BPM (Beats Per Matches): Milan–PSG 2-1 ovvero WAKE UP

(di Max Bondino)

Scrivo e le mani sono indolenzite, dopo una notte a stringere balaustre, tenere il tempo, abbracciare persone, lanciare pugni in aria. Parlo e la voce arriva distorta, da un posto più profondo del solito, nascosta come un’eco fra le backdoor di Matrix, tra corridoi asettici dove le porte conducono ovunque si desideri andare. E noi, abbiamo scelto di essere qui, come pixel a scivolare sullo schermo di questa coreografia nel ricordare ai francesi che è vero, ci hanno tenuto sotto tiro due settimane fa ma le pallottole si schivano, quando impari che “il cucchiaio non esiste”.

“Who I got to, who I got to do to wake you up?
To shake you up, to break the structure up”

Come insegnano anche i Rage Against The Machine, la rabbia è uno strumento fondamentale della ribellione e ribellarsi significa prendere coscienza di sé. La furia che si abbatte sull’uomo che vinse un Europeo senza accorgersene (perché incapace di contare a mente fino a 5) è impressionante, pensavamo fosse il core business della serata ma erano solo spicci, banconote di piccolo taglio a mostrare il prezzo di chi non ha valori. Dopo un mese l’AC Milan si risveglia furibondo, avvelenato dalle critiche e dall’impotenza e si prepara a trasformare il rancore in bellezza, svegliandosi.

“Prima o poi capirai che una cosa è conoscere il sentiero giusto, un’altra è imboccarlo”. Vogliamo credere che Rafa Leao l’abbia fatto al 5nto minuto col primo spunto di una partita davvero senza precedenti per qualità, dedizione, intensità. Vola via ad Hakimi sulla sinistra dandogli due metri con la prima falcata, la palla in mezzo è perfetta, ma Loftus Cheek la spedisce alta sopra la traversa. Quattro minuti dopo siamo già in svantaggio. Su un corner, Marquinos la prolunga nell’area piccola dove sbuca, clamorosamente solo, Skriniar, che segna da zero metri, di testa, in ginocchio (ci tornerai, come i tuoi pari).

“Set the groove
Then stick and move like I was Cassius”

Capiamo in quell’istante che non è una serata normale. Nessuno accusa il colpo, dal prato agli spalti. La furia inizia ora. Il ritmo della partita è folle ma ci sembra lo sia ancora di più il fatto che sia il Milan a dettarlo, in modo agile, letale, intelligente. Due minuti dopo ripetiamo l’azione in apertura di Rafa ma dalla destra, con Calabria che serve benissimo Musah in area ma il tiro, questa volta nello specchio, è centrale fra le braccia “dell’uomo che non sapeva contare”. Noi, invece sì e sessanta secondi dopo Leao spacca in due il PSG centralmente, scarica a sinistra per Giroud che sgancia un rasoterra fortissimo. “L’uomo che non aveva capito” para ma la palla s’impenna, il mondo rallenta in “Bullet Time” e vediamo Rafa, col suo impermeabile rossonero, decidere di volare a prenderla in rovesciata. “You have to let it go, Neo. Fear, doubt and disbelief. Free your mind”. È 1-1. È un mondo nuovo.

È solo il dodicesimo minuto e siamo già sfiancati di emozioni. Ci si ferma il cuore poco dopo, quando Dembele, dalla destra, taglia dentro per Mbappé che si ritrova solo davanti alla porta. “Siamo morti?”, chiediamo. “Tutto il contrario”, risponde Mike “Morpheus” Maignan dopo una straordinaria uscita bassa ad anticipare il milanista che gioca con loro.
Sono forti ma anche in difficoltà, lo dimostra qualche fallo scomposto di troppo e i gialli che iniziano ad arrivare. Dembele (nel primo tempo, abbastanza imprendibile) al 26esimo colpisce la parte alta della traversa con un gran tiro da fuori, un secondo dopo siamo tutti aggrappati alle spalle di Loftus Cheek che attraversa il prato di San Siro (con uno strapotere fisico che ricordiamo solo in personaggi che non abbiamo il coraggio di nominare) per servire Giroud che dalla sinistra colpisce l’esterno della rete. Mammasantissima.
Mentre Tomori continua a calciare le punizioni (anche benino a ‘sto giro), Reijnders rientra finalmente nel suo corpo con un’azione strepitosa al 36esimo, salta tutto il loro centrocampo con forza ed eleganza per scaricare su Rafa, il rasoterra, sfiora il palo. Il primo tempo si chiude con altri ammoniti per loro e un minuto di recupero.

“The needle, I’ll thread it
Radically poetic”

L’AC Milan rientra in campo con la voglia di iniettare il suo veleno nella partita. E lo fa subito, al 52esimo con l’arte spietata della poesia. Theo raccoglie uno spiovente di Pulisic che attraversa l’area sino a raggiungere il suo lato del campo, la rimette in mezzo tesa, Skriniar salta ma all’improvviso è tutto buio, è l’ombra di Olivier Giroud che lo sovrasta, vede solo quella e la palla in rete (quando torna in ginocchio), spinta nel sette con un colpo di testa imperiale. Chissà se Mark Hateley, fresco di compleanno, ha sentito un brivido, in quell’istante.
“Benvenuti nel mondo vero…”. San Siro è Zion, avamposto dell’umanità intenta a festeggiare il rave della vita. Ma…

“Standing with the fury that they had in ’66” 

Bisogna resistere, ribattendo colpo su colpo. Furiosamente. Dopo una gran punizione di Theo che “l’uomo senza nome né onore” salva in corner, venti minuti di grande spinta del PSG e c’è da soffrire ma lo facciamo bene, talmente bene che comprendiamo il ritardo di Pioli nel pensare a qualche cambio. Il Milan ha agito per tutto il match come un organismo unico, talmente coeso che la paura di destabilizzarlo ci accomuna tutti. Quando all’83esimo entrano Krunic ed Okafor, rischiamo di chiuderla con lo svizzero, al primo pallone toccato. Entra in area, ne salta due e calcia sul secondo palo, la parata “dell’uomo col 71” è un mezzo miracolo.

I 7 minuti di recupero diventano 9, gli occhi si dividono fra il campo e i countdown lanciati sui cellulari, non finisce più ma finisce, eccome. È stata una lunga attesa, lunga ed estenuante ma il Milan è tornato, nella notte più importante, contro la squadra più forte incontrata quest’anno.
Ha un buon sapore questa pillola rossa. Ora, però, restiamo svegli. Wake Up.

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