BPM (Beats Per Matches) – Lecce-Milan, ovvero: Psycho Killer

(di Max Bondino)

Allora, potremmo schierare: Ossicodone in porta, Codeina, Diidrocodeina centrali, Idrocodone e Idromorfone esterni, Buprenorfina e Ossimorfone davanti alla difesa con Fentanil e Sufentanil sulle rispettive fasce e gli oriundi Tapentadolo e Tramadolo di punta. Perché un onesto 4-4-2 di sostanze psicotrope fornirebbe più certezze dell’ultimo mese di Milan. Lo Psycho Killer dei nostri sogni.

“I can’t seem to face up to the facts
I’m tense and nervous and I can’t relax”

Inizia a diventare complicato anche per chi la racconta, questa squadra, sembrare lucido, oggettivo, analitico. Non che siano qualità per le quali abbia mai mostrato il minimo interesse però davvero, fatico a realizzare. I miei livelli di serotonina sono ancora molto alti, l’effetto Champions è lì che galleggia beato nel mio sistema nervoso e non capisce cosa cazzo ci facciano tutti quei neuroni inferociti preposti ad immagazzinare informazioni sull’allucinogeno Lecce – Milan a distanza di tre giorni.

“Psycho Killer
Quest-ce que c’est?”

Esattamente questo, è. L’ennesimo psicopatico harakiri. Sistematico e sistemico nella sua messa in atto, il che lo rende ancor più inquietante. Pochi giorni fa avevamo scritto di come contro il PSG, avessimo speso ogni secondo sul campo come un unico organismo, ecco, con la stessa coesione il Milan sembra arrendersi di fronte a qualunque situazione leggermente ostile. Perché andare al riposo contro il Lecce avanti di due goal non somiglia al peggior pomeriggio della carriera di un calciatore.

“You start a conversation, you can’t even finish it
You’re talking a lot, but you’re not saying anything”

Certo, dopo 10 minuti Leao ferma la sua corsa e a noi si ferma il cuore ma diciamoci la verità, nessuno si stupisce più, al fischio d’inizio ci si chiede solo a chi debba toccare, oggi (nel post partita, le dichiarazioni di Pioli in merito alla questione infortuni, per la prima volta piene di imbarazzo, sono più di una mezza confessione). Ma Okafor subentra bene, Theo sembra finalmente tornato dei nostri e dopo una ventina di minuti di buon controllo del match, è proprio lui a metterla in mezzo per Giroud che aggiunge il goal di addominali al suo curriculum. È il 35esimo.

Arriva addirittura il primo goal di Reijnders, al 38esimo, bellissimo nella preparazione, passeggiando elegante dentro la difesa leccese prima di farla passare fra le gambe di Falcone. Tijani, poco dopo, con un’altra grande azione personale entra in area e colpisce la base del palo. C’è anche una parata inumana di Maignan che di puro riflesso respinge un tiro ravvicinato di Banda al 40esimo, quel tipo di intervento che ci fa sentire, nella nostra infinita ingenuità, veramente inattaccabili, oggi.
E invece no.

“Better
Run, run, run, run, run, run, run away”

Era meglio uscire di casa nell’intervallo, lontani dalla TV. Restare col dubbio. Non esce dagli spogliatoi, invece, Davide Calabria. Ma tu pensa, un problema muscolare. È difficile metter assieme tutti gli snodi e le sliding doors di partite disgraziate come questa ma certamente la sua sostituzione con Musah fuori ruolo è un argomento. Nella mia infinita (e falsa) accondiscendenza ascolto affascinato le preoccupazioni per la fisicità di Banda (nella stessa settimana in cui Davidino, di professione terzino, si è messo in tasca Mbappé per 90 minuti) e il desiderio di abbinargli simile corsa, muscoli e cromatismi però, il mestiere delle persone, resta una cosa seria e ognuno, dovrebbe fare il suo, sempre.

Inspiegabilmente, da una vita, il mio è parlare alla gente ma se domattina mi mettessero a condurre Forum su Retequattro, non credo sarebbe una scelta azzeccata.
Ciò che rende ancor più surreale la ripresa è che andiamo vicini due volte al 3-0 in apertura prima del più assoluto delirio. Al 66esimo, prendiamo lo stesso identico goal di Skriniar in Champions. Angolo, spizzata a seguire e tap-in in solitaria da un metro. La differenza è che Sansone, perso da Musah, preferisce metterci il sinistro anziché la testa. Premetto, voglio molto bene a Yunus, è fra i nuovi che mi ha colpito di più nei primi mesi per impegno e corsa ma che non fosse la sua partita, si era capito.

Quattro minuti dopo, la situazione farsesca che porta al pareggio del Lecce la si vede raramente fra i professionisti. Theo vince un contrasto con Banda a centrocampo, prende un colpo e resta a terra (per prendere fiato e perder tempo), la palla arriva sulla destra a Musah che, circondato, potrebbe spazzare o metter fuori approfittando della recita del compagno ma il suo cuore puro gli consiglia un dribbling in mezzo a tre che perde, spalancando il contropiede che proprio Banda conclude, libero, dal lato dove dovrebbe esserci Theo, ancora impegnato a far l’amore coi bruchi.

“We are vain and we are blind
I hate people when they’re not polite”

Vanitosi? Convinti che bastasse giocare solo un tempo? Ciechi di fronte alle difficoltà? Fatto sta che dal pareggio, il Lecce sembra il Real di Butragueno e Hugo Sanchez, corre il doppio, colpisce traverse, ci manda in apnea e pur lasciandoci un paio di occasioni, le sprechiamo in costruzione in maniera inguardabile (ometto i protagonisti di proposito per evitare accanimento terapeutico). Al 93esimo, prima perdiamo Giroud (al quale pare vogliano dare i domiciliari) per un insulto all’arbitro dopo un clamoroso fallo negato al limite dell’area e perderemmo anche la partita, con un guizzo di genio di tutta la retroguardia, immobile a fissare Piccoli che trova la porta da 40 metri, se non fosse per il VAR che scopre un pestone (aka step on foot) che ci regala un punto.
Ne avrei preferito uno di sutura, senza antidolorifici.

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