Milan-Salernitana: le Pagelle Che Non Lo Erano

Salerno ce l’ha un po’ con noi, eppure quanti di noi hanno cantato canzoni di Salerno? Nel senso di Nicola Salerno in arte NiSa, paroliere di Renato Carosone (e vincitore del primo EuroFestival grazie a Gigliola Cinquetti) e di suo figlio Alberto Salerno, quattro volte vincitore del Festival di Sanremo. Siccome siamo in un periodo in cui ce la cantiamo e ce la suoniamo, sia come Milan che come Pagelle Senza Voti, rendiamo omaggio ai Salerno Boys nella speranza che la squadra di Salerno renda la vita difficile anche a qualche altra squadra nelle prossime partite, invece che incaponirsi contro di noi.

Maignan – ‘O SARRACINO (Renato Carosone)
È bello ‘e faccia, è bello ‘e core, e fa due respinte importantissime quando la difesa si spalanca (nel primo tempo su pasticcio di Bennacer, nel secondo tempo quando nessuno contrasta Piatek), ma soprattutto, fa suspirà tutt”e femmene e pure tutti i maschi con uno dei salvataggi più incredibili visti a San Siro, quando Thiaw lancia Dia in campo apertissimo – ma Mike sape fa ‘ammore, è malandrino, è tentatore, e lo fa andare dove vuole lui, dopo di che lo ferma in scivolata pulitissima e se ne va smargiasso pe’ tutt’’a città.
Thiaw – TU VUO’ FA’ L’AMERICANO (Renato Carosone)
Ha preso sicurezza. Pure troppa: vuol vivere alla moda – ma se beve whisky and soda, poi se siente disturbatissimo e noi pure. Errore drammatico su Dia nel primo tempo, una certa superficiale fretta nel buttare palloni in angolo anche se è solo, lanci in avanti a caso, sui quali nun ce sta niente ‘a fa’, ok salernità.
Tomori – PIGLIATE ‘NA PASTIGLIA (Renato Carosone)
Non è tranquillo, e per assecondare la sua smania di pressare si ritrova risucchiato a centrocampo sul fatale quattro contro tre che porta al pareggio. Poi quando gli arbitri sono un filino esasperanti, è puntualmente il primo a perdere le staffe e farsi ammonire; poco importa che nel caso specifico abbia ragione lui, il calcio proprio come la politica ci insegna che bisogna subire torti stando muti e inerti.
Kalulu – MENTA E ROSMARINO (Zucchero)
“Con l’anima in piena, mi sgominai, mi smemorai”. È una di quelle sere in cui il Destino ce l’ha con lui: segue il movimento di Candreva sul gol, ignorando che alle sue spalle Tomori ha lasciato una voragine (la sua faccia quando si gira è molto eloquente). Poi va all’attacco, e il pallone del pareggio gli rimbalza sul gomito salvando la Salernitana. Come dice Zucchero, “Cadono giù stalle e stelle”. E con rispetto parlando, un po’ di Madonne.
TheoHernandez – TORERO (Renato Carosone)
Serata in cui nun è spagnuolo e nun è caballero: cerca di spingersi avanti per suonare la carica, ma ‘ste nacchere nun le sa sunà, perlomeno stasera. Sulla sua iniziativa migliore, subisce un’ancata malandrina, che non sarà plateale ma si rivela molto più letale di certi falli da rigore visti nel weekend. Però si sa, è uno che simula, quindi l’arbitro gli fa, “Chi vuo’ ‘mbruglia’?”
Saelemaekers – CARAVAN PETROL (Renato Carosone)
Lo osserviamo mentre con insistenza scava sulla sua fascia, ma fin dalla metà del primo tempo è abbastanza chiaro che nun è cosa: ccá, ‘o ppetrolio, nun ce sta. Esce al 76°, ma l’ultima volta che lo ricordiamo in campo è al 60° quando sul suo lato si sviluppa l’azione del pareggio.
Bennacer – LE TUE CHIAVI NON HO (Nino Buonocore)
Non riesce a trovare la chiave della partita e quella della sua squadra: più che quelle a centrocampo (e in difesa), buone le giocate a ridosso dell’area avversaria, con il tiro dalla bandierina che Giroud butta in porta, e poi un bolide al volo che meritava il gol. Probabilmente sbaglia a cercare il rigore nell’azione in cui (inizialmente) lo trova. Ma anche quello è il sintomo che a fine partita ha perso un po’ di fiducia nei compagni.
Krunic – UNA TERRA PROMESSA (Eros Ramazzotti)
Cerca per tutto il campo un mondo diverso dove crescere i suoi pensieri, ma si ritrova soprattutto a fare da tappabuchi e da paggio di Bennacer, e noi ragazzi di oggi (zingari di professione) probabilmente ci aspettiamo un po’ di più dalla vita e dalla partita e dalla partita della vita che si sa che è un po’ una partita.
Giroud – IO VAGABONDO (Nomadi)
Il gol su calcio d’angolo non è bello come quello che tenta di fare in rovesciata, ma è più che meritato, per quanto si sbatte – non solo in attacco. Ma nel secondo tempo, chissà cosa succede, chissà dov’era casa sua e quel bambino che giocava nel primo tempo: fa una scelta da navigato calcolatore facendosi ammonire per saltare la partita di Udine, e per strano che sembri dà il via a una specie di effetto domino, che porta anche la squadra a pensare alle partite successive, invece che a blindare per bene quella che sta giocando.

