(di Max Bondino)
L’abbiamo pensato tutti, dai. Quando su San Siro, col Milan in vantaggio, si sono aperte le nuvole. Non sarà proprio tornato il sole ma la luce era parecchio diversa rispetto a quella che ha accompagnato l’infame domenica sotto il diluvio in cui ci siamo svegliati. Sentirsi “belli come il sole” è un esercizio di autostima difficile da allenare, specie in questo momento storico dove miliardi di estranei passano il tempo a spiegarsi l’un l’altro tutte le loro inadeguatezze.
“I wish I could tie you up in my shoes
Make you feel unpretty too
I was told I was beautiful
But what does that mean to you?”
Nel 1999, quando ci sentivamo bellissimi con lo sgangherato scudetto di Zac sul petto, in testa alle chart di Billboard, le TLC cantavano di accettazione e consapevolezza. Dopo la partita con l’Empoli ho provato ad immaginarmelo un po’ così, l’AC Milan. Risentito, deluso e un po’ vendicativo nel metterci di fronte alla realtà di un secondo posto per cui non sappiamo darci pace. Sembra esserci della rivalsa premeditata dal destino anche nelle formazioni che gettano lì sul tavolo Niang e Destro come fossero foto di classe delle medie. “Quindi, chi sarebbe quello brutto, adesso? Ma te lo ricordi com’eri?”
“My outsides look cool
My insides are blue”
Belli ma tristi dentro. Secondi ma brutti. Forse perché, per natura, tendiamo a guardare solo chi ci sta davanti (e non è un bel vedere, lo capiamo), anziché buttare un occhio a quante ne abbiamo messe alle spalle. L’approccio è molto più buono di altre occasioni e già dopo 4 minuti, Loftus Cheek inizia la sua partita fatta di grandi spunti, infilando con delicatezza una palla in area fra due difensori trovando Pulisic che finta e cerca il primo palo, deviazione in angolo. Tanti piccoli buoni segnali, come per Okafor, molto più a suo agio del solito nel ruolo di vice-Leao o Bennacer, ancora un po’ in difficoltà fisica quando viene pressato ma che, al sesto, ci ricorda subito quanto ci è mancato il suo piede educato, servendo una palla con le stelline filanti proprio a Noah, in piena area, che controlla bene ma, ostacolato, non riesce a concludere.
Ruba l’occhio Tomori per la sicurezza con cui tira giù la saracinesca con arroganza ad ogni timido approccio dell’Empoli. Si gioca fondamentalmente in una sola metà campo e il 75 % di possesso palla a nostro favore è lì a raccontarlo. Al minuto 38 è Reijnders a ricordarci quanta qualità latente ci sia in questa squadra con una prolungata azione personale sulla sinistra in cui letteralmente balla fuori e dentro la loro area, in cerca di un compagno da assistere che non arriva.
“I’ve tried different ways
But it’s all the same
At the end of the day
I have myself to blame
I’m just trippin’”
Proprio quando inizia a sembrarci una di quelle partite lì, nelle quali ci impantaniamo da anni, Bennacer decide di spazzare via tutti i nostri trip mentali con quella che è, probabilmente, una delle giocate che riescono meglio a questa squadra. Passaggio teso e visionario di Ismael per il taglio dentro di Okafor, classico “cutback” verso Pulisic che (con deviazione) mette l’1-0. Nessuno allo stadio si pone il dubbio del fuorigioco, l’arbitro quasi festeggia la chiamata con una scivolata sulle ginocchia mentre alza immediatamente il braccio. Dal vivo, avremmo potuto dimostrare quanto fosse buono sviluppando una polaroid sul posto e metterci comunque meno del VAR che, come previsto, coi suoi tempi, ci restituisce la gioia interrotta.
La ripresa si apre con una grande occasione in area (sparata altissima) da Calabria. Ne avrà un’altra di testa a un quarto d’ora dal termine ma diventa soprattutto il playground di Loftus Cheek che, presa coscienza del grande gap con gli avversari, si diverte a portare a spasso l’intero Empoli, box to box, con un mix di fisico, tocchi di fino e strappi in velocità che ci costringono, con gioia, a parecchi applausi extra. Il goal, per un sinistro rasoterra da fuori, al minuto 73, sarebbe stato un giusto premio. In contemporanea, usciva dal campo Jovic, di cui nessuno aveva notato la presenza fino a quel momento, a dimostrazione che fare la prima punta non è proprio il suo mestiere.
Due piccoli brividi. Il primo all’80esimo, con Thiaw un po’ incerto a ridosso del corner nel gestire palla ma sfortunatissimo nel rimpallo che libera Bereszynski, Kalulu ci mette una pezza. Poi, a tre dal termine, una specialità della casa sui corner avversari: l’uomo libero sul secondo palo che, fortunatamente, oggi è Destro, Il suo colpo di testa è un gentile retropassaggio per Mike. Un’altra piccola, buona notizia è che il Milan gioca il recupero in attacco, conquistando angoli e chiudendo con un buon sinistro di Chukweze che speriamo inizi a giocare con noi al più presto.
“But if you can’t look inside you
Find out who am I to
be in the position to make me feel so
Damn unpretty
I’ll make you feel unpretty too”
L’AC Milan riporta i suoi tifosi molto in alto in Serie A. In attesa di capire se sapremo accompagnare la squadra molto lontano in Europa. Non saremo stati proprio “bellissimi”, quest’anno ma probabilmente ha finito con l’evidenziare come pure noi, sugli spalti, dal divano e col cellulare in mano, qualche difetto, forse, ce l’abbiamo.