BPM (Beats Per Matches): WITHOUT YOU (…Godbye)

(di Max Bondino)

04/06/2023

Cominciamo dalla fine. Dalla Zeta. L’unica lettera che c’è. Niente Alfa, niente Omega. Solo Zeta, dappertutto, che come sappiamo, non è solo una lettera ma un segno, un marchio, un monito e da oggi una cicatrice che, una volta rimarginata sarà il nostro memento più prezioso, quelli che ti ricordano la bellezza di esser vivi, di esserci, esser del Milan. Diverse settimane fa ho spostato di qualche ora un volo per Ibiza per non mancare a San Siro nell’ultima notte di questo viaggio fatto assieme ma quando l’ho deciso non ho fatto sapere nemmeno a me stesso il vero motivo, proprio come Zlatan coi suoi compagni, radunandoci tutti lì, per sentire la verità bloccarsi in gola, guardarla con occhi vulnerabili e coraggiosi, d’altronde, piangere reciprocamente in faccia a settantamila persone non è forse questo? Coraggio e sentimenti, alla fine, la vita è poco altro.

“You said that we would always be
Without you I feel lost at sea
Through the darkness you’d hide with me
Like the wind we’d be wild and free”

Già, Ibiza. Dove immancabilmente, ovunque, serve un disco di chiusura in quei momenti in cui guardando a destra sei immerso nell’ombra e spostando lo sguardo a sinistra, di poco, ecco il giorno dopo che viene a prenderti. Per la serie: “se non metti l’ultimo, noi non ce ne andiamo”. L’ultimo è di Avicii e Sandro Cavazza e racconta bene come ci si possa sentire smarriti e pieni di gioia contemporaneamente. Ci aveva garantito di esser eterno, Zlatan e noi con lui sempre giovani, selvaggi e liberi.

Ma mentre siamo qui, a testimoniare che anche Zlatan Ibrahimovic può piangere, è proprio in quell’istante che ci tocca far i conti con la sua assenza che non ha mai avuto nulla a che fare con una presenza in più in campionato e per spiegarvelo, farò un esercizio “a la Zlatan”, l’autocitazione.

“Siamo onesti, sappiamo di essere stati questo, cenere e macerie, detriti di un impero. Ma è scritto, marchiato a fuoco nella nostra storia, in quel diavolo stilizzato che abita le nostre maglie, che gonfia le bandiere, tatuato sulla pelle di un popolo.
We are the fire
Il fuoco ci cammina accanto, ci ha scaldato su spalti gelidi, affacciati su squallidi 0-0, quando diceva bene.
Ha ustionato ricordi ma riacceso l’orgoglio, illuminato strade senza lampioni attorno a San Siro.
E poi, senza preavviso, il fuoco della gioventù, le fiamme negli occhi di un Dio millenario, un capitano coi capelli grigi e un uomo straordinariamente normale hanno aperto una crepa in quell’insensato multiverso senza il Milan”.

Scrissi queste parole sul cellulare, durante i festeggiamenti dello scorso anno, molti di voi le hanno lette e poi ascoltate grazie a ComunqueMilan. Niente di tutto quello che abbiamo vissuto avrebbe potuto lontanamente esistere se quel Dio, oggi tornato mortale, non fosse stato qui, in questi tre anni, ad insegnarci di nuovo chi siamo.

Ed ora siamo qui a chiederci come fare senza. Un limbo di vertigine pieno di domande che trovano risposta nella partita che si è giocata fra un “GODbye” e la voce buttata via cantando per Zlatan. Quella “Z”, oggi cicatrice, è un’opera d’arte, un tratto di vita che ci spinge ad affrontare l’ignoto. È nelle lacrime di Tonali diventato Capitano vero, a raccontare valori umani inestimabili per chi deve raccogliere l’eredità di un ideale, è nello sguardo di Giroud che dopo aver segnato l’ennesimo rigore perfetto della sua carriera, guarda l’uomo che ha sostituito per tutto l’anno e col magone, pensa a quando toccherà a lui, salutarci. Ma la meraviglia è la doppietta di Rafa Leao. Dopo il primo allenamento, nel 2019, Ibra ci disse che quel ragazzo lì era il più forte di tutti. Nessuno ebbe il coraggio di contraddirlo ma facemmo smorfie molto strane, all’epoca. Proprio oggi, Rafa segna due goal da Zlatan Ibrahimovic, il primo di prepotenza atletica assoluta, il secondo pieno di quella tecnica irriverente davanti alla quale si poteva solo allargare le braccia e gonfiare il petto con lui in quell’esultanza, ormai iconica. In quella corsa ad abbracciare l’uomo che gli ha spiegato come diventare un campione, c’è ognuno di noi, c’è l’AC Milan. C’è il futuro.

Adesso sembra impossibile stare senza, vero? Ma fra qualche mese usciremo verso San Siro come ci ha insegnato Zlatan, per spaccare tutto, senza paura, in un’avventura ancora da scrivere dai ragazzi che ha cresciuto per noi.

“E’ il momento di dire ciao anche al BPM, ma non a voi. Ci leggiamo in giro, se siete fortunati”.
(L’ultima riga va letta con un forte accento bosniaco-croato).

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