Prima di Juventus-Milan si è concluso il Giro d’Italia: un tempo avremmo fatto pigre ironie sui nostri avversari e sul magico mondo chimico che circondava (anche) il Ciclismo. Ma oggi il nostro è un sincero omaggio all’Albo d’Oro della corsa rosa, che sopravvive con dignità dal 1909 malgrado il legame con una società di proprietà di Urbanetto Cairo, ed è quasi antico quanto Juventus-Milan, che si disputa dal 1901 – anno in cui certe squadrette che oggi si attribuiscono leggiadra nobiltà erano solo un lampo di stizza carognetta negli occhi di alcuni nostri fratelli, desiderosi di essere degradati a cugini, e di essere degradanti in generale. Nota: non c’è il vincitore di quest’anno, Primoz Roglic, perché il Milan è stato primoz l’anno scorsoz… Quest’anno no, come ci ricordano ogni 5 minuti circa alcuni nostri fratelli attuali, nel cui DNA a volte scorgiamo quel Gene della Noia Incessante che in genere accompagna il degrado suddetto.
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Maignan – Jacques ANQUETIL
Come il grande Airone Biondo, quasi non si fa notare – anche perché per una volta è aiutato più del solito (senza esagerare) dai suoi gregari. Controlla tutto, le volte che c’è da volare vola, non si scompone mai. Perlomeno in campo: poi, quando scende dal sellino, su quanto succede nel suo castello girano le voci più fantasiose ma tutto è avvolto nel mistero, e ai giornalisti dispiace tanto.
Calabria – Alberto CONTADOR
Più che altro, per quel cross col contagir (…scusate, non potevamo resistere). A parte l’assist, che mancava da un po’, buona partita, nella quale soffre poco o nulla Kostic.
Tomori – Vincenzo NIBALI
Di nuovo una notte da Squalo, finalmente. Allegri non gli manda contro Milik (e forse fa male), ma Kean comunque lo fa pedalare. Quando la partita si mette in discesa, è uno dei più lucidi nel rintuzzare gli attacchi avversari.
Thiaw – Eddy MERCKX
Partita da Cannibale: ogni suo intervento pare privo di affanno, come se stesse facendo la sgambata coi bambini. Il suo intervento più emblematico è nel secondo tempo quando vede che in area Locatelli sta tentando di applicare a Calabria un po’ di bullismo fisico che ha visto fare qualche settimana fa: arriva il tedesco e chirurgicamente spegne le velleità del tignoso barbino. Ma non contento, più volte cerca di lanciare la volata dei compagni: uno dei suoi filtranti drittiperdritti quasi manda Bambin Diaz in area, ma Rabiot gli buca le gomme prima dell’arrivo.
TheoHernandez – Francesco MOSER
Per una sera non offre niente di particolarmente brillante: come il cavallone trentino, si impone sulla sua corsia con tanta quantità e concretezza. Cuadrado ogni tanto prova a sfidarlo in prossimità del traguardo, ma non riesce a ottenere nemmeno una caduta. Lo punta con qualche risultato migliore Chiesa, ma per fortuna, ultimamente ha i pedali svitati.
Krunic – Miguel INDURAIN
Per qualche motivo imperscrutabile, si presenta alla punzonatura persuaso di essere splendido e autorevole come Miguelòn. Decide di essere affabile come il Navarro e farsi benvolere anche dagli avversari, ai quali regala spesso palla in prossimità del nostro striscione d’arrivo. Una prestazione abbastanza sconcertante costellata di errori non nuovi, che giustifichiamo solo col fatto che si è sfiancato in quasi tutte le tappe della interminabile grande boucle che è stata questa stagione.
Tonali – Fausto COPPI
Noi non lo vediamo perché la maglia rossonera ci obnubila anche più di una maglia iridata, ma evidentemente sotto la sua si nasconde lo stesso abnorme torace carenato del Campionissimo: solo questo può spiegare come in tutta questa stagione abbia pedalato senza risparmiarsi, come ieri sera.
Messias – Nairo QUINTANA
Al di là delle noiose considerazioni sulla sua provenienza, resta un giocatore enigmatico, forse profondamente infelice negli schemi di Pioli, e costretto a correre corse non sue. A parte un’ammonizione per fermare Danilo (dall’altra parte del campo) e un promettente tiragiro deviato in angolo, non lascia molto il segno anche perché esce sfinito già prima dell’ora di gioco.
