BPM (Beats Per Matches) – Napoli-Milan ovvero: Check Your Head

(di Max Bondino)

Quando la tristezza ci arriva dall’arte, l’accettiamo sempre. La troviamo empatica e fa meno paura di quella in cui si inciampa quotidianamente, dalla quale rifuggire. È il motivo per cui chi soffre pene d’amore, ad esempio, tende ad ascoltare canzoni ancora più tristi della propria situazione come processo lenitivo. Ecco, io, dopo Napoli – Milan sono molto incazzato e mi ritrovo qui, con in cuffia i Beastie Boys.

“Check Your Head” per la precisione. Il loro album più sperimentale, punk e hip hop, funk ed elettronica, chitarre elettriche e campionamenti. Una sorta di laboratorio per gettare le basi verso alcune tracce che segneranno la storia degli anni ’90. Ma se nella musica, avere le idee confuse, spesso porta a inventarsi nuovi generi, nel calcio non funziona esattamente così. Quindi, AC Milan, cos’hai in testa? Check it out.

“I said ain’t nobody got to yell, I can see
I said ain’t nobody got the pain, I can hear
But if I have to, I will yell in your ear”

Non c’è bisogno di urlarlo (ma la voglia c’è), la sensazione di disagio che proviamo un po’ tutti è nell’aria, ancora di più dopo uno dei migliori primi tempi della stagione, al Maradona. I primi venti minuti sono più ricchi e convincenti di quasi tutto il nostro mese di ottobre. Li apre Giroud al 2ndo, con un ottimo, inedito destro in piena area su cui si immola Rahmani e li chiude sempre Olivier col goal del vantaggio. Il cross di Pulisic dalla destra è di gran lunga più bello della costituzione del suo paese e il nostro numero 9 la frusta in porta, piegando le mani di Meret, scrollando via il peso del digiuno. Nel mezzo, tante buone iniziative e una sicurezza generale che ci mette di buonumore se non fosse per Kalulu a terra al 17esimo (minuto al quale gli scaramantici potrebbero imputare le sfighe che stanno per arrivare, se non fosse che i nostri, mica ci credono a ‘ste cose, loro si scassano, senza preferenza alcuna, attraverso l’intero tessuto dello spaziotempo).

Al suo posto, entra Pellegrino, al quale auguro una carriera straordinaria. Come content creator.

Gli basta un minuto per perdere una palla banale e farci fermare il cuore ma avrà tempo per spezzarcelo a inizio ripresa.

“So what’cha what’cha what’cha want? (so what’cha want?)”

Cosa voglio? Il raddoppio, non sarebbe malaccio. E arriva, dopo un’uscita elegante, pulita e tachicardica di Maignan fuori area, un paio di minuti di sospensione per ascoltare il soundcheck del prossimo capodanno napoletano e una grande azione di Kvara sprecata da Politano. Al 31esimo è Davide Calabria a mettere un cross bellissimo dal fondo, di prima intenzione, è ancora Olivier a schiacciarla nell’angolino basso. Era tutto così perfetto, ma è veramente finita 2-2?

No, perché al 41esimo Reijnders, servito da Theo, sbaglia l’ennesimo rigore in movimento della stagione calciando sopra la traversa e all’ultimo di recupero, dopo una serie di tentativi nella loro area, Musah va vicino al 3-0 con un bel rasoterra sul primo palo.

“Good times gone, and you missed them
What’s gone wrong in your system?”

È stato un gran bel primo tempo e siamo grati ma c’è un errore di sistema in questo Milan che dimentica troppo velocemente sé stesso e si ripresenta in campo per consegnarsi alla furia agonistica del Napoli per almeno un quarto d’ora. Non rientra dagli spogliatoi Pulisic, altro misterioso infortunio che Pioli pensa di risolvere con il secondo più impresentabile della rosa, Luka Romero. Il primo è Pellegrino, ve lo ricordate? Dopo 5 minuti è imbarazzo allo stato gassoso quello che oppone a Politano sulla linea di fondo, che lo umilia, rientra sul sinistro e la incastra sotto la traversa. Al minuto 57, prima ci divoriamo il terzo con Leao che serve in mezzo dal fondo ma…inciampa Theo cercando di concludere, va per terra anche Romero (così, per spirito di gruppo) ed inciampa la mia anima all’ennesima evocazione. Un attimo dopo ci salva di piede Maignan su un tiro ravvicinato di Di Lorenzo per poi sbagliare un’uscita sanguinosa su cui Kvara va vicinissimo al pareggio che arriva, poco dopo. Al 62esimo, punizione dal limite di Raspadori che calcia molto bene ma sul palo di Mike che non sembra reattivo come al solito, forse complice anche una barriera disposta non proprio ad arte.

Completata l’opera, dopo una punizione farsesca di Theo (perfetta sintesi del suo momento) e un lampo da fuori di Leao respinto in angolo, le sostituzioni diventano il vero argomento. Vedere uscire contemporaneamente Rafa e Olivier per Okafor e Jovic (!) nel momento decisivo del match mette a dura prova anche i più buonisti. Aldilà delle simpatie, della riconoscenza, ben oltre le antipatie o i preconcetti, quando un uomo della caratura morale di Giroud ti manda a cagare, forse è il momento di chiedere informazioni e di solito…è in fondo a destra, Stefano. Abbiamo voluto molto bene a quest’uomo, gliene vorremo ma l’attuale disagio, resta ed è ormai pubblico.

Rischiamo di vincerla, al 91esimo, con un colpo di testa ravvicinato, in corsa, di Calabria (non a caso, migliore in campo dopo le dichiarazioni d’orgoglio post Champions, we call it “milanismo”), rischiamo di perderla al 94esimo con un sinistro in area di Kvara che Mike respinge d’istinto coi piedi.

Un pari a Napoli può esser un buon risultato, lo è meno quando lo vedi maturare così. Ci siamo divisi non solo i punti ma anche tutte le imperfezioni e le qualità con le quali queste due squadre restano aggrappate ai primi posti.

“Stand together (people come together now)

It’s about time (we’ve got to get together now)

I think we should stand together”

I Beastie Boys, in loop, hanno amplificato la mia incazzatura fino a queste parole che nonostante tutto, per quanto semplici suonano sempre sagge. Resistere, uniti, sembra ancora una buona idea.

 

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