BPM (Beats Per Matches). Milan-Salernitana, ovvero: 4 minutes

(di Max Bondino)

Quattro minuti. Quanta vita è possibile stipare dentro così poco tempo? Molta più di quanta si immagini. Sembrano pochi ma oggi sono diventati addirittura troppi per una canzone (Justin Timberlake e Madonna ci volevano persino salvare il pianeta, in quei quattro minuti). Lunedì sera, tutto il mio mondo milanista ha vissuto la propria sublimazione esattamente in 240 secondi, quelli trascorsi dal 42esimo al 46esimo del primo tempo. Ci tenevo a partire da lì, tenendovi così un po’ al sicuro, coccolandovi, dentro quei momenti, dall’attimo in cui Maignan salva la vita a un intero popolo con un intervento mai visto da un portiere e quello dove l’uomo che si gira sempre, compie il suo destino. È durante quel lasso di tempo che prendo il telefono e sui social scrivo: “Mike Maignan è un incrocio fra Jamie Foxx e Dio, un po’ più Dio, però”. Perché se vedere Giroud che, di testa, la butta dentro appartiene all’ordine naturale delle cose, avere in squadra quel portiere lì è come esser teenager e vantare Spiderman come migliore amico. L’intervento di Mike su Dia lanciato a rete, ha davvero ricordato a tutti quelle entrate imperiali di Franco Baresi, lo abbiamo scritto all’unisono, in tempo reale, su ogni chat impazzita e sarò sincero, a fine partita ero infastidito da questo pareggio quasi più per aver depotenziato la forza immaginifica di quel gesto stellare che per i due punti sanguinosi persi. Fosse finita 1-0, anche questo pezzo avrebbe fatto spallucce alla cronaca per raccontare, in tutta la sua lunghezza, solo ed esclusivamente quei quattro minuti, custodi di ogni emozione utile al milanismo.

Durante un’intervista, una volta Jamie Foxx disse: “If I were an animal, I would be an Eagle”. Un’aquila. Vedete che tutto torna? Allora sembra doveroso farsi aiutare da lui per dare un senso a tutto il resto.

“I don’t speak French but I’ll tongue you down, down
Tongue you down, down, tongue you down”

Molti di noi, col francese, non se la cavano granchè bene. Ma coi francesi, non siamo mai stati così espliciti come in questi anni.

“Can I save you from you?
‘Cause you know there’s something missing
In that champagne you’ve been sipping”

Siamo tornati da Londra sbocciando Champagne e come spesso ci accade, quando si tratta di tornare a casa a staccare linguette a più proletarie lattine di birra, ci si rompono fra le dita, esplodendoci addosso. Manca qualcosa, ma non così tanto come racconta l’amarezza (sempre un po’ ignorante) del post partita. Non assistiamo a un primo tempo eccezionale, certo, ma il vero problema di questa squadra è che davvero concretizza pochissimo. D’altronde, ai quarti di Champions ci siamo arrivati speculando su un goal, quando fra noi e loro ce ne stavano serenamente quattro fra andata e ritorno. Ma basta Champagne, torniamo alla birra versata sui seggiolini.

Il cambio di modulo ci ha salvati da morte certa, è vero. Ma ha anche azzerato quello che, resta il nostro giocatore potenzialmente più forte. Leao è, da un mese, il peggiore in campo, anche nelle serate migliori della squadra, se a questo si aggiunge un suo atteggiamento non esattamente propositivo (se non salti l’uomo una sola volta e nemmeno ci provi, gli schemi c’entrano proprio poco), ecco che anche la Salernitana diventa un problema. Ma ci sono anche cose splendide, beh, almeno una. La rovesciata di Giroud sull’angolo di Bennacer, alla mezz’ora, riempie gli occhi di meraviglia e svuota i polmoni di rabbia. Si arriva così al primo paragrafo, al momento in cui Malick Thiaw macchia il suo mese da MVP con un retropassaggio folle ma che regala a Maignan due minuti di urla e applausi con quell’intervento accecante, sconosciuto a molti dei migliori centrali della Serie A. Olivier Giroud ci porta in vantaggio col più semplice dei colpi di testa dopo un corner, all’ultimo secondo di recupero. La vita non era poi così male, alle 21:30 circa di lunedì 13 marzo.

“The smile I had has gone away
Those that steal are gonna pay
Steppin’ to the bad side today”

Ma i sorrisi spariscono nella ripresa e la frustrazione ci si siede accanto senza neppure chiedere se il posto fosse libero. Al 60esimo la Salernitana pareggia, Bradaric dalla fascia trova Dia liberissimo in mezzo all’area ed è 1-1 con Tomori completamente fuori posizione. Pioli propone immediatamente cambi simili a quelli visti contro la Viola, una specie di all-in quando si sta chiaramente bluffando. Potremmo vincerla con un gran tiro da fuori (alto) di Bennacer o sul rigore assegnato dall’arbitro e negato (giustamente, va detto) dal VAR. Gli ingressi di Zlatan, Origi e CDK porteranno a una serie di occasioni a sportellate nell’area piccola fra mezzi miracoli di Ochoa, rimpalli e goal line technology che ci vede, sfortunatamente, meglio di me che, ormai esasperato, urlo al goal anche quando la palla staziona a centrocampo.

I minuti di recupero sono 6 ma molto meno dolci di quelli londinesi. Diventano 9 abbondanti perché, come da tradizione, si trova gente svenuta in ogni dove. Nonostante il risultato infame, ho visto partite peggiori, quest’anno, a San Siro. Considerando la fatica cronica nel segnare più di un goal, quella disattenzione difensiva è ancora più grave, evitarla ci avrebbe regalato un Milan che col minimo sforzo andava a riprendersi il secondo posto che ora invece è lì, a due punti. Vicino per la matematica ma distante psicologicamente.

“I overdosed, overdosed, overdosed on you
They said, I overdosed, overdosed, overdosed on you
‘Cause I want you close, need you the most”

Forse è questa overdose di partite a render tutto così difficile da digerire. Da eroi a Londra ai nuovi, immediati processi di queste ore sui social. Io, nel dubbio mi rifugio in quei famosi quattro minuti, ve li ricordate? Quel posto confortevole dove ci trovavamo all’inizio, fra il salvataggio di Mike e il goal di Olivier.

“How my worlds turned around almost to the ground
It’s you I’m thinking of but don’t let the sun come down on our love”

Il mondo non è ancora crollato, l’amore è sempre lì. Magari non funziona proprio con tutti ma se provate a pensare a come vi sentivate, in quei quattro minuti pieni di quel fuoco che alimenta il diavolo, forse riuscirete a fare pace con voi stessi e chissà, magari, anche con l’AC Milan.

 

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