BPM (Beats Per Matches): Milan-Sampdoria ovvero How does it feel?

(di Max Bondino)

Davanti al gate, mentre faccio saltellare fra le dita la mia carta cuore rossonero, questo posto non sembra affatto la scena di un delitto, nonostante il sangue versato nelle ultime settimane. San Siro è un po’ come le canzoni dei London Grammar, un posto dove andar a cercare la parte migliore di te, anche dopo aver dato il peggio, un rifugio a cielo aperto in grado di custodire tutto ciò che dimentichi di essere.

“I need to find some kind of peace of mind
It’s a demon, baby
When it comes like my oldest friend
Have you got a friend in the night?”

Il demone che ci tormenta è lo stesso diavolo che torniamo a trovare. Capace di toglierci il sonno e di invitarci, ancora una volta a far pace, soprattutto con noi stessi. Basta poco, anche un Milan – Sampdoria del quale, ad esser sinceri, nessuno si fidava completamente. Il goal iniziale di Rafa, splendido, nella giocata di Brahim a metterlo solo davanti alla porta, nel controllo come nella conclusione, risveglia i sensi sopiti di uno stadio con occhi malinconici che ritroveremo presto altrove. No, non sono quelli che osservano il pareggio di Quagliarella al ventesimo ma sono azzurri, di Olivier Giroud, prima bassi e poi chiusi nell’abbraccio di Leao dopo il colpo di testa del 2-1. Uno sguardo che vediamo brillare di nuovo, timido, nell’esultanza dopo il rigore del 3-1, mentre il resto del volto mantiene la smorfia del rimpianto.

“Pure emotion
Let it burn”

Quanto milanismo. Il combustibile di tutte le emozioni possibili. Finché la nostra maglia verrà indossata da gente così, non avrò mai il coraggio di vivere una sconfitta come una tragedia. Sino a quando leggerò ciò che provo anche sul volto di chi il rossonero lo difende su un campo, la mia fede avrà senso di esistere.

“I have a feeling deep down
You’re caught in the middle
If a lion, a lion roars, would you not listen?
If a child, a child cries, would you not forgive them?”

È una partita strana, questa. Siamo bloccati a metà strada fra la gioia di vedere l’AC Milan fare il suo dovere e tutto il resto. Le urla di San Siro sono contemporaneamente quelle di un leone che ruggisce e di un bambino in lacrime. Per certi versi, è bellissimo. Perdonarsi è inevitabile.

Nella ripresa c’è ancora tanto Milan. E molto poca Samp, una squadra davvero strangolata da sé stessa per la quale, se non si vuol provare simpatia, l’empatia è quasi un atto di umanità. Segna Brahim al 62esimo, dopo una notevole azione corale con Olivier a fare da boa per Saelemaekers, veloce nel servire Leao a trovare l’imbucata per Tonali che mette in mezzo una palla solo da spingere. Diaz ci ha fatto vedere giocate favolose in questi anni come altre volte è sparito nelle tasche di gente grande il doppio di lui ma ci vuole davvero bene e lo dimostrano molto di più le parole intelligenti nel post partita del bacio sincero alla maglia (prima anche a quella di Theo, visto che, abbracciandolo, lo stemma gli va a sbattere dritto sulla faccia).

“So can you call all your friends
Tell them to find other plans
‘Cause I need you tonight
I need to know that everything’s alright”

Magari sabato sera qualcuno ha preferito il concertone in Duomo, hanno provato a convincervi ma no, grazie. Avevamo bisogno di una serata così, come quelle che solo gli amici di una vita sanno organizzare quando la sfiga ci si accanisce contro. Fra sorrisi e amarcord ma col gusto di non prendersi mai sul serio, come fanno i compagni con Olivier Giroud, dopo la tripletta che sancisce il 5-1 finale.

“Only now do I see the big picture
But I swear that these scars are fine
Only you could’ve hurt me in this perfect way tonight
I might be blind, but you’ve told me the difference
Between mistakes and what you just meant for me”

Le ferite diventano cicatrici e va bene così. Quante ne ho addosso a raccontare la perfezione del vivere con l’AC Milan a scandire il tempo che passa, a catalogare quello già trascorso qui, a seminare indizi su quello che ancora avrò, imparando che, più grande di ogni sbaglio, c’è sempre e solo ciò che significhi, per me.

 

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