BPM (Beats Per Matches) – Milan-Frosinone 3-1 ovvero: The Miracle of Love

(di Max Bondino)

Nella settimana in cui il nome di Paolo Maldini veniva scritto sistematicamente con un hashtag davanti, finendo in tendenza ovunque, parole più misere come “tempismo” e “sassolini” l’hanno rincorso senza successo, esposte a brutte figure come chi tentava di stargli dietro sulla fascia sinistra. Dopo sei mesi, una settimana senza dichiarazioni da Wrestling di Cardinale, senza le tesine di Furlani, addirittura un break da Scaroni che ci ricorda quanto San Donato e Miami si somiglino. Una manciata di giorni accompagnati dalla verità, nient’altro. Fa effetto, quando non ci si è più abituati. Perché la verità non è fatta da sassolini, è semplicemente ciò che resta quando tutte le altre cazzate finiscono, alibi compresi.

“How many sorrows
Do you try to hide
In a world of illusion
That’s covering your mind?”

I dispiaceri nascosti sotto bugie poco intelligenti iniziavano ad essere troppi e a volte è sufficiente una dose di verità per fare miracoli. Battere il Frosinone in casa rientra davvero in questa casistica? Certamente no, ma farlo senza psicodrammi, per questa squadra, è indubbiamente una notizia. Anche se, nel primo quarto d’ora, il gelo sugli spalti di San Siro e gli abbiocchi da divano hanno la noia come comune denominatore, così, ammazziamo il tempo attraverso l’esercizio mentale dell’abituarsi a leggere “Ibrahimovic” sulle loro maglie mentre i maxischermi mostrano Zlatan far coppia con Giroud in tribuna. Ibra (quello vero) l’è semper chi (e ci fa un gran piacere), certo che tre mesi di discussione per un posto da “consulente”, non depongono granché a favore della credibilità di questa gang societaria.

Ci pensa Chuckwueze a riportare l’attenzione sul campo, al minuto 22. Sugli sviluppi di un angolo, la palla arriva sui suoi piedi e da fuori area rilascia un gran sinistro, deviato a lato di poco. Fra le migliori notizie di questo periodo c’è che il buon Samuel stia finalmente iniziando a giocare con noi. Rischiamo davvero pochissimo, fino al 41esimo, quando Tomori decide di testare l’elasticità del muscolo cardiaco di un intero popolo, perdendo un contrasto che lancia Cuni in campo aperto. Mike, come il miglior Gandalf l’affronta urlando: “Tu-non-puoi-passare!” e il viaggio continua. Anche perché il plot-twist era proprio oltre quel burrone. Pulisic recupera e lavora l’ennesima palla, serve Loftus centralmente che appoggia a Chuckueze sulla destra, il cross viene sporcato di testa dalla difesa del Frosinone, la palla s’impenna e quando i familiari 9,81 m/s la riportano a terra c’è il collo sinistro di Jovic ad aspettarla. Botta secca, 1-0 e fine primo tempo.

“I’ll show you something good
Oh, I’ll show you something good
When you open your mind
You’ll discover the sign”

Mike Maignan ha qualcosa da mostrarci, in apertura di ripresa. È un gesto a cui ci stiamo abituando ma che appartiene più alla sfera dei superpoteri che delle qualità. Palla nei piedi, nella sua area. Lo sguardo da Tuareg si alza, scannerizza, c’è Christian Pulisic a 70 metri da lui, la scelta è elementare, la tecnica, aliena. Il lancio è strepitoso, l’aggancio del nostro numero 11 ancora di più, tocco morbido ed è il raddoppio. A questo punto diamo il bentornato a Theo, autore di una grandissima partita da centrale che per lui, abituato alla più totale anarchia in merito alla posizione in campo, non dev’esser stata particolarmente problematica da gestire. Al 73esimo addirittura uno schema didascalico blinda il match col 3-0. Calcio d’angolo battuto fuori area proprio per Theo che, di prima, la ributta dentro, sponda di Jovic di testa per Tomori che nell’area piccola, di destro, insacca.

“Cruel is the night
That covers up your fear
Tender is the one
That wipes away your tears”

Dopo tante, troppe notti crudeli, l’emozione di rivedere in campo Ismael Bennacer nel quarto d’ora finale ci fa guardare ben oltre questa vittoria doverosa ma (come il passato recente insegna) non del tutto scontata. Il goal di Brescianini all’82esimo, su una punizione scaraventata in area che tutti ignorano è un omaggio al ragazzo del nostro vivaio che non se la sente di esultare, un po’ per questioni di cuore, un po’ perché lo sviluppo è stato veramente un po’ scemo.

“The miracle of love
Will take away your pain
When the miracle of love
Comes your way again”

Nella settimana in cui siamo tornati ad ascoltare tutti parole d’amore per il Milan attraverso la nostra coscienza col numero “3”, sembra fare breccia molto altro. Magari meno travolgente della sua passione senza fine, meno totalizzante di quell’amore cieco che tutto può ma anche vedere questa squadra ritrovare semplicemente l’amor proprio è già un bel miracolo.

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