Lecce-Milan 2-2: le Pagelle Che Non Lo Erano

Le bandierine del calcio d’angolo mandano in tilt la nostra squadra – ragion per cui, cerchiamo di aiutare i nostri ragazzi ad interessarsi alle bandiere, modellando le nostre Pagelle Senza Voti su stendardi gloriosi – come tutte le bandiere, non sia mai! – ma anche curiosi. Speriamo che nessuno si offenda, si sa che c’è gente che è un po’ ipersensibile all’argomento – ed ecco perché abbiamo optato per Stati simpatici, mentre ammettiamo che non ci sogneremmo mai neppure di sorridere educatamente delle bandiere di popoli un po’ ipersensibili, tipo Stati Uniti o Italia.

Maignan – GUAM

Una parata miracolosa nel primo tempo, ma il pestone di Piccoli sul piede di Thiaw lo salva dalla responsabilità di una sconfitta – e una mano gliela dà pure il palo sul colpo di testa di Sansone. Non può fare molto sui gol, ma forse dovrebbe farsi sentire in sede di allenamento riguardo all’abitudine dei compagni di andarsene in ferie sui calci d’angolo senza rivolgergli nemmeno un pensierino. Di qui, questa bella bandiera che rende omaggio alla perduta abitudine di mandare cartoline dalle vacanze.

Calabria – ISOLA DI MAN

Bandiera che in Italia si espone pericolosamente a battute triviali sulla cosiddetta Terza Gamba – ma che presenta il principale problema del Capitano: avendo solo due gambe, rincorrere Kvara e Mbappé e Banda nel giro di 8 giorni, gli ha presentato il conto (o forse ormai basta la parola “Nazionale” per metterlo KO). Con la sua uscita, ancor più che con quella di Leao, sono iniziati i problemi.

Tomori – KIRIBATI

Mentre il sole tramonta su una marea di dentifricio, un piccione giallo scruta incerto l’orizzonte: Fikayo disputa una strana partita, decisamente meno infuocata delle sue prove precedenti, e spesso è Thiaw che lo toglie di imbarazzo.

Thiaw – GIBILTERRA

Rischia la vita in un intervento scivoloso alla fine del primo tempo, ma nel secondo tempo sembra lui quello con le chiavi del castello. E sia benedetto il suo 85 di piede, grazie al quale viene annullato il gol del suicidio finale.

TheoHernandez – UGANDA

Una cosa è certa: è tornato al centro delle nostre partite, proprio come il tizio che alza la cresta in mezzo alle strisce rossonere della bandiera ugandese. Il suo primo tempo è eccellente: propizia il gol del vantaggio, difende egregiamente, spinge in modo convincente – nel secondo tempo emerge il solito problema, cioè la materia sotto la cresta, perché al di là dell’ipotetico intervento di mano del difensore, il modo in cui vanifica un contropiede 3 contro 1 è inconcepibile, così come il modo in cui rimane a terra dopo aver subito un fallo che Abisso (che fin dal primo tempo lo sta trattando come lo tratterebbero i tifosi interisti) non gli ha fischiato. La corsa imperiosa di un minuto dopo, con tiro che sfiora il palo, è la prova che non si era poi fatto così male.

Pobega – SWAZILAND

Combatte con le armi che ha, che sono un po’ primitive, però non lo fa male, anzi nel primo tempo è un buon supporto per Reijnders. Nel secondo tempo, quando Pioli vede che Krunic non ne ha più, lo toglie. …Non Krunic !, lui – ehi, cosa pensavate.

Krunic – GROENLANDIA

Bandiera con qualche limite di personalità, a meno che per qualche motivo, qualcuno abbia sparato al vessillo polacco (ma non capiamo come possa essere nata l’eventuale faida tra due popoli). Nella prestazione di Rade c’è qualcosa che non convince almeno come in questa bandiera, ma è una nostra opinione che non vale niente: quello che conta è ciò che pensa chi la sventola, e ciò che pensa chi sventola Krunic.

Reijnders – BHUTAN

Come questo draghetto che tiene fieramente tra le grinfie i pomodori per il sugo, trova finalmente modo di ruggire – e il suo secondo gol sarebbe ancora più bello, purtroppo un palo antipatico glielo nega. Dopo un pregevole primo tempo, inizia come tutta la squadra a mostrare la fatica dell’altra recente partita ad alta intensità (ehi. Diciamo a voi. Si può far sommessamente notare l’evidente calo fisico, o qualcuno, indignato, ci accuserà di cercare scuse?)

Chukwueze – ZIMBABWE

Al posto della giovane stella del nostro mercato – perlomeno come esborso economico – c’è un’oca seduta, che dà le spalle alle strisce rossonere. Abbiamo seguito speranzosi le sue iniziative per tutto il primo tempo, poi quando dopo l’intervallo non è rientrato in campo, abbiamo pensato che era difficile dare torto a Pioli – invece avevamo torto noi, non era stato sostituito e si è goduto la rimonta del Lecce dal campo.

Giroud – ANGOLA

Come la bandiera dell’Angola, trasuda rossonerità: la nostra star lotta col machete ma anche con la tecnica, se questo è il significato di quella specie di mezza rondella nella bandiera: il movimento che favorisce il gol di Reijnders non si vedeva da un po’ nell’attacco del Milan. Dovremmo stigmatizzare il suo eventuale insulto all’arbitro Abisso, ma è anche vero che il primo insulto è venuto da Abisso, ed è lui stesso.

Okafor – ZAMBIA

Vediamo, qui c’è un falco che non sembra destinato a volare in lungo e in largo, e a sollevare i suoi colori – e ha anche l’aria di rimanere un po’ ai margini del grande prato verde dove nascono speranze che si chiamano Sacrosante Occasioni da Gol. Si segnala per una bella giocata a favore di Pobega nel primo tempo (ma dovuta al fallito tentativo di liberarsi lui per il tiro) e un bello spunto personale nella ripresa, al quale manca la conclusione da vero rapace.

Musah – DOMINICA

SI ritrova a essere il bersaglio del tiro al piccione (viola) (colore della malasorte che gli è toccata sostituendo Calabria). Non comincia male la sua partita da terzino, finché non si caccia in troppi pasticci, segnatamente la mancata marcatura sul primo gol (o era un omaggio a Loftus-Cheek, che lo ha fatto col PSG?) (o è un nostro schema diabolico, mollare l’uomo che può segnare dopo la spizzata su corner?) e l’ingarbugliata gestione del pallone mentre sull’altro lato c’è a terra quell’altro cappone colorato di Theo.

Florenzi – ANTIGUA & BARBUDA

Un po’ come la testa di Lisa Simpson che tramonta su una piscina incastonata tra il rosso e il nero (ehi, ma quanto ricorrono questi colori? E del resto, quanto sono deprimenti altri accostamenti cromatici col nero?), Spizzi entra per fornire saggezza nel nostro cartone animato, ma si ritrova a fornire ulteriori spunti comici, come l’essere sovrastato di testa da Sansone nell’occasione in cui il Lecce sfiora il 3-2.

Jovic – MAURITANIA

Ma sì, dai, facciamo come la bandiera della Mauritania: sorridiamo.

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