Napoli-Milan 0-4: le Pagelle Che Non Lo Erano

Aurelio De Laurentiis, rampollo di una famiglia di importanti produttori cinematografici, ha a sua volta costruito la squadra che sarà Campione d’Italia con una rigogliosa attività di produttore. Dal momento che lo scudetto in arrivo rischia di oscurare i suoi precedenti contributi all’arte e all’Italia tutta, tenteremo di paragonare la partita dei giocatori del Milan ai più significativi tra i film da lui elargiti alla nazione. Finora.



Maignan – CULO E CAMICIA, di Pasquale Festa Campanile (1981)
Più il primo che la seconda, perché per una sera è più fortunato che bravo (addirittura un’uscita a farfalle e un passaggio agli avversari). Bene su un petardone di Zielinski al 49° del primo tempo, ma in almeno tre occasioni, un suo intervento raffazzonato si rivela comunque efficace – più o meno come le due storielle di questo film scritto e recitato con i piedi che però portò a casa un incasso miliardario, davanti a I predatori dell’arca perduta – quello Spielberg, chi si credeva di essere.
Calabria – A SPASSO NEL TEMPO, di Carlo Vanzina (1996)
Inspiegabilmente (proprio come nella pellicola degli incriticabili principi della boiata Carlo ed Enrico Vanzina) si ritrova in un’altra era, e precisamente il 2021, quando era talmente in forma da dettare legge sulla fascia malgrado la presenza di una star del cinema su quella sua passerella. Non contento, contribuisce con il suo tocco in corsa alla costruzione del gol che apre la partita e dà fiducia a Salsaemerengue per quello che la chiude.
Tomori – BODY GUARDS – Guardie del corpo, di Neri Parenti (2000)
Come gli irresistibili scavezzacolli protagonisti del cinepanettone di inizio millennio, dopo aver combinato qualche marachella nelle ultime partite ce la mette tutta e con il suo generoso eroismo tutto italiano, protegge la matura top model (l’acMilan, interpretato da Cindy Crawford).
Kjaer – A SPASSO NEL TEMPO 2 – L’avventura continua, di Carlo Vanzina (1997)
Anche lui protagonista di gustose avventure in un’epoca in cui il mondo era giovane (…ok, di due-tre anni, ma sappiate che queste puntualizzazioni da intellettuali snob sono fastidiose). L’assetto tattico gli consente di ovviare alla ridotta mobilità, ma il suo piede e la sua lettura delle situazioni di gioco gli permettono di essere inesorabile come la sferzante satira con cui i Vanzina dicono di aver messo alla berlina il nostro Paese. Aiutandolo a migliorare un sacco, evidentemente.
TheoHernandez – NATALE A MIAMI, di Neri Parenti (2005)
Incaricato di blindare la fascia, va all’arrembaggio di rado ma la sua vocazione al divertimento lo spinge a regalarsi una delle sue partite da spaccone di South Beach, satireggiando sulle sceneggiate nerazzurrissime di Politano e bulleggiando poi con il più pericoloso Lozano.
Bennacer – ANNI 90, di Enrico Oldoini (1992)
A tratti sembra Ancelotti. No, non quello che vince le coppe a colpi di sopracciglio dalla panchina: il Carlo Martello che si metteva a centrocampo a governare l’Europa.
Tonali – ANNI 90 – Parte II, di Enrico Oldoini (1993)
A tratti sembra Albertini. No, non quello che apre le scuole calcio della Federazione: quello che aveva la sua cattedra di calcio applicato in mezzo a un rettangolo verde. Proprio come lui, sradica palloni in mezzo alla giungla per poi ripiantarli rigogliosi nel giardino del nostro attacco.
Krunic – NATALE A RIO, di Neri Parenti (2008)
Così come Massimo Ghini fu consacrato alla sostituzione di Massimo Boldi al fianco di Christian De Sica, Rade viene investito del ruolo di Presidente che fu di Kessié. E nell’occasione, imprevedibilmente, aggiunge un qualcosa di brasiliano, con tocchi di prima mostrati raramente sia da Kessié che da Boldi.
Giroud – NESSUNO E’ PERFETTO, di Pasquale Festa Campanile (1981)
Perché la partita perfetta sarebbe quella in cui non viene ammonito (in recupero difensivo) e in cui il pallone toccato con dolcezza dal vertice sinistro dell’area piccola entra in porta. Però che lavoro impressionante, in difesa, in attacco, e pure a centrocampo quando trasforma in oro una palla che sembrava aver perso.
BrahimDiaz – VACANZE DI NATALE 2000, di Carlo Vanzina (1999)
