Non molto tempo fa (ottobre 2021, Milan-Verona 3-2) abbiamo dedicato le Pagelle Senza Voti a illustri dottori, nella speranza di esorcizzare una cornucopia di infortuni. Due anni dopo, vedendo i titolari di quella partita, viene da dire che non stavamo nemmeno così male rispetto a oggi. Ragion per cui, dai medici passiamo direttamente agli ospedali. Chiedendo scusa per il provincialismo, accosteremo i giocatori della prima squadra di Milano a ospedali di Milano, cercando di dare qualche dettaglio ai tanti lettori che ci seguono da altre città e forse non sanno (come non lo sapevamo noi, fino a poche ore fa) che nel campionato mondiale degli ospedali, ben cinque istituti milanesi sono tra i primi 300, contro sette del resto d’Italia, e uno in particolare è nella top 40 insieme a tutte quelle cliniche americane piene di George Clooney. Il che dimostra che i nostri giocatori hanno capito che a Milano, ci si ammala che è un piacere.
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Maignan – HUMANITAS
Cominciamo giocandoci un jolly, perché strettamente parlando l’ospedale è 8 km a sud del capoluogo, a Rozzano, detta Rozzangeles perché posto pericoloso dal quale viene gente capace delle peggiori atrocità – un nome su tutti: Biagio Antonacci. In mezzo a quest’area insidiosa c’è l’Humanitas Research Hospital, ospedale ad alta specializzazione che non ha solo un nome altisonante: secondo i parametri di riviste specializzate, il miglior ospedale italiano. Mike, in mezzo a un’area piena di pericoli come quella del Milan, salva le nostre vite in più occasioni, soprattutto mettendoci la faccia con Mandragora e con un’uscita chirurgica su Beltràn. Lui stesso avrebbe bisogno di cure, come evidenzia anche un rinvio clamorosamente sbagliato – ma come i medici eroi dei film, rimane al suo posto fino alla fine, casomai operandosi da solo negli spogliatoi.
Calabria – CENTRO CARDIOLOGICO MONZINO
No, il nome non ha a che fare con Monza, ma con la Fondazione Monzino, istituita dalla famiglia che fondò la Standa. Pare sia il ventiduesimo al mondo tra gli ospedali specializzati, e la sua specialità è il cuore come per capitan Calabria, che soprattutto nel secondo tempo spunta praticamente ovunque nella nostra area di rigore a spazzare o salvare in angolo, sui quali presta particolare attenzione al palo opposto, segno che riguarda le nostre partite. Qualcuno gliene vuole sempre e comunque, e sottolinea il mancato passaggio a Jovic in un attacco del primo tempo, ma forse già prevedeva le difficoltà del nostro attaccante nell’attaccare.
Thiaw – SAN CARLO
Non deve il suo nome alla specializzazione nel curare chi mangia troppe patatine, bensì a San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano nel Cinquecento, detto San Carlone: in un secolo in cui l’altezza media degli uomini era tipo un metro e sessantacinque, lui superava il metro e ottanta. Ed è soprattutto nella contraerea, sui mille palloni alti buttati dentro dalla Fiorentina, che il tedesco dà il suo santo contributo.
Tomori – FATEBENEFRATELLI
Applica il suo tampone abbastanza bene anche se si perde un po’ di avversari in area (ma bisogna ammettere che sono tantissimi nella fase di assalto al fortino). Però non possiamo nascondere che nei momenti in cui l’area pullula di attaccanti della Fiorentina, preghiamo come frati che il nostro difensore più impulsivo non decida di suturare gli avversari a modo suo, anche perché come dimostra l’ammonizione rimediata su Bonaventura, gli arbitri lo beccano subito.
TheoHernandez – NIGUARDA
Nel bene e nel male è sempre lui il punto di riferimento per un Milan malatissimo: a volte essere pazienti con lui è difficile, come quando si dimentica di essere in campo e consegna un pallone sanguinoso agli avversari, ma poi ti accorgi che interviene a dovere quando serve, come quando segna il rigore da 3 punti che si è guadagnato, o quando mette Jovic e Chukwueze in condizione di mettere altri punti sulla ferita.
Reijnders – POLICLINICO
Partita interessante, nella quale fa un po’ di tutto, magari senza brillare ma dimostrandosi più affidabile – e, intuendo l’emergenza – al servizio degli altri, rispetto ad altre recenti occasioni.
