(di Leonardo Pinto)
Molti lo hanno notato: agli infortuni dei compagni, i giocatori del Milan manifestano uno sconforto sempre più vistoso. L’uscita dal campo di uno dei nostri impatta quasi come un gol subito o un’espulsione (tutte cose che comunque non ci facciamo mancare). Forse ora come ora anche di più.
I meno giovani ricorderanno certe scene di campo antiche, come l’infortunio di Ronaldo (R9) con la Lazio, o quello di Batistuta proprio col Milan. Uno stato di choc che prende tutta la squadra, in quel caso sicuramente legato all’evidente dramma del giocatore più rappresentativo. Lì c’era la giustificabile consapevolezza di essere di fronte a un drastico calo della qualità della squadra. Il Milan non ha campioni con quelle qualità. In compenso è di fronte a un drastico calo di quantità.
MANCA IL DECIMO A CALCETTO
Non si sa più chi andrà in campo. Ieri ha debuttato il 18enne Chaka Traorè, e quasi non ci abbiamo fatto caso, come se fossimo rassegnati a veder finire la partita da perfetti sconosciuti, con tutto il rispetto e le speranze che possiamo riporre nel ragazzo ivoriano. Ed è chiaro che i giocatori in campo pensano: “Qui il prossimo potrei essere io”. Vedendo uscire un compagno la squadra ha un contraccolpo psicologico superiore al normale. È davvero solo colpa di un temperamento psicolabile che constatiamo ormai da diversi anni?
Forse c’è anche una rabbia più grande, la sensazione di non avere dalla propria la fortuna ma, soprattutto, la società.
In fondo, se ci pensate, c’è da capirli. Sono mesi che la maggioranza dei tifosi (o almeno, non quelli forgiati da Nietzsche, per i quali i veri superuomini non possono lamentarsi mai di nulla) cerca di far notare che sta diventando una mattanza.
Per mesi la risposta è stata nel segno della “Situazione sotto controllo”. E così, una settimana sì e una no, qualcuno saluta, e ci rivediamo l’anno prossimo, o verso fine stagione. Ma per carità, è tutto sotto controllo, anche le altre hanno infortuni, lo fanno notare anche tanti tifosi sprezzanti, che sentono odore di “facile alibi” e arrivano con la frusta.
SU IN PIEDI, CHE VI PAGANO
Così, infortuni a nastro. E nessuna apparente contromossa. Nemmeno un po’ di autocommiserazione. Forse per distinguersi stilosamente da un lacrimatore seriale che allena un’altra squadra, che pochi giorni fa, a causa delle assenze di tre (3) giocatori non di primissimo livello, ha affermato in diretta, col labbro tremante: “Siamo in emergenza”.
Ma forse la tendenza del Milan allo psicodramma in campo non è solo quella che con fastidio viene additata come mancanza di carattere e di qualità. Forse (almeno in parte!!!) proviene anche dalla mancanza di risposte da chi li allena e chi si occupa di loro. O perlomeno, un po’ di empatia.
IBRA KAI
La società è distante, e spiace per chi diventa isterico quando si nomina Paolo Maldini – ma anche gli haters dovranno pur ammettere che dopo l’addio di giugno, all’alba di dicembre non sia stato sostituito da una figura dirigenziale che sia realmente vicina ai calciatori, e li capisca anche per aver fatto il loro mestiere. E sono due mesi che vediamo Ibra, ma ancora non si capisce per fare cosa: allenare? Fare il dirigente accompagnatore? Lo psicoterapeuta? Il sensei alla Cobra Kai?.
Va bene risparmiare uno stipendio, però Pioli non basta a fare quello che prima facevano, al suo fianco, Maldini e Ibrahimovic, e nel suo ruolo di “normalizzatore” nessuno dei giocatori sembra credere più. Ma non crediamo all’ostilità personale di parte del gruppo: i giocatori sembrano casomai soffrire il rapporto con un tecnico che non si sciupa e non si scompone per loro, mentre vedono le altre squadre i cui allenatori e manager sembrano lottare con loro, quanto meno dal punto di vista emozionale.
Nel Milan attuale, ognuno sembra cercare di salvare se stesso dagli infortuni, o dal licenziamento, o da un antipatico rosso in bilancio. In fondo basta guardare i tifosi, anche loro divisi tra chi vede colpe della società, chi dell’allenatore, chi dei giocatori, e chi del ds dell’anno scorso. Se ci fosse un solo colpevole, sarebbe bello e facile. Purtroppo i danni li stanno facendo tutti. E quindi, o si trova un modo di ricompattare il Milan, tutto quanto, in ogni settore, o ci si squaglia.
Di nuovo.