Giroud – Bernard HINAULT
Come il campione francese suo coetaneo, non si ferma mai: ancora più che il gol (una specie di tentativo di fare una delle sue sforbiciate, ma con la testa) impressiona la corsa, il pressing sugli avversari, il contributo in difesa, l’attacco in piedi sul sellino nel secondo tempo quando trascina i compagni davanti alla porta e sceglie Saelemaekers invece che BrahimDiaz (che si lamenta, però guardaci in faccia Brahim, lui non è Trinità ma nemmeno tu sei Sartana). Locatelli, simpatico come un gelato al pus, gli entra a slittino sulle caviglie (Doveri gli sorride e parlotta e non lo ammonisce, è così bello essere amici di Locatelli, simpatico come un influencer) ma lui si rialza. Correndo dietro a un avversario sembra accusare una qualche elongazione, ma niente, rimane in campo e si rimette a correre. Contando che lui il Mondiale se l’è fatto praticamente tutto e non da spettatore come altri, c’è chi potrebbe sospettare che si stia bombando. Sospetto che qualcuno rivolgeva anche al Tasso francese. Il quale, sedendosi a tavola a fine tappa, rispondeva serafico, accendendosi una sigaretta e ordinando una devastante frittura di pesce: “Ma non ci penso nemmeno, io mi tratto come si deve”.
BrahimDiaz – Claudio CHIAPPUCCI
Il Piccolo Diavolo vede la Juventus e si infiamma nel ricordo di alcune delle sue migliori imprese, e proprio per questo l’impressione è che voglia strafare e che alla fine di ogni dribbling, come Chiappucci, cui tocca il ruolo del classico intruso di ogni nostra Pagella, si ritrovi con niente in mano.
Leao – Beppe SARONNI
I suoi attacchi entusiasmano sempre: non è decisivo ma riesce sempre a preoccupare i rivali, con i quali ingaggia sfide proverbiali. Purtroppo nel suo caso la famosa “fucilata di Goodwood” non è la partenza a razzo che gli vale un Mondiale, ma il tiro di violenza spropositata che al 77°, dopo essersi liberato magistralmente per il tiro, scaglia verso i gradini più alti dello Stadio Di Proprietà.
Saelemaekers – Gino BARTALI
Entra e con quei baffi tristi come una salita inizia a correre e attaccare briga e brontolare e farsi rimpallare palloni, tra i quali uno servito da Giroud sul quale forse perde un mezzo secondo decisivo. Lucidità, non moltissima (quando mai) ma di certo il suo stradone è impolverato.
Ballo-Touré – Laurent FIGNON
Nessuno se lo aspetta, ma entra e gioca dodici minuti da Professore: blocca gli avversari, si guadagna preziosi falli in attacco, svelle una palla viscida dai piedi viscidissimi di Cuadrado, all’89° potrebbe persino tentare l’incursione, ma in quel momento gli juventini che in crisi allucinatoria da saluta sullo Stelvio lo avevano scambiato per Leao finalmente lo riconoscono, e lui rientra nel gruppone.
Pobega – Jonathan MILAN
Cognome elegante, come la maglia ciclamino (cioè, per i solocalcistici, vincitore della classifica a punti del Giro) portata a casa dal campione olimpico in carica nell’inseguimento a squadre. Pobega ha un cognome un po’ meno elegante ma entra per fare massa dietro, con tutta la squadra, appunto.
Kalulu – Tom DUMOULIN
Come la Grande Meteora del ciclismo recente, si manifesta all’improvviso allorché, iniziati i minuti di recupero, Danilo conclude a rete su calcio d’angolo e tutto sembra suggerire che il pallone del pareggio stia per entrare – invece grazie a Locatelli (che è simpatico come i vermi nel letto ma lo tiene fermo con le braccia affinché non si allontani dalla posizione decisiva) Pierino è nel posto giusto al momento giusto e ribatte il pallone con la caviglia a mezzo metro dalla linea.
Origi – Felice GIMONDI
In fondo, a noi basta che sia Felice.