Milan-Frosinone 3-1: le Pagelle Che Non Lo Erano

L’intervista a Paolo Maldini dei giorni scorsi ha causato furore e indignazione, diretti – a seconda della fazione cui si appartiene – verso il medesimo Maldini o verso i dirigenti da lui (eufemismo) criticati. Essendo gli stupidoni che siamo, abbiamo invece trovato alcuni dettagli molto ameni, come per esempio quello delle precipitose fughe da San Siro del presidente Scaroni. Ecco perché le Pagelle Senza Voti di #MilanFrosinone sono dedicate a personaggi reali o immaginari che ci hanno regalato fughe spettacolari.

Maignan – FRANK MORRIS (Clint Eastwood in Fuga da Alcatraz)
Come il sig. Morris, realmente esistito, ha commesso qualche crimine e ha un debito da pagare con la società (cioè noi), ma come il sig. Morris è freddo e sommamente razionale, tanto da trovare soluzioni che gli altri non vedono: uscita provvidenziale su Cuni dopo il delittuoso errore di Tomori, e lancio di rara precisione per Pulisic attraverso la baia di San FranSiro.
Calabria – VITTORIO EMANUELE III
Come capitano, è un po’ anche il nostro re – e risponde alla rabbia di chi dopo la partita col Borussia vorrebbe vederlo abdicare, giocando novanta minuti all’insegna di agonismo e concentrazione, con qualche chiusura abbastanza regale.
TheoHernandez – EDMOND DANTES, CONTE DI MONTECRISTO
È la sera della sua vendetta: imputato di colpe infamanti e condannato dai più, sfugge dal castello d’If mettendosi a disposizione della squadra in emergenza come difensore centrale inaspettatamente autorevole e puntuale, ma senza rinunciare alle sue scorrerie in avanti. Sua la pennellata sulla testa di Jovic che porta al gol di Tomori.
Tomori – ROCKY BULBOA (Galline in fuga)
Veramente pollo quando perde palla davanti alla difesa, mandando Cuni solo davanti al portiere, ma per il resto coraggioso nell’affrontare le tre-quattro situazioni potenzialmente pericolose che si sviluppano nel nostro pollaio, e decisivo nel sigillare la piccola impresa col terzo gol.
Florenzi – HATCH (Sylvester Stallone in Fuga per la vittoria)
Come l’ineffabile, duttile preparatore/portiere dell’ineffabile film, si adatta a fare ciò che serve: non solo a stare su una fascia non sua, ma anche a coprire al centro quando Theo si sgancia in avanti.
Musah – SNAKE (o Jena) PLISSKEN
Tanto lavoro sporco e un po’ di intimidazione soprattutto a soccorso del presidente degli Stati Uniti (Pulisic, ovviamente).
Reijnders – THOMAS (Dylan O’Brien in Maze runner)
Non fa molto oltre a correre nel labirinto del centrocampo, cercando di infilarsi tra le pareti di giocatori in bianco. Niente da eccepire sulla sua partita se non a livello concettuale: l’idea che si adatti a fare il giocatore di quantità ci sembra da film distopico. Quando Theo dopo essersi fatto un coast to coast gli porge palla per il tiro, ancora una volta mostra le esitazioni di un millennial tutto disagi tremebondi.
Loftus-Cheek – MOSÈ
È protagonista soprattutto delle transizioni in avanti del nostro popolo eletto. Non sempre si può pretendere che si faccia largo tra gli avversari come in mezzo al Mar Rosso, anche perché è ancora in chiara fase di rodaggio fisico – e quando nel primo tempo si fa male facendo fallo, molti dei nostri pensieri (e alcune delle nostre espressioni meno raccomandabili) si rivolgono a Nostro Signore.
Chukwueze – TONI NEGRI
Controverso e discusso quanto il noto intellettuale un filino estremista (peraltro milanista), che diventato titolare nella squadra del Parlamento, si sottrasse al processo che lo attendeva sistemandosi a Parigi. Chuk è accusato di aver fatto un passo indietro rispetto al Dortmund, e di aver perso tanti unocontrouno; il soccorso rosso(nero) lo difende ricordando la sua partecipazione a numerose ripartenze, tra le quali quella che conclusa scodellando a centroarea per Jovic, anche se non si può parlare di assist. Tuttavia la sensazione generica è che stia diventando un punto di riferimento in queste partite giocate senza titolari. Se poi dovesse portar via il posto a Pulisic o Leao, questa sì sarebbe una rivoluzione.
Jovic – ANDY DUFRESNE (Tim Robbins in Le ali della libertà)
Come il protagonista dell’epico racconto di Stephen King, dopo un inizio oggettivamente faticoso attraversa un fiume di – ehm – e ne esce con un gol (palla a strapiombo colpita al volo, non facile come sembra) e un assist, che per quanto ci riguarda, lo puliscono come un giglio.
Pulisic – HARRY HOUDINI
Numeri di alto illusionismo ed escapologia: sfugge spesso ai difensori avversari, ma senza mai trovare la punta da mandare in rete – finché quella punta non è lui, nel mirabile gol del raddoppio.
Adli – BENVENUTO CELLINI
Come l’illustre fuggiasco da Castel Sant’Angelo, è nel contempo artista e testa caldissima: contro il Borussia si è visto di più il primo, col Frosinone abbiamo rivisto il secondo, con palloni persi in modo abominevole e il solito fallo demente in un punto pericoloso del campo. Forse i capelli sono un segnale: quando li liscia, gioca liscio; se li scompiglia, porta bagarre.
Pobega – FUGAZI
Entra per portare un po’ di hardcore punk nel finale. (…sì, stavamo finendo le idee sulla fuga)
Chaka Traorè – OJ SIMPSON
Pochi minuti, più o meno quelli dello storico inseguimento al campione/attore/sospettoassassino più famoso d’America: per ambedue, mancano elementi per condannarlo.
Bennacer- JOHANN SEBASTIAN BACH
È tornato il direttore d’orchestra, Cantor et Director Musices del nostro centrocampo, quello che una volta temperato il suo clavicembalo, può teorizzare l’Arte della Fuga. Appena entrato recupera un pallone e scatta, il che depone a favore della sua voglia di riprendersi la squadra. Poi, ci perdoni l’Algeria tutta, se dovesse sfuggire alla convocazione o a una lunga Coppa d’Africa, non ne ricaveremo motivi di tristezza.
Camarda – RENATO VALLANZASCA
Il nuovo golden boy viene dalla Comasina e proprio come il milanista René nelle sue tre evasioni, quando ha la possibilità di involarsi, viene acciuffato prestissimo. Ma tutto serve, per diventare un boss.

 

 

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