Auguri! In una delle edizioni più scontate delle nostre Pagelle Senza Voti, ai nostri giocatori abbiamo riservato dei giudizi Pasquali. Letteralmente.
Maignan – San PASQUALE BAYLON
Un santo! Anche se a differenza del frate spagnolo, che mortificava incessantemente il proprio corpo, non ha alcuna intenzione di farsi mortificare dalle frustate dei viola. Sul gol viene forse sorpreso dall’azione in velocità che si sviluppa su un recupero palla dei nostri avversari, ma è anche vero che quel sacramento di Duncan la mette proprio in buca d’angolo.
Calabria – PASQUALE PETROLO in arte LILLO
Bene come spalla dei nostri centrali, un po’ più comico quando rincorre i suoi avversari sulla fascia – ma se la cava col solito sistema: un sorriso e le parole “Sono Davidino”.
Thiaw – PASQUALE BRUNO
Come O’ Animale ex juventino e granata, non è uno spettacolo per palati fini. Gioca 45 minuti anche a causa di un’ammonizione minatoria di Maresca al primo contrasto. Forse anche Pioli non aspettava altro.
Tomori – PASQUALE ZAGARIA in arte LINO BANFI
Si trova spesso a improvvisare come il venerando comico, incaricato di tenere in piedi film con un copione squinternato: alterna interventi a casaccio che per poco non si trasformano in chézzi améri, a chiusure da padrone della nostra bi-zona. Allontana un pochino la palla per guadagnare 5 secondi al 92°, viene prontamente punito con ammonizione e recupero di 60 secondi supplementari, perché Maresca è un po’ bistrò, come dicono i francesi.
Florenzi – PASQUALE DI MOLFETTA in arte LINUS
Corre senza risparmio, e pure sulla fascia estranea finisce per sottrarre il lavoro ai giovani. Va vicino al gol (nel secondo tempo), e poi parla, dialoga, istruisce, pontifica a tutto campo con compagni, avversari, arbitro, allenatore.
Bennacer – PASQUALE PANELLA
Partita senza sussulti come un eccetera, tra morbidi tormenti d’organzino non si vede un fiore che è un fiore, vuoi improvvisato vuoi confezionato, eccetera, ed è più facile a dirsi che a dimostrarlo falso, così semmai le rose son spasimi, per ora.
Reijnders – PASQUALE ANFOSSI
Musicista del Settecento di grandissimo successo, a quanto si dice influenzò anche Mozart ed era richiestissimo ovunque, però ci spiace ammettere che non sapremmo canticchiare una sua sonata o motivetto o passaggio o tiro. Però gli hanno dedicato un sacco di vie in tutta Italia, qualche merito l’avrà avuto – e a studiare bene bene, infatti, si scopre che è stato lui a preparare lo spartito per l’assolo di Leao.
Chukwueze – PASQUALINO SETTEBELLEZZE
Film di Lina Wertmuller di importanza storica per il cinema italiano, successo in America e quattro candidature agli Oscar (miglior regia, sceneggiatura, attore protagonista, film straniero) ma Nanni Moretti vomitava al sentirne parlare (davvero, in un suo vecchio film). Anche Chukwu divide e provoca qualche nausea, ma in questa partita gli vanno riconosciuti diversi meriti. Poi d’accordo, le sue tante candidature, come l’assist a Giroud o il colpo di testa respinto da Terracciano, non vengono premiate da un gol. Però è il regista delle operazioni in occasione dell’1-0.
Loftus-Cheek – PASQUALE SQUITIERI
Come regista non un granché (…detto SIMPATICAMENTE) ma lo si ritrova in tutte le aree del campo (e della politica, da Lotta Continua ad Alleanza Nazionale, dal Partito Radicale al Polo delle Libertà), ed è capace di piazzare il colpo che stende gli avversari – nel caso di Ruben l’ennesimo gol; nel caso del regista, il legame sentimentale con Claudia Cardinale.
Leao – PASCAL PAOLI
Come il Babbu di a Patria della Corsica, si carica sulle spalle un popolo intero e lo trascina: cerca di segnare e mandare in gol i compagni per tutto il primo tempo, poi nel primo quarto d’ora del secondo piazza il sontuoso assist e il sontuoso gol. Quando il babbu viene a mancare la Patria vacilla, ma per fortuna regge.
Giroud – PASQUALE LUISO
Per una sera ricorda un po’ il Toro di Sora, ma anche un po’ una mucca frisona. Era un po’ che i suoi compagni non gli servivano così puliti, e forse ne rimane sorpreso.
Gabbia – PASQUALE FESTA CAMPANILE
Altro regista che forse un giorno verrà rivalutato da critici cinematografici in stato confusionale, ma vanta una filmografia ai limiti del guardabile (Dove vai tutta nuda, Il merlo maschio, La sculacciata, Culo e camicia, Bingo Bongo), e duole dire che anche il secondo tempo di Gabbione annovera immagini non belle da vedere: forse possiamo dirci fortunati se Belotti non ci ha fatto la Festa.
Musah – (PASQUA)LINA SASTRI
Attrice napoletana tutta fierezza e passione, specializzata nelle parti di donna tutta fierezza e passione: ha la casa piena di David di Donatello, il primo dei quali per Mi manda Picone. Lui viene mandato da Piolone a rendere più fisico il nostro centrocampo, ma nei suoi primi 10 minuti sembra travolto dalla passione e fierezza fiorentine. Meglio nel finale, anche se tarda a servire Pulisic nell’azione del gol annullato.
Okafor – PASQUALE MALIPIERO
Pare sia stato uno dei dogi più bigi che si siano visti a Venezia: secondo Wikipedia “la sua azione di governo risultò debole e inconcludente. Spesso si rifiutò di prendere anche le più elementari decisioni rinviandole continuamente. Il confronto col predecessore, sicuro di sé e deciso, presto si fece sentire ed il popolo percepì questa debolezza motteggiandolo e non portandogli sempre il dovuto rispetto”. Beh, non è il caso di fargli mancare il dovuto rispetto, sappiamo che sa essere sicuro e deciso – ma la sua mezz’ora in campo qualche motteggio se l’è tirata addosso.
Pulisic – PASQUALINO CAMMARATA CAPITANO DI FREGATA
Una volta a Pasqua si andava al cinema, anche se dobbiamo ammettere che in queste Pagelle non abbiamo sciorinato titoli epocali – e non faremo eccezione ora, buttando sul piatto questo vecchissimo film scemone con Aldo Giuffré. Però con la sua entrata nel finale il Milan sembra ritrovare un capitano che raddrizza la rotta in avanti, e contribuisce a evitare che ci tocchi una fregata.
Jovic – PASQUALE MALASPINA marchese di FOSDINOVO
Forse non avete mai avuto notizia del secondo marchese di Fosdinovo (4500 abitanti, provincia di Massa Carrara), che ha marchesato nel Seicento in Lunigiana. Eppure, il suo contributo a questa partita non è stato lontanissimo da quello del serbo. Però qui ci fermiamoci, perché non intendiamo lontanissimamente insultare i serbi… Noi.