia perlomeno nel mezzo, e che il nostro amore per lui torni a crescere. Ma non lo sappiamo.

Tomori – “Don’t carry the world upon your shoulders”. (Hey Jude)
Sbroglia un sacco di situazioni intricate, ma è più rabbioso del solito: il suo modo di caricarsi la difesa sulle spalle, più che trasmettere grinta e autorevolezza ai compagni, sembra contribuire al loro stato di regressione infantile.

Florenzi – “Once there was a way, to get back homeward”. (Carry That Weight)
Inizia con un assist a un avversario che sbaglia, di fatto, un rigore. Poi, solo, a un metro e mezzo dalla porta, dopo un ottimo aggancio cade invece di calciare. E (come tutti) non mette un corner decente. Lascia entrare il Festoso Festy in area, lasciando poi che sia Adli a fermarlo (in qualche modo, diciamo). Quando siamo tutti pronti a consigliargli un piano pensionistico insieme a Kjaer, si ripiglia: chiude bene dietro un paio di volte, tira una sventola da fuori sotto la traversa, ma trova la parata spettacolare di un portiere che giura di essere Silvestri. Ma naturalmente, non è possibile.

Krunic – “See how they run. I’m crying. Sitting on a cornflake. Waiting for the van to come”. (I Am The Walrus)
Non tira mai, trova un paio di buoni passaggi in avanti (per Leao e Reijnders), ma per il resto, sembra invitare tutti a rallentare il gioco: guarda gli avversari correre attorno a lui, quasi subito ne stende uno facendosi ammonire, il furgone lo viene a prendere per portarlo via.

Reijnders – “He’s a real nowhere man, sitting in his nowhere land, making all his nowhere plans for nobody”. (Nowhere Man)
Disastroso, sconclusionato, affrettato, ansioso di fare gol. Viene voglia di fargli uno shampoo e controllare che non sia CDK travestito.

Musah – “It’s getting hard to be someone”. (Strawberry Fields Forever)
Ha l’aria di uno studente che cerca di venire a capo di un teorema formulato male: si applica, prova a correre, prova a tirare, prova a interdire, ma dà la sensazione di non essere a suo agio nel nostro – come dire – gioco.

Giroud – “Yesterday, all my troubles seemed so far away”. (Yesterday)
La doppietta di Napoli, seguita alle parate di Genova, lo aveva tolto per qualche giorno dai bersagli degli inviperiti: la sconfitta con l’Udinese ce lo rimette, anche se come sempre fa quello che può: 1) con un difensore che lo trattiene costringe a un colpo di reni l’ottimo portiere che si spaccia per Silvestri 2) con un difensore che lo sotterra riesce a servire il pallone che poi Reijnders non riesce a mettere in porta, 3) con Jovic che lo francobolla, cerca di fare sponde per gli altri.

Leao – “When I get to the bottom I go back to the top of the slide, where I stop and I turn and I go for a ride, till I get to the bottom and I see YOU AGAINNNN”. (Helter Skelter)
Dire che non è tranquillo non basta più: è sull’orlo di una crisi di nervi. Il gioco di Pioli ormai è solo “Palla a Rafa, e preghiamo”. Solo che l’Udinese lo sa benissimo: è costantemente raddoppiato se non triplicato – e anche in questo modo, trova modo di venir via e mettere in mezzo (sua, per esempio, la palla per Florenzi nel primo tempo), oppure di liberarsi per il tiro – e sulla pacca da 30 metri nel recupero, meriterebbe maggiore fortuna. Per molti è svogliato, sopravvalutato, indegno eccetera. Però quando alla fine decide di fare da solo sparando su un difensore invece che passare ai compagni, lo deploriamo formalmente ma un po’ lo capiamo.

Jovic – “The little children laugh at him behind his back”. (Penny Lane)
Viene da dare un’altra possibilità a Mandzukic.

Okafor – “Please don’t wake me, no, don’t shake me, leave me where I am: I’m only sleeping”. (I’m Only Sleeping)
Boh, che dire. Forse vedere che gli viene preferito Jovic gli sembra una specie di sogno.

Adli – “Mundo paparazzi mi amore chicka ferdy parasol: cuesto obrigado tanta mucho que can eat it carousel”. (The Sun King)
Sempre incomprensibile. Che sia lui la causa – vera o presunta – del rigore è quasi inevitabile. Gioca anche un paio di palloni leggiadri, eh. Ma forse è questo il problema: sembra convinto di essere nel Brasile del ’58 e non nella serie A del 2023.

Loftus-Cheek – “And it really doesn’t matter, if I’m wrong or I’m right. (Fixing a Hole)
Non è realmente giudicabile, anche se sta in campo un bel po’: quello che ci auguriamo è che siano minuti utili per la partita di martedì.

Romero – “Now it’s time to say good night” (Good Night)
Il bacio della buonanotte alla partita. Sogni d’oro!

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