BrahimDiaz – UN RAGAZZO DI STRADA (I Corvi)
Lui è quel che è, vive ai margini della città, e anche un po’ ai margini di una partita pesante, probabilmente più adatta ai mezzi pesanti. Gioca una partita quasi rabbiosa, come se non gli riuscisse nulla di quello che vorrebbe, e in effetti c’è poco di buono, sul suo tabellino.
Leao – LA MUSICA È FINITA (Ornella Vanoni)
“Gli amici se ne vanno… che inutile serata, amore mio. Ho aspettato tanto per vederti, ma non è servito a niente”. Serata antipatica, anche perché il pubblico, forse infreddolito da un brusco peggioramento del tempo, non mostra particolare calore nei suoi confronti: ogni errore (e non sono pochi, a onor del vero), viene accolto con sempre meno pazienza. La cosa più allarmante però non è quella – quanto il fatto che da qualche tempo non si intenda proprio a meraviglia con i compagni di squadra. L’ultimo gol risale al vecchio modulo. Chissà.
Origi – LEI VERRÀ (Mango)
Un giorno lui, Origi, verrà e ci apparirà in tutto il suo splendore così come Mara Maionchi è apparsa ad Albertone Salerno, ma per il momento per lui abbiamo solo strane parole, quelle che non si riescono a dire mai, parole di cui ci vergogniamo. Ma ce le tira proprio fuori.

Ibrahimovic – NON HO L’ETÀ (Gigliola Cinquetti)
Non ha l’età per correre, ma che lucidità: va a spaventare i difensori avversari e quando viene trovato in area sulle palle alte, ci vuole tutta la tigna di Ochoa (contro di noi, beninteso: contro altri non la ricordiamo) per sventare i pericoli che porta.
DeKetelaere – AVEVO UN CUORE (Mino Reitano)
“Dei miei vent’anni che me ne faccio, se questo mondo mi lascia indietro”. Come un Mino Reitano ribelle e urban, Carlino distribuisce qualche pallone immusonito ma ancora una volta non riesce ad addentare la partita, e alla fine anche l’arbitro sembra unirsi ai tanti che ghignano di lui – così come tanti ingenerosi ghignavano del povero Mino. Vergonia!
Florenzi – PROVA (Gatti di Vicolo Miracoli)
Firmata da Umberto Smaila con Nini Salerno, che non è parente dei due Salerni principali ma capiteci, siamo agli sgoccioli, un po’ come Pioli quando lo butta nella mischia. Lui, per l’appunto, ci prova: non inizia benissimo ma poi comincia a riprendere dimestichezza con il campo e sul gol “salvato” da Kalulu fa una giocata fulminea che a qualche nostro attaccante non sarebbe riuscita.
Tonali – NON VA (Sabrina Salerno)
Sabrinona a sua volta non è parente né dei due Salerni né di Nini Salerno, ma questo brano anni ’90 (il suo periodo Achtung Baby) esprime tutta la frustrazione di Sandrino: “In ginocchio, baciando l’asfalto che mi risponde a morsi, non è delirio”. Glissiamo sulla parte su “la distinzione delle cose e la distanza dai maiali” (anche se potrebbe servire oggi, quando verranno a dileggiarvi per il risultato), ma teniamo queste perentorie parole della poetessa: “Perché è di niente che siamo qui, perché non è vero che siamo grandi”. E forse qui, ahinoi, c’è del vero. Comunque sappiamo che non è questa la Sabrina Salerno che piace agli intellettuali, quindi scegliamo una foto dal suo periodo più intimista, nel senso della biancheria intima.

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