BPM (Beats Per Matches): SlaviaPraga-Milan 1-3 ovvero THE CURE AND THE CAUSE

(di Max Bondino)

Manca il tempo. La possibilità di elaborare, godere di uno sfottò, comprendere le brutte notizie improvvise, emozionarsi o preoccuparsi? Oggi, cosa devo fare? Non so più bene come mi devo sentire. Fatico a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è, tutto mi appare illogico, cambi d’umore repentini, scrivo cose come questa, idee deliranti, pensieri incoerenti. Sono tutti tipici tratti della follia o di una qualunque persona innamorata. Magari del Milan, in una settimana totalmente priva di senso.
Quindi hai proprio deciso che ci vediamo anche di giovedì. A quest’ora, poi. Fuori è ancora chiaro, pensavo di cenare fra un’ora. Ma vuoi farlo adesso e io non so dirti mai di no.

“You give sweet, and how easily, I, I fall deep
Your touch pours like honey on my skin, smooth it lingers
You, the cure, the cause, of my blues
My only flaw”

Mi sono addirittura abituato a vederti vestito così, AC Milan. Pare porti pure bene, le statistiche non mentono. Almeno loro. Sei sempre la debolezza a cui cedo senza remore, la cura e la causa, insieme.
Il primo quarto d’ora di questa serata di Europa League gravita attorno al ginocchio destro di Mike Maignan. Al terzo minuto, dopo un bruttissimo intervento di Vicek, diventiamo tutti satelliti dei suoi menischi, tendini e cartilagini. Passano i minuti, si fa medicare, esce, anzi no. Resta in campo e al 14esimo, proprio con la gamba infortunata, “miracoleggia” su una girata ravvicinatissima di Chytil. Poco dopo, chiede il cambio. Il nostro stato d’animo vacilla. Mentre Mike chiamava la panchina, lo Slavia, nella personcina educata di Holes (nomen omen), aveva praticato alcuni fori sulla caviglia di Calabria che l’arbitro giudica come tipiche usanze dell’imminente primavera di Praga. Al VAR, gente insensibile che non apprezza le tradizioni popolari, fa presente che potrebbe essere rosso e a malincuore gli tocca rovinare la festa (che a quanto pare, volevano farci) ed estrarre il cartellino.

“I sink deeper blue, by you I’m consumed
Oh I’m such a fool thinking I won’t get caught in your downhill flow
You, the cure and the cause, of my blues”

Non eravamo pronti. I mesi passati senza Mike sono stati un tale trauma da consumarci subito fra i mille pensieri di un vortice apocalittico anche perché, nel frattempo, lo Slavia continua a menare e dagli spalti vola di tutto, fino alla mezz’ora, quando il Milan inizia a curare le nostre ferite.
Christian Pulisic è un giocatore meraviglioso. E al 28esimo ce lo mostra ancora una volta con un’azione personale nata da uno scambio a centrocampo con Giroud. Tecnica, velocità, forza, tutti lo inseguono, nessuno lo tiene. Sfortunatamente Stanek, gli chiude lo specchio della porta sul più bello per poi
ripetersi su Leao poco dopo. Al minuto 33, dalla sinistra, Theo trova Rafa che serve in piena area il nostro yankee preferito, lui accarezza il pallone di destro (con una sensibilità che noi non abbiamo neppure nelle mani), è contemporaneamente una finta, un dribbling e una poesia.
Di sinistro, trova il rasoterra nell’angolino.
Già, Christian Pulisic è un giocatore meraviglioso.

“You keep needing, keep calling
The cure and the cause”

Ne vogliamo ancora. Tre minuti dopo, Theo Hernandez, sulla sua corsia, tocca da fermo per Rafa che, a memoria, con una sorta di riflesso incondizionato, gliela restituisce dove non c’è ancora nessuno. Theo non corre, letteralmente si smaterializza per apparire sei metri più avanti, lì dove spazio e tempo si incontrano, tocco in mezzo per Loftus Cheek che appoggia dentro l’ennesimo goal della sua incredibile stagione.

“Don’t take your love away, your love away
Cure me, cure me”

E’ stata una settimana difficile. Ma sembra davvero una serata in cui curare parecchi fastidi. Il recupero, a causa dell’infortunio di Maignan, è decisamente corposo, così è addirittura il 50esimo quando Rafa riceve palla a venticinque metri dalla porta, stoppa, alza la testa e fa finalmente quello che gli chiediamo sempre. Tira, fidandosi solo di istinto e talento. La palla finisce all’incrocio, è un goal di una bellezza stordente. E’ 3-0 allo scadere del primo tempo.
La squadra ha messo in campo, al ritorno, la prestazione che gli avremmo voluto veder fare a San Siro.
La ripresa diventa superflua. E lo è, a tutti gli effetti. Ospita la brutta figura in eurovisione del pubblico di casa (in atteggiamenti subumani) ed anche un goal dello Slavia in chiusura.

“You are wonderful and good when you want to be
You are what I want but not what I need
But you are the cure, oh yeah
Cure me, cure me”

Sai anche esser bellissimo, quando vuoi, AC Milan.
Sai farmi male, curarmi ma soprattutto, sognare ancora.

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