BPM (Beats Per Matches): Milan–Fiorentina 1-0 ovvero LITTLE 15

(di Max Bondino)

Quand’ero quindicenne, Monica Bellucci aveva da poco ottenuto l’onore di affiancare Franco Baresi fra i poster della mia cameretta. Erano una strana coppia di centrali ma ben assortita nel faticoso mestiere di difendere la mia adolescenza. Il Capitano, posizionato di fronte al letto, mi ricordava ad ogni risveglio che avere dei valori era una roba importante. Monica, sulla parete dove mi allenavo coi giradischi e un mixer, il memento a vincere per sempre la mia cronica timidezza, attraverso la musica.

“Little 15
You help her forget
The world outside
You’re not part of it yet”

A quindici anni, il mondo è un posto abbastanza incomprensibile, poi da adulti peggiora e ti accorgi che forse era meglio quando non ne facevi davvero parte e se la situazione si complicava, potevi, quantomeno, chiamarti fuori. A meno che uno stadio intero, nel riscaldamento di un Milan – Fiorentina, stia chiamando proprio il tuo, di nome. È stato bello (va detto) ma un po’ surreale e credo spieghi in modo lampante, quella “differenza” che andiamo spesso ostentando quando si parla di milanismo. A noi, prima ancora dei successi, piacciono le belle storie con cui gettare nuove fondamenta solide per i rossoneri che verranno. Il modo in cui, Francesco Camarda, classe 2008, è entrato in questo immaginario, non ha davvero precedenti.

“And if you could drive
You could drive her away
To a happier place
To a happier day”

Certo, mostra anche un po’ dell’attuale debolezza con cui la squadra ci ha contagiati, la ricerca di fuggire via, veloci, verso un futuro migliore, un posto più felice dove non ci siano sconfitte sceme e pareggi imbarazzanti. Ecco, il primo tempo, in onore degli avversari, ha le tinte viola delle nostre facce sferzate dalla sciabolata artica ma c’è pure un po’ di rossore sulle guance di sana vergogna. Perché aldilà di una formazione tremendamente rimaneggiata, non succede davvero nulla per mezz’ora, fatta eccezione per un gran tiro centrale, al minuto 22, di Pulisic (a mani basse, l’unico con un po’ di iniziativa) con il solo Maignan (!) ancora una volta in grado di impostare il gioco con le sue aperture da trequartista.
No, non è normale.

Al 30esimo la prima bella giocata della partita la fa Reijnders trovando l’imbucata per Calabria che, dalla destra, anziché metterla dentro per Jovic nell’area piccola, l’appoggia di piatto fra le braccia di Terracciano. A due minuti dall’intervallo, il wishful thinking che alberga in noi, ci fa urlare al goal quando sul corner di Pulisic, Pobega anticipa il suo marcatore colpendo di testa sul primo palo ma ancora Terracciano salva con un gran riflesso.

Allo scadere, Jovic che, a volergli fare un complimento strambo, ci sembra più bravo negli assist che nel segnare, serve d’esterno Theo in corsa, aprendogli un’autostrada nel cuore dell’area viola, Parisi lo abbatte da dietro ed è rigore. Quand’avevo quindici anni sarebbe stato pure rosso ma qualcuno sugli spalti mi spiega che la nuova regola ritiene sia troppo punitiva la combo “rigore + rosso”, quindi oggi si usa “rigore + giallo” e tre ticket-restaurant, così per farti passare la tristezza vai a farti un giro di sushi offerto dalla Serie A.
Giroud è a bordo campo, elegante come un modello di Armani nel suo cappottone, quindi sul dischetto ci va Theo, palla da una parte, portiere dall’altra.
Hey, Dio! Guarda, ti è caduta una gioia su San Siro, possiamo tenerla?

“She knows your mind
Is not yet in league
With the rest of the world
And its little intrigues”

Il mondo è un posto complicato, ma mai quanto la ripresa di Milan – Fiorentina che inizia addirittura col colpo che non ti aspetti, quello di Chukweze, che dopo aver sbagliato ogni singola giocata nei primi 45 minuti, quasi ci porta in vantaggio di testa, in apertura, su un cross dalla sinistra di Theo. Ma è subito dopo che inizia il One-Man-Show di Mike Maignan. Contropiede dei Viola con Beltran che, solo davanti alla porta, se l’allunga un po’ troppo. Mike non va giù immediatamente ma non resta neppure su, sembra Michael Jackson nel video di Smooth Criminal, mantenendo un angolo innaturale per un paio di secondi, prima di gettarsi in uscita sul pallone. Siamo vivi.
Anche i supereroi sono fallaci e lo dimostrerà poco dopo il nostro numero 16, con un raro errore di impostazione che quasi ci costa il pari. In tutto questo, quello che ci preoccupa di più è come dopo ogni intervento, in questa fase del match, Mike resti a terra coi crampi, abbastanza inusuale per un portiere.

Ma siamo vivi, dicevamo e lo restiamo, inspiegabilmente, nonostante la Fiorentina batta una decina di calci d’angolo consecutivi, difendendoci con l’efficacia del cuore (se vi piace romantica) o un po’ come capita (se siete realisti). Rischiamo addirittura di raddoppiare al 74esimo, quando Theo trova splendidamente per vie centrali Jovic mettendolo solo davanti alla porta ma, come dicevamo, gli riescono decisamente meglio gli assist e poi, il gol dell’ex funziona solo contro di noi, you know that.

All’81esimo siamo testimoni di un semplice record o di un pezzo di storia. Solo invecchiando, sapremo davvero di che si tratta ma se Francesco Camarda entra, levando a Paolo Maldini il titolo di più giovane esordiente in rossonero, come fai a non alzarti ed applaudire? Lo facciamo pure per Jack Bonaventura quando esce, ricordate? A noi gente del Milan, piacciono prima le persone, le storie e poi le vittorie.
Allo scadere, la Fiorentina ci prende un po’ a pallonate sugli sviluppi di un angolo con una serie di tiri della disperazione che ribattiamo con altrettanto vigoroso strazio.
Sette minuti di recupero. Al penultimo, da zero metri, Mandragora va di sinistro a colpo sicuro ma Maignan allarga mani, braccia e pure il diastema del suo sorriso e la para proprio con quello.

“Little 15
Why take the smooth with the rough
When things run smooth?
It’s already more than enough”

Non una vittoria memorabile, certo. Ma per una volta, facciamocelo spiegare da un quindicenne come si fa ed esser felici. A volte poco, è già abbastanza.

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