Ma cos’è questa Super Lega? Ma che domanda, non può che essere il partito più longevo tra quelli in Parlamento, e nel contempo quello che sovvertirà il vecchio ordine della politica e del calcio, premiando la sana voglia di soldi che è alla base delle società – e delle società. Compresa la nostra! Siamo stanchi di mezze figure e mezze squadre, questi ultimi 10 anni di grigiore hanno deluso tutti, vorremmo rivedere l’antica magia e quello spettacolo che ci veniva regalato all’epoca d’oro della Lega Nord, quella alla quale uno scudetto tricolore non interessava, la prima a chiedere la secessione per liberarsi dalla tirannide e guardare all’Europa! Perciò, senza stucchevoli giudizi politici (non siamo mica scemi) ma ricordando ai più snob che quegli anni furono i migliori per il calcio italiano (UN CASO??? AHA!) dedichiamo le nostre Pagelle Senza Voti alle star della Lega dei Gentiluomini Straordinari di Umberto Bossi.
Donnarumma – GIANLUIGI PARAGONE
Di solito ci salva (già dimenticato il doppio miracolo col Parma?), stavolta rischia di metterci in guai enormi, anche se chissà, forse non voleva far male al Presidente. Purtroppo per lui e per il suo avido procuratore, succede proprio nei giorni in cui chiede milioni. Forse, come il pirotecnico artista di Varese (VA) già direttore del costoso giornale La Padania, è turbato dalla necessità di saltare, col cuore lacerato ovviamente, sul carro di una squadra che gli offre di fare una carriera più sfolgorante. Sapete come si dice: solo i cretini non cambiano mai idea di fronte a uno stipendio da senatore.
Kalulu – FRANCESCO SPERONI
Sembrerà strano l’accostamento tra il nostro ragazzino e il primo di tanti fulgidi statisti venuti dalla culla del pensiero politico italiano – Busto Arsizio (VA) – ma Pierino condivide con l’ex ministro un impegno incessante eppure meno appariscente rispetto ad altri. Non ne condivide forse la disponibilità ad abbattere chi cerca di introdursi nel nostro territorio, però prova anche lui a spingere sulla destra. Anche lui però non è la migliore opzione per questo compito – e anche lui viene mestamente accantonato.
Kjaer – ALBERTO DA GIUSSANO
Assume sempre più i caratteri della figura leggendaria, dai salvataggi in difesa alle occasioni in attacco alle interviste del dopopartita, tanto che ci chiediamo se per caso non sia una figura del tutto inventata come il condottiero medievale, ma serva per ispirarci a resistere ai Barbarossa o ai Masielli.
Tomori – ROBERTO MARONI
È vero, tradisce la causa. Forse per il suo passato marxista, sottovaluta Destro. Però poi risorge dalle proprie ceneri, e si mette a esercitare il proprio potere con alterigia nella sua regione. Stupisce positivamente la capacità di recuperare e non mollare la presa dopo un errore che per tanti altri avrebbe comportato il ritorno a un’onesta carriera di viceassessore provinciale. E respinge il tiro di Behrami proprio come l’omino con gli occhiali venuto da Varese (VA) riesce a respingere ogni accusa di corruzione.
TheoHernandez – ROSY MAURO
Quanto sembrano lontani i tempi in cui la nostra pasionaria spadroneggiava in lungo e in largo: i mugugni crescono, qualcuno chiede la sua testa. Noi naturalmente confidiamo che sia solo un periodo sfortunato in cui è vittima di malaugurate coincidenze. In compenso prende un sacco di falli.
(è una considerazione calcistica. Se sembra una frase sciocca, un volgare doppio senso, ci scusiamo. Con entrambi)
Kessie – GIANFRANCO MIGLIO
Il nostro ideologo rimane dietro le quinte per quasi tutta la partita, facendo sentire la sua presenza soprattutto in difesa (dei nostri valori originari). Viene fuori nell’ultimo quarto d’ora, per arginare la voglia del Genoa di invadere le nostre terre, ma soprattutto la voglia di molti milanisti di concedergliele, accontentandosi di un pareggio. Prestazione e presenza che non va sottovalutata, anche come contributo filosofico, per quanto basti un attimo di flessione e sui social subito la sua partita e le sue opere vengono liquidati con giudizi degni di quello, estremamente filosofico, del suo ex follower Umberto Bossi.
Bennacer – IRENE PIVETTI
Inizia bene, mettendosi al centro dell’agone politico e dando la sensazione di saper gestire al meglio il suo ruolo (istituzionale). Poi, casualmente dopo un intervento spaccauomo di Goldaniga, al quale mandiamo il nostro più grande “Misembrastrano”, perde la trebisonda e mette in imbarazzo i suoi sostenitori con una serie di iniziative sgangherate quasi quanto quelle cringiosissime della più indecifrabile tra i tanti seguaci del guru di Cassano Magnago (VA).
