Salernitana-Milan 2-2: le Pagelle Che Non Lo Erano

Qualcuno pensava a un’abbuffata, ma anche quest’anno il cenone di Natale sarà duro da smaltire. Per le Pagelle Senza Voti di Salernitana-Milan, ecco le portate tradizionali di questo periodo, che qualcuno, per motivi che ora ci sfuggono, considera festoso.

Maignan – CAPITONE
Guizza come un’anguilla per tutta la sera salvando la pelle – e la porta – più volte, ma basta un attimo fatale per finire in padella. Il pallone di Candreva è infido e viscido come l’uomo che lo scaglia, ma resta assurdo che prenda cose che sembrano imprendibili, e poi lasci passare donnarummescamente un tiro da 35 metri. L’unico salvagente che possiamo tirargli è che non sia un caso se la distrazione sia avvenuta pochi secondi dopo l’infortunio di Tomori. Forse ha mescolato preoccupazione e incredulità nel vedere i meschinelli di Salerno attaccare di gran carriera poco dopo aver chiesto animosamente che il Milan si fermasse per un loro giocatore analogamente infortunato. Ma nessuno meglio di lui dovrebbe sapere che il mestiere di portiere del Milan richiede di non distrarsi mai.
Calabria – ZAMPONE
La sua non è la fascia su cui soffriamo di più, ma non per questo riusciamo a stare tranquilli. Dal suo zampone partono tanti palloni sbilenchi, eppure nei minuti di recupero sembra il candidato al Miracolo di Natale: mette il cross che porta al pareggio, poi svetta di testa (!) costringendo Costil a un ragguardevole salvataggio. Per non premiarlo oltre i suoi meriti, Daniele Doveri da Volterra si mangia tre minuti di recupero come fossero struffoli.
Kjaer – BACCALÀ
Se con il Monza avevamo pensato che ci era mancato, con la Salernitana è effettivamente mancato. Tremebondo, sia sull’avversario che nei dialoghi coi compagni, rimane negli spogliatoi nell’intervallo, al momento non sapremmo dire se per motivi fisici o tattici.
Tomori – ZABAIONE
Il terzo gol in campionato è un giusto premio al suo momento di forma e alla sua encomiabile determinazione – ma la Tombola della Sfortuna Rossonera non si ferma mai, ed ecco uscire il 23: tocca a lui sciogliersi dolcemente, languidamente in questa interminabile scorpacciata di muscoli.
TheoHernandez – IL CAPPONE
Queste pagelle non possono negarlo: anche quando molti milanisti hanno sbuffato per certe sue prestazioni, qui non è mai stato realmente messo allo spiedo, o perlomeno, non con la stessa insofferenza un po’ superficiale della quale alcuni (con insofferenza un po’ superficiale) lo accusano in mancanza di altri motivi più seri. Ma la prestazione contro la Salernitana lascia sgomenti: sembra di assistere all’interrogazione a sorpresa del compagno di classe che non ha assolutamente studiato, ma tenta di menare il can per l’aia. Ma è lui il primo a sembrare imbarazzato dalla sua partita: tutto quello che fa sembra improvvisato, balbettato, sconclusionato. Alla fine del primo tempo Leao ha finalmente uno spunto eccellente, ma piuttosto che servirlo a centro area, cerca il marcatissimo Giroud, sintomo che anche chi gli è amico ha deciso di non suggerirgli le risposte per salvarsi.
Bennacer – TORRONE
Come il controverso e antichissimo dolce, di lui si può dire “Non può mancare” e nel contempo non si può dire “Ci siamo seduti a tavola per lui”. Non si può dire che sia cattivo, ma già dal secondo morso è difficile dire che susciti autentica felicità. È ovvio che gli concediamo l’alibi della lunghissima assenza dal campo e la necessità di capirsi coi due nuovi compagni di reparto. Ma non proviamo alcun avvilimento quando viene riportato in cucina.
Loftus-Cheek – PANDORO
Ognuno ha i suoi gusti, e non possiamo arbitrariamente imporre la nostra opinione relativa alla superiorità del panettone rispetto al pandoro – anche se è talmente evidente, che troviamo spaventoso e aberrante che qualcuno sia convinto del contrario, e invitiamo i suoi amici e i suoi cari e chiunque lo frequenti alla massima cautela. Loftus-Cheek ci è sembrato girare per il campo come un grosso brioscione zuccherato, pesante e privo di un proprio sapore. Sul calcio d’angolo stavolta non si perde l’uomo come in passato, ma se ne fa sovrastare, cosa che succede anche in un inverosimile spalla-contro-spalla con il leggerissimo Cabral. Perde molti palloni, fatica a passare ai compagni, si libera bene per il tiro del pareggio ma il grido ci rimane in gola come il pagnottone veronese.
Reijnders – PANETTONE SENZA CANDITI
Ognuno ha i suoi gusti, e non possiamo arbitrariamente – eccetera. Però, anche se è stato il più convincente del nostro centrocampo, resta una sensazione di incompletezza che consideravamo finalmente superata dopo l’autorevolezza mostrata col Monza. C’è l’impasto, ma manca un po’ di coraggio.
Giroud – CANDITI
A lui invece manca quasi tutto, specie l’impasto con i compagni che non riescono a trovarlo mai – eppure entra in tutte e due le azioni dei gol, insaporendole con due tocchi in favore dei compagni, non sappiamo quanti siano gli assist ma dovrebbero essere agevolmente il doppio dei gol.
Leao – LASAGNA
È irrinunciabile per la nostra cena, ma certe volte la pesantezza supera la squisitezza. Non si possono negare il suo contributo al primo gol, i due-tre sfondamenti imperiosi a sinistra che sembrano prologo di un gol che non arriva. Ma è difficile digerire il modo in cui si intestardisce con l’abile Mazzocchi, certi palloni buttati, lo sconfortante ultimo tiro sbilenco a concludere un’avanzata che sembrava destinata al gol. È nervoso come uno che non si sta divertendo affatto. Noi, pure.
Pulisic – PIZZA HAWAIANA
Ognuno ha i suoi gusti, e non possiamo – ok, tagliamo corto. Non c’entra niente con la ricorrenza, con il resto delle portate. Ci stiamo abituando a vederlo giocare una partita sì e una no, e non crediamo ci siano dubbi su che partita abbia giocato a Salerno. È ovvio che lo sguardo smarrito si posi in primo luogo su chi lo ha messo in tavola, però anche lui sembra proprio una pizza con l’ananas.
Simic – ORAHNJAČA
È un pan di spagna arrotolato, con ripieno di noci o altro a seconda della città o del pasticcere. È il dolce croato delle Feste e sappiamo che non pensate di trovarvelo davanti, invece forse è il caso di prepararci a vederlo anche a Capodanno e a Carnevale e forse a Pasqua. C’è di buono che sembra buono.
Florenzi – COTECHINO
Porta buonsenso e vitalità popolare in una squadra che sembra sempre illudersi di meritare un pranzo di gala. Ma di solito in un ospedale da campo non ne servono.
Jovic – SPUMANTE
Tocca rimangiarsi qualcosa, a noi per primi. A quanto pare abbiamo l’attaccante. E magari non sarà champagne. Ma non è acqua.
Chukwueze – LENTICCHIE
Non molto più che un contorno. Ma si mette vicino a Calabria, ed eccolo azzeccare un cross. Allora è vero: porta fortuna.

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