Si accanisce sul Napoli come la ficcantissima satira con cui i Vanzina hanno fustigato il nostro Paese: gli avversari lo soffrono proprio come l’Italia soffre e teme i film dei Vanzina. In versione natalizia, il nostro bambinello riesce a far male alla squadra di Spalletti davvero ovunque: sulla fascia propiziando il primo gol, in area segnando il secondo, e anche – con un certo fine umorismo – recuperando una quantità del tutto inedita di palloni in difesa. Potremmo anche fare qualche battuta sul fatto che un piccolino col numero 10 ha fatto magie a Napoli, ma non vogliamo indisporre gli intellettuali che hanno rivalutato i Vanzina e il loro fulgido humour, che nel film offre le seguenti perle, elencate su Wikiquote:
Boldi – Doveva parcheggiare a spina di pesce, non a cacchio di cane!
Carmen Electra – Yo no soy una puta! Soy una chica seria. Tengo once hermanos, undici fratelli! De Sica – ‘Na squadra de calcio!
Boldi – Qui si mangia polenta e osei, e a ti no te piase la polenta… be’ forse ‘i osei…
Enzo Salvi – Me sento come l’ovo de Pasqua sotto l’arbero de Natale. Straaano!
De Sica – Un discorso molto poetico… Non c’ho capito un cazzo!
Enzo Salvi – È ‘n macello! Che caciara! È cor trapano ho ‘nfrociato un tubo. Ammazza c’ho più culo io che ‘n cinema porno, tiè, sembra de stà sur Titanic.
Boldi – Non si preoccupi, c’ho la polizza casco. De Sica – No lei è na testa de casco, ma co du zeta, anzi tre!
(…scusate, lo sappiamo che è facile far pagelle divertenti con questo materiale scoppiettante)
Leao – SUPER VACANZE DI NATALE, di Paolo Ruffini (2017)
Dopo tanta quaresima, natalizio anche lui – e proprio come Paolo Ruffini, non sembra letale – eppure infligge ferite irreparabili: sembra in serata svagata da colpi di tacco al volo o palloni buttati in area senza costrutto, invece fredda Meret con un pallonetto nel primo tempo, e con una staffila nel secondo. In mezzo, non trascuriamo l’avvio dell’azione del gol del nostro Diez.
Saelemaekers – UN NATALE STUPEFACENTE, di Volfango De Biasi (2014)
Ci auguriamo che non sia stato sorteggiato per l’antidoping – o che, nel caso, si sia portato l’analcolico biondo di qualcun altro come, secondo Ferlaino, soleva fare El Pibe de Oro. Dopo tante, troppe prestazioni deludenti, ne sfodera una del tutto insensata ma per versi opposti: nel Maradona gli riescono cose che non riescono a gente che sa giocare a pallone veramente. Il suo ingresso in campo, dal punto di vista dinamico ma anche (!!!!!) sotto l’aspetto di qualità e personalità
(ahaha!) (pardon) (ma è una cosa quasi esilarante da scrivere)
dà il colpo di grazia al Napoli che si era deciso a ribaltarla.
Origi – NATALE IN CROCIERA, di Neri Parenti (2007)
Come una crociera, regala sempre la lussuriosa sensazione di essersi fatti un regalo non del tutto necessario e costoso: “Una cosa divertente che non farò mai più”, nella definizione di David Foster Wallace, morto senza potersi regalare una partita con Origi.
Rebic – NATALE COL BOSS, di Volfango De Biasi (2015)
La più demenziale eppure la più verosimile sceneggiatura di un cinepanettone di DeLaurentiis: un boss dela camorra fa una chirurgia plastica per avere la faccia di Leonardo Di Caprio, ma i chirurghi (Lillo e Greg) capiscono male e gli danno quella di Peppino Di Capri. Ecco, finora la stagione di Ante è esattamente questo equivoco qui. Ma tra noi ci sono alcuni scimuniti che ci si divertono lo stesso sgangheratamente, e duole ammettere che chi scrive queste pagelle si trova in questa perversa e aberrante condizione.
DeKetelaere – ODISSEA, di Franco Rossi, Piero Schivazappa, Mario Bava (1968)
Ovviamente non c’entra niente con gli altri. Intendiamo dire che questo l’ha prodotto DINO De Laurentiis, lo zio – perché Aureliotto al massimo avrebbe riversato l’ispirazione mitologica in un Natale a Troia (e Christian De Sica avrebbe sfruttato da par suo i gustosi doppi sensi offerti da un titolo del genere). Gioca qualche pallone decente, si rende utile. Ma gli déi ancora giocano beffardi col suo destino, non regalandogli nemmeno un pallone vagante davanti alla porta.
Bakayoko – LE BARZELLETTE, di Carlo Vanzina (2004)
Nel tentativo di emulare i fratelli Vanzina, e quindi – non ci stancheremo mai di ricordarlo – costringere noi tutti, con finissima ironia, a guardare i nostri difetti e le nostre miserie, Pioli lo butta in campo, e in meno di un minuto Baka lancia Raspadori verso la porta. Fa ridere ma anche pensare, vero? Certo, mai come una delle scene finali di questo film pieno di arguta intelligenza:

Pirata settecentesco a gruppo di aristocratici – Bene! Gli uomini saranno violentati, le donne saranno torturate.
Aristocratici: Oh!
Pirata – Cioè, no: gli uomini saranno torturati, le donne saranno violentate.
Aristocratico con l’aria e la voce ambigua – Eh, no, monsieur: quello che è detto è detto.

Che ridere forte.

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