Saelemaekers – MARCO REGUZZONI
Un po’ come il giovane imprenditore di Busto Arsizio (VA) era l’enfant prodige della nostra scalata al vertice della classifica. Poi non si capisce bene cosa sia successo: “Invece di costruire fa casino”, ha sentenziato quello che comanda adesso, e lo ha mandato negli spogliatoi (definitivamente). Che sia propenso a un gioco animoso, è un eufemismo; la sensazione è che abbia voglia di spaccare il mondo ma fa fatica a integrarsi con i compagni di cordata, da TheoHernandez che lo ignora a Calhanoglu che sciupa un suo assist in area. Viene sostituito da uno che combina meno di lui, quindi forse alla radice di tutto c’è il fastidio nei confronti della sinistra. Qui immaginate di scambiare con noi uno sguardo allusivo e sapiente di chi ha capito la battuta – fatto questo, proseguiamo.
Calhanoglu – MARIO BORGHEZIO
Rebic – UMBERTO BOSSI
È il trascinatore della squadra scesa in campo contro il Genoa: mentre siamo circondati da diffidenza e scherno da parte della vecchia politica, ci porta a sfondare inaspettatamente la porta di Perin e da quel momento non smette di spendersi, anche in difesa, per un Milan di lotta e di governo. Poi, nella seconda parte, commette un clamoroso errore davanti alla porta: è sintomatico che all’improvviso al posto di un’opportuna freddezza nordica, venga tradito da uno slancio passionale da centro-sud – ma è anche vero che in linea d’aria Spalato, più che a Varese (VA) è vicina a Roma (ladrona!).
Leao – RENZO BOSSI
Per una volta, lasciamo stare il dibattito sulla posizione in cui i vertici del partito lo sistemano. Lo sappiamo: nessuna università privata di Tirana può laurearti centravanti se non lo sei. Ma non è questo il punto. Quando si fa tutta la metà campo palla al piede ed entra in area da sinistra, lo fa bene. Poi, una volta in area, si dimostra incapace, se non totalmente disinteressato, a fare quello che il popolo chiede – nessuna pretesa, in quel momento non gli si chiede di segnare, basta che tiri. Non lo fa. Poi, entra in area da destra, riceve palla sui piedi, non ha nessuno davanti. Lì oggettivamente il popolo si aspetta che la metta in porta. Tira sul portiere. Bene. Se non è un attaccante, parliamone, magari ha un talento da difensore, può sempre essere utile alla società. Ma sono due anni che è con noi, è ora di prendere sul serio le opportunità che ha.
Dalot – GLORIA ANSELMI
Come dev’esser capitato più volte a Miss Padania 2001, è accolto da sogghigni, ironie e un po’ di disprezzo – invece sta al suo posto in modo più che dignitoso: un po’ letteronzo, un po’ comprimario in cinepanettoni, per poi togliersi qualche piccola soddisfazione in tv, a teatro, quelle robe che chi scrive non segue molto. Evidentemente non è Meryl Streep, ma forse nemmeno un cane maledetto. Certo, non daremmo 20 milioni di euro per vederli – né a lui, né a lei (speriamo non si offenda) (è solo che è un periodo così, ci sta il Covid, eccetera).
Mandzukic – ERMINIO BOSO
L’Obelix del Trentino! Ve lo ricordavate? Purtroppo è scomparso due anni fa, privandoci del suo carattere amabilmente ruvido, scontroso e intollerante – ma nel bene e nel male e nel male e nel male e nel male e nel male, uno come lui sapeva dimostrare una sua autenticità rispetto a tanti grigi lacché entrati nel partito per fare soldi, invece che per il romantico sogno di malmenare gli avversari. Ecco allora che il vecchio Marione, poche ore dopo aver annunciato la sua rinuncia allo stipendio da deputato milanista, viene subito premiato da Scamacca, che commosso segna al posto suo. Bene anche in un paio di occasioni successive, quando (lentamente) prova ad attaccare, più che altro per tenere un po’ su la squadra.
Brahim Diaz – FRANCO CASTELLAZZI
È in partita nel momento più caldo eppure quasi nessuno ricorda una sua iniziativa, come il co-fondatore del partito, buttato fuori da Bossi perché gli suggeriva di allearsi con i partiti rispettabili, e magari governare insieme a loro: secondo lui il partito avrebbe dovuto lasciar perdere la secessione dall’Italia ma cercare voti in tutta la nazione ed entrare in tutte le istituzioni possibili. Che idee bizzarre, no?
Tonali – PIERGIORGIO PAGLIARINI
L’esperto di bilancio! Entra e cerca di far quadrare i conti dopo le voragini aperte da Bennacer. Il suo breve periodo come Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica è sinceramente senza infamia né lode, ma un “senza infamia” di questi tempi non si butta via (a differenza di Pagliarini, anche lui tanto per cambiare silurato. Va beh, si sa, nell’industria dell’intrattenimento nessuno ti dà garanzie).
Krunic – PIERGIANNI PROSPERINI
Bisogna smettere di pensare a lui come a un giocatore di calcio e iniziare a capire l’opera d’arte ambulante, la provocazione situazionista: è persino limitante considerarlo un giocatore di una delle due squadre, così come è riduttivo associare “Prospero” al partito che lo ha lanciato nel grande calcio, vista la successiva militanza in Lega Nuova, Partito SocialDemocratico, Lega Alpina Lumbarda, Alleanza Nazionale. E non ci interessano le condanne per corruzione, turbativa d’asta, traffico d’armi, fatture buffe: non è mica da questi particolari, che si giudica un giocatore. Né un candidato.