BPM (Beats Per Matches) – Episodio V. Milan-Newcastle ovvero: Tell Me

(di Max Bondino)

Ah, la passione. A volte ne dimentichiamo il senso associandola così spesso all’amore, al sesso ma il suo vero significato è legato principalmente alla sofferenza, non è vero, AC Milan?

“Tell me if it’s worth waking up for me
When there are so many reasons to lie”

Ne avrei molte, di ragioni, per restare a casa, sdraiato, dopo un weekend di febbre, bronchite e derby. Dimmi, vecchio Diavolo, ne vale la pena? La risposta me la anticipa un enorme “magpie” dalla barba rossa, lontanissimo dall’eleganza dell’uccellino da cui prendono il nome, non appena si aprono le porte della metro. Prima mi urla sulla faccia “Sandro Tonali eats spaghetti, drinks Moretti”, poi crea a spallate uno slot per me e mi invita ad entrare, accogliendomi con un “We love you Milaaaan!” ad alta gradazione. Lo ripetono continuamente, alla fine di ogni coro. Lì capisci che a questi non gli pare vero, d’esser qui. La Premier, gli arabi…e poi alla fine, sono dei simpatici “giargiana extraeuropei” che si fan le foto davanti a qualunque insegna riporti la scritta “Milano”. Per capirci, uno dei loro cori preferiti “percula” i tifosi del Sunderland che qui, non ci son mai stati. Capita, la dimensione?
Arrivo con buon anticipo e ho tempo per ascoltare gran parte del nuovo album di James Blake (altro figlio della provincia britannica) mentre San Siro si riempie.

“Tell me is it worth fightin’ love for
Tell me when you’re all done, oh, oh
Tell me that you love me over and over and over”

Certo che ne vale sempre la pena, combattere per amore e forse ancor più per gli ideali e l’ingresso di Sandro Tonali lo racconta bene. Eccola, la passione, sempre in bilico fra dolore ed euforia, rimpianto e speranza mentre tutti cantano “uno di noi” nel riscaldamento o quando, i fischi assordanti alla lettura delle formazioni switchano in un boato quando è il turno del loro numero 8. Oddio, “loro”, si fa per dire.
Ho conosciuto meglio i tifosi del Newcastle, ora tocca alla loro squadra, rivelarsi. Forse saranno altrettanto emozionati (ma il dodicesimo posto in Premier era un indizio) e probabilmente al ritorno ci metteranno in difficoltà ma quel che si vede nel primo tempo è una squadra di una pochezza disarmante, dalla personalità ai fondamentali, a volte. Dopo i primi minuti di possesso, fra il 12esimo e il 16esimo è il primo piccolo assedio. Ci prova Pobega da fuori e Pope respinge goffamente, Leao recupera e la rimette in mezzo verso Chukweze che di testa, defilato, inquadra la porta ma ancora Pope respinge, più goffo di prima.
Come un minuto dopo, un’uscita a pugni uniti da oratorio lascia la palla giocabile per Giroud che fa valere il fisico, difende lo spazio nell’area piccola e la gira di esterno in porta, Pope respinge di “petto-collo-faccia” in angolo. Il loro portiere ha l’eleganza di un sacco di tuberi lanciato su un’Apecar.
E ancora, sul corner di Krunic, Theo schiaccia bene di testa in mezzo all’area ma centrale, il riflesso e la coordinazione del sacco di juta che hanno in porta non saranno belli da vedere ma tant’è, alza sopra la traversa. È passato un quarto d’ora e lo spauracchio della quarta fascia dei sorteggi è stato preso a pallonate ma siamo ancora, incredibilmente, sullo 0-0.
Collezioniamo corner ma è alla mezz’ora che il regno dell’inverosimile ci si schiude davanti. Dopo un altro tentativo sull’asse Theo – Giroud, Leao ci porta a spasso. L’azione è meravigliosa e la inizia proprio Rafa con un controllo elegantissimo a centrocampo, il pallone passa da Pobega a Theo che trova il nostro 10 lanciato ormai dal limite, entra in area, li scarta tutti e poi ci sono 4 secondi (quattro!) in cui potrebbe fare ogni cosa, fra cui (me ne viene in mente una) tirare! Ma niente, non lo fa. Attende fino a quando l’impulso cerebrale più scemo gli suggerisce un colpo di tacco su cui inciampa. Quattro secondi con la palla nei piedi, dentro ad un’area di rigore equivalgono a mezza giornata di lavoro in un ufficio delle poste.

“I beg to be done
So tell me what is it all for”

Che senso ha? Dimmelo. Lo so, cosa c’era nella tua testa in quei quattro secondi, Rafa. C’erano gli highlights, i reels di quel tacco su Instagram, i commenti di chi giustamente ricorda che manca il tuo nome nella lista dei candidati al Pallone d’Oro. Ma è esattamente per ‘sta roba che ancora ti passa per la mente, che non ci sei. E soprattutto è il motivo per cui non siamo in vantaggio contro questi scappati di casa.
Per la cronaca, mentre non ci diamo pace per lo spreco, salvano sulla linea un tiro di Pobega e ne impattano altri tre con ogni parte del corpo. Andiamo al riposo sullo 0-0 quando, fossimo in vantaggio di due, ci sarebbe il rammarico di non averla chiusa.
Nella ripresa cambia poco, se non qualche protagonista. Florenzi che tenta una botta da fuori al 50esimo e mette un gran cross per Leao venti minuti dopo, che colpisce alto di testa. Entrano Pulisic, Reijnders e Musah e danno tutti buoni segnali ma è chiaro che la partita andava indirizzata molto prima, il tempo passa e loro sono un muro vivente contro cui andiamo a sbattere. A proposito di muro, riabbracciamo forte Fikayo Tomori, tornato ad avere quella faccia da gangster che sfoggia sulla schermata di blocco del mio cellulare. Rafa, chiaramente più incupito di noi per l’occasione divorata nel primo tempo, si intristisce, noi di più quando vediamo Maignan a terra che chiede il cambio, infortunatosi da solo. Il Newcastle partecipa al match al 94esimo con un tiro da fuori di Longstaff permettendo a Sportiello di iniziare a guadagnarsi i bonifici.
Il calcio è ‘sta roba qua, dobbiamo arrenderci. La stessa partita può esser un 3-0 o uno 0-0 a causa di centimetri, secondi ed un paio di idee idiote.

“I’m feelin’ so low, high, low, high
I’m feelin’ so low, high, low, high”

Sentimenti contrastanti, uscendo dal ventre di San Siro. Dal venire sotterrati di gol in un derby a dominare in Champions League ma senza vincere perchè alla fine, soffrire, è una parte fondamentale dell’amare una squadra. Ah, la passione.

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