Musah – ISTITUTO ORTOPEDICO GAETANO PINI
Esce prima della fine, non sappiamo se per qualche problema ortopedico, ovviamente speriamo di no. Di sicuro gioca una partita dispendiosa, di sacrificio, fornendo una stampella al centrocampo.
Pobega – OSPEDALE LUIGI SACCO
Il vecchio sanatorio, guardato con una certa condiscendenza per la zona diversamente nobiliare in cui sorge (Vialba-Quarto Oggiaro), e semi-boicottato dai papponi della Regione Lombardia per favorire le cliniche private degli amichetti. Il dottor Pobega a sua volta non gode di adeguato lustro, ma lotta a centrocampo, sbroglia situazioni spinose in difesa e sfiora il gol in attacco. Certo, si fa ricorso a lui quando si è mal partito, ma in questa partita difficile ha fatto in modo ineccepibile il suo mestiere.
Chukwueze – ISTITUTO NAZIONALE NEUROLOGICO CARLO BESTA
Polo di eccellenza per chi ha problemi a livello nervoso – non parliamo per esperienza personale, ma è lì che Chukwu sembra deciso a mandarci: ha spesso l’opportunità di puntare l’uomo ed esaltare quelle che dovrebbero le sue caratteristiche, ma quasi sempre perde il confronto. Tuttavia fa anche piccole cose utili: difende dignitosamente, libera Calabria in area con un ottimo passaggio, e colpisce di testa su cross di Theo, quasi sorprendendo Terracciano. Ma non basta ad attenuare la nevrosi che ci suscita: gli haters militanti iniziano a invocare (nevroticamente) Messias e Saelemaekers.
Jovic – EX PAOLO PINI
Un tempo era l’ospedale psichiatrico della città, sistemato nel quartiere Comasina dove tra gli svitati a piede libero nessuno avrebbe notato i pazienti; dopo la Legge Basaglia ha perso quella qualifica e funge da unità sanitaria locale, ma tutti lo chiamano allo stesso modo, premettendo EX. E proprio come un ex pietoso, Jovic grazia Terracciano nel momento in cui Theo Hernandez gli restituisce il favore del passaggio filtrante del rigore. La sua partita oscilla, bipolare, tra questi due momenti, nella scarsità di rifornimenti dei quali ogni punta rossonera, e da ieri anche Camarda, deve farsi una ragione.
Pulisic – IRCCS SAN RAFFAELE
La nostra struttura privata più famosa, si ritrova a scendere un po’ dal piedistallo e fare una cosa che finora aveva un po’ delegato ai senatori: si carica sulle spalle la squadra. Si crea da solo la nostra occasione più pericolosa del primo tempo, poi sbaglia un po’ di cose per precipitazione, oppure perché sente la mancanza del Grande Vecchio che reggeva tutto. Berlusconi? Ma no: Giroud.
Loftus-Cheek – ISTITUTO ORTOPEDICO GALEAZZI
Avete notato che a Milano ci sono tanti istituti ortopedici? E vi abbiamo risparmiato il CTO, Centro Traumatologico Ortopedico. Il nostro omone entra in un centrocampo che inizia a zoppicare, ma non riesce a fare la differenza che speravamo, forse per convalescenza, forse per motivi precauzionali, pensando alla partita di domani.
Krunic – OSPEDALE MILITARE DI BAGGIO
Prima che arrivassero tanti anni fa Roberto e Dino, Baggio a Milano era solo un quartiere (e prima ancora un paese), identificato per lo più col suo enorme ospedale militare, nel quale di norma prestavano svolgevano il servizio militare i rampolli della Milano-bene, raccomandati a generali e colonnelli amici. Rade, migliore amico del generale Pioli, entra negli ultimi minuti come quando era il talismano che congelava i risultati negli ultimi minuti, e non il faro del nostro gioco. E appena entrato corre nella nostra area, perché il nostro gioco nel secondo tempo è soprattutto lì.
Camarda – OSPEDALE PEDIATRICO VITTORE BUZZI
Ma per forza: l’amatissimo “Ospedale dei Bambini” non può che essere per lui. Non riesce a combinare molto, ma il suo ingresso ha dato a noi e soprattutto ai 73mila presenti qualcosa per poter ricordare per sempre la serata con un fiocco rossonero. Pensate: quando è nato, il nostro capitano aveva 11 anni. Okay, non vi impressiona – uff, non è colpa nostra se non c’era Giroud in campo.