BPM (Beats Per Matches): Milan–Udinese ovvero DO YOU BELIEVE IN SHAME?

(di Max Bondino)

“Tel chi!”. Mi alzo dal seggiolino per far scorrere lo sciur Edoardo e lasciargli raggiungere il suo posto, alla mia sinistra. Non lo vedevo dal 26 agosto, per Milan – Torino. In un clima decisamente meno infame, il buon Edo sfoggiava la sua maglietta rossonera a righe fini col numero 80. Nessun omaggio a Ronaldinho ma un regalo di compleanno per celebrarlo, quel numero lì, accompagnato dal suo nome importante. Edoardo pare significhi “difensore del retaggio”. Ottant’anni e spicci d’uomo che ti si siede a fianco, felice, in una serata di pioggia battente, con una manciata di gradi dopo centinaia di scalini. Questo sì, che è patrimonio spirituale.

Ho incontrato un altro “sciuro” qualche giorno fa. Un po’ più giovane. Attraversando Corso Como, un tizio alto, snello, tanto spettinato quanto cool sta parlando al telefono camminando nella mia stessa direzione. È chiaramente inglese, l’accento è proprio forte. Solo all’altezza dell’ingresso della metro di Garibaldi mi volto e riconosco John Taylor dei Duran Duran.

Lo sciur Edoardo e John Taylor. Entrambi, mi hanno suggerito le parole.

“Do you believe in love?
Do you believe in shame?
And if love can conquer all then why
Do we only feel the pain?”

Credere nell’amore o nella vergogna? Forse, per loro natura, sono inscindibili e Milan – Udinese è stata una danza fra questi due sentimenti abbracciati stretti. Uno spettacolo così avvilente da iniziare a dar un po’ di credito a quegli articoli che raccontano del disamore dei più giovani per questo sport, perché senza retaggio, senza gli “Sciur Edoardo” a ispirarci, sarebbe veramente dura trovare un motivo.

“…and did you have to change all your poet’s fire
To frozen dust”

Dopo il “gennaio della morte” della scorsa stagione, quest’anno sembriamo in anticipo sui tempi nel radere al suolo ogni certezza. Il fuoco della creatività che diventa polvere immobile. Meno di un mese fa, soli, in testa alla classifica, oggi, una squadra inerte che si presenta a San Siro con la verve dei fidanzati trascinati all’IKEA. Venticinque minuti per un tiro, da fuori, di Calabria. Venticinque. Poi, finisce il primo tempo. Dai, forse ho esagerato, c’è stato molto altro, tipo Tomori che la passa a Thiaw, retropassaggio a Maignan che la dà di nuovo a Fikayo che la passa a Florenzi e poi Tomori… (in loop x 12) con la variante di lanciare verso Rafa e sperare. Ah! Spizzy, al decimo, serve un assist perfetto per loro, rimettendo in area una palla suicida e al 38esimo cade da solo a un metro dalla porta dopo un grande aggancio su cross di Leao. Visto? Uno spot per il calcio, insomma.

“But where’s the stupid lie that has to make its point
With such a pointless waste?
Come out”

Nell’intervallo, Edoardo si volta e sotto la sciarpa lo sento dire: “…vedrai che adesso leva Jovic, entra Van Basten e cambia tutto”, poi addenta il suo toast al prosciutto portato da casa. Marco aveva chiaramente un altro impegno ad Utrecht, sabato sera, ma Jovic (che in famiglia tutti chiamano affettuosamente “stupida bugia senza senso”), non gioca la ripresa. Pioli fa coming out con sé stesso e ci fa capire che pareva un’ottima idea buttare un tempo costringendo Giroud (il nostro uomo con più presenza in area, capace di far sponde e aprire varchi come nessuno in rosa) a giocare largo a destra per far spazio al vuoto cosmico del serbo.

Fedeli alla linea, buttiamo via anche il secondo tempo. Va messo in cronaca il tentativo Reijnders al 48esimo che, pescato bene da Adli, tenta uno scavetto a tu per tu con Silvestri mancando il bersaglio di due metri a lato. Sinceramente, più che “non vedere la porta” sembra proprio “apparirgli” stile Medjugorie altrove, la sua involuzione tattica rispetto a ciò che aveva mostrato nel primo mese milanista è davvero inquietante. Il Milan lo rivedremo solo nei sette minuti di recupero con le belle parate di Silvestri sul colpo di testa di Giroud e su una botta da fuori di Florenzi e con Okafor che a due metri dalla porta, si trasforma in Andreotti nel suo celebre freeze televisivo, preferendo lo scherno allo sdegno di portarci al pari.

Già perché nel frattempo, Pereyra, al 61esimo, ha spiazzato Maignan con un rigore molto ingenuo a seguito di un pestone di Adlì in area.

Per la prima volta, dopo anni, la curva smette di cantare molto prima del fischio finale e se all’Udinese è bastato presentarsi a San Siro per ritirare i tre punti, fa piuttosto impressione vedere solo Giroud e Florenzi (forse non a caso, fra i pochi con tutti i peli pubici) presentarsi sotto i tifosi a prender qualche fischio ed esibire un gesto di dignità. Per la cronaca, anche Stefano Pioli era già negli spogliatoi col club dei glabri under the belt.

Do you believe in love?
Do you believe in life?
Cause I believe a little part of you inside of me
Will never die

Crederci ancora? È vero che la stagione è lunga ma dopo serate di questo tipo, suona come una minaccia. Certo, fosse entrato Van Basten al posto di Jovic…

A pensarci bene, essere John Taylor negli anni ’80 non dev’esser stato malaccio ma anche mantenere l’orgoglio dello sciur Edoardo sarebbe un gran successo.

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