La scoperta dell’America

(di Andrea Mazzitelli)

È il 10 Luglio, mi trovo a Milanello per il raduno della squadra e sono in piedi sulla ringhiera verde vicino all’entrata. Non fa bene alla mia schiena ma il richiamo della foresta è troppo grande. Intorno a mezzogiorno arriva una BMW seguita da qualche urlo che varca il cancello, dalla macchina scende Ruben Loftus-Cheek che risponde al mio saluto alzando la mano, tutto sorridente. Un tifoso sulla mia sinistra mi guarda con l’espressione che ha un miope che guarda lontano ed esclama “Eehh….. ma tanto cosa se ne fa il Milan di questo…è sempre rotto…se fosse buono il Chelsea mica te lo regalava”. Lo guardo e gli rispondo “Guardi che non è Renato Sanches, il giocatore è intero e in Italia può fare la differenza”. Niente da fare, non è convinto, un altro tifoso sulla mia destra si aggrega e rafforza ulteriormente la tesi: “Non serve a niente, Tonali è superiore…se poi quel Cardinale prende anche l’AMERICANO, il Chelsea ci fa il pacco completo”. lo guardo perplesso e gli replico “Pulisic!? Ma magari venisse al Milan….” “Sì, quello lì, sì… Serve solo per vendere maglie in America”.

In effetti Giorgio Furlani, una quindicina di giorni dopo, disse dell’acquisto di Christian Pulisic:

“Lo abbiamo acquistato al 90% perché si tratta di un grandissimo giocatore, che ci può dare molto. Ma anche perché il Milan è un brand globale e vogliamo calciatori con appeal globale. Negli Usa il 90% delle maglie del Milan che vengono vendute sono quelle con il numero 11 di Pulisic. Ma resta il fatto che il motivo primo è il fatto che è un grande giocatore e siamo certi che farà benissimo in rossonero”.

Ovviamente per alcuni tifosi “pesa” di più il restante 10%.

Se queste sono le premesse il povero Sandro Sabatini allora non avrebbe detto una fesseria così grande paragonandolo all’ex rossonero El Shaarawy

…se solo l’avesse detto ad Agosto.

Invece siamo qui nel vivo della stagione ed improvvisamente abbiamo scoperto l’America. Ovvero, che Christian Mate Pulisic è un giocatore da Milan.

Christian è nato 25 anni fa nella città di Hershey (Pennsylvania) città famosa prevalentemente per la produzione del cioccolato, figlio d’arte di un calciatore di soccer indoor che non voleva però obbligare il figlio a seguire la stessa professione. Eppure il piccolo Christian s’innamorò del calcio, e mosse i primi passi in Inghilterra, causa trasferimento della famiglia per il lavoro della madre (un’insegnante). E da lì in poi non si è più fermato.

 

Sappiamo che è il primo americano della storia ad aver vinto la Champions League, il più giovane straniero ad aver segnato in Bundesliga, il miglior giocatore americano di sempre. Abile nell’uno contro uno, vede la porta con facilità, può giocare a destra e sinistra e all’occorrenza da trequartista. Eppure molti tifosi e addetti ai lavori l’avevano già bollato prematuramente come eterna promessa incompiuta, giocatore rotto o addirittura mezzo giocatore. In realtà Pulisic non è incompiuto – semmai è il Chelsea che si era e si è incartato su se stesso, chiedere ai vari Tomori, Loftus-Cheek e Giroud per esempio.

Christian per numeri e importanza tecnico-tattica è il giocatore, insieme a Mike Maignan, che ha avuto il maggiore impatto negli ultimi 10 anni al Milan, superando Menez e Theo Hernandez. Il primo però si è distinto nel peggior Milan degli ultimi 70 anni e il secondo è stato frenato da un infortunio ad inizio stagione e dalla presenza del maestro Giampaolo, che gli preferiva Ricardo Rodriguez.

 

Le vere qualità che elevano Christian a giocatore da Milan sono a mio parere due caratteristiche.

  • NON HA PAURA DI NIENTE. Leggi sempre nei suoi occhi la convinzione e la voglia di vincere e non si tira mai indietro. Ne ha dato una dimostrazione nella partita di Ottobre a Genova contro il grifone, quando viene espulso Maignan e con le sostituzioni finite il primo che si offre per andare in porta è proprio lui – neanche un metro e ottanta eppure eccolo lì, senza paura. Chissà come sarebbe andata: Giroud ha finito per prevalere anche per una questione di centimetri, che per farsi rispettare in area piccola servono sempre – ma Cristian evidentemente riteneva di poterlo fare anche senza.
  • FA SEMPRE LA SCELTA GIUSTA, virtù non casuale per un amante degli scacchi. Pulisic può sbagliare il gesto tecnico ma mai la scelta tecnica perché sa quando c’è d’attaccare il centro (gol col Frosinone e con la Lazio), sa quando c’è da provare il tiro da fuori (gol a Bologna), sa quando c’è d’andare sul fondo (assist a Cagliari) e quando convergere (assist a Napoli). Riguardando le partite del Milan è difficile trovare una scelta sbagliata dell’americano. La sua intelligenza è il vero segreto, fondamentale in una squadra composta da elementi troppo istintivi.

In aggiunta c’è un merito che non è stato considerato finora, la gestione di Stefano Pioli verso il giocatore, perché Pulisic è il calciatore con più sostituzioni all’attivo, segno di una volontà di gestire al meglio il giocatore in maniera oculata. Spesso non mi sono piaciute le sostituzioni e le scelte dell’allenatore ma se adesso siamo qui ad esaltare la forma e i numeri di Christian non possiamo che complimentarci anche con Pioli ed il suo staff.

 

Così, alla fine, osserviamo un minuto di raccoglimento per tutti quegli esperti che erano pronti a sentenziare sull’eredità troppo pesante del numero 11 dopo l’addio di Ibra. Era ovvio che Zlatan fosse un supereroe – ma a suo modo lo è anche Capitan America.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.