BPM (Beats Per Matches). Milan-Juventus ovvero Return to Innocence

(dI Max Bondino)

Le parole a volte invecchiano male, le persone anche peggio ma i bambini, fortunatamente, sfuggono alle regole. Sembrano essercene più del solito in giro, mentre torniamo a San Siro un po’ più ingenui dopo una sosta che ha regalato il peggio a chi, a questo sport, vuole bene davvero, lasciandogli il privilegio di scandire intere esistenze, amplificando gioie, allenando dolori. Solo un mese fa eravamo tutti in piedi a salutare Tonali, ma non dobbiamo mica vergognarcene, noi. Per lui, forse, non era abbastanza.

Passiamo la vita nel tentativo di diventare qualcuno quando invece dovremmo solo provare a capirci qualcosa. Sandro ha tutto il tempo per provare a comprendere. Il mio in bocca al lupo e purtroppo, poco altro. Quanta roba sprecata.

“Love, Devotion
Feeling, Emotion”

È curioso come l’ingenuità, venga usata spesso come sinonimo d’innocenza se si è molto giovani mentre da adulti diventa solo un modo elegante di dare del pirla a qualcuno. L’esperienza viene in soccorso a farmi notare come discorsi sulla purezza morale prima di un Milan – Juve siano abbastanza coraggiosi ma…oh, siamo qui per questo.

“Don’t be afraid to be weak
Don’t be too proud to be strong”

L’abbiamo imparato bene in questi anni, a non tremare di fronte alle debolezze senza montarci la testa nei successi. O almeno, avremmo dovuto. Si è smesso di temere davvero il Piemonte Calcio da un bel po’ ma restano comunque “a pain in the ass”, quando te li ritrovi davanti. Insomma, quella difesa con Gatti e Rugani sembrava poter esser un bel parco giochi per Rafa & Company ma è durata poco. Quattordici minuti, per la precisione, nei quali collezioniamo calci d’angolo, tentiamo il tiro da fuori (perennemente sballato) con Reijnders e applaudiamo la prima progressione di Leao che cerca bene Pulisic, anticipato sul secondo palo. La seconda, al 14esimo, sarà il punto più alto della nostra partita. Rafa si porta a spasso Gatti per 40 metri, gli balla davanti un estratto della coreografia di “Billie Jean” e serve Giroud che dal vertice dell’area piccola, controlla benissimo, si gira e la indirizza sul palo lontano. Szczesny, d’istinto, devia miracolosamente in angolo.

Assistiamo anche a rinvii dal fondo che durano 50 secondi di media dopo venti minuti di partita a raccontare la vera dimensione di questa leggendaria squadra, centenario orgoglio della sua proprietà ovina. Loro si vedono alla mezz’ora, sistematicamente in contropiede, prima con un diagonale di Rabiot (fuori di poco) e al 40esimo, quando lì, al confine che separa l’ingenuità dall’innocenza ci viene chiesto un pirla come pedaggio e noi, offriamo Malick Thiaw, senza chiedere il resto. Kean gli va via in velocità sulla destra, la trattenuta da ultimo uomo è plateale quanto sanguinosa. Un tempo e spicci in dieci, all’orizzonte.

“Just look into your heart my friend
That will be the return to yourself
The return to innocence”

Però noi, cuori puri e innocenti, ci abbiamo creduto lo stesso. Perché anche con un uomo in meno la sensazione che, per perderla, dovessimo impegnarci più noi di loro, era forte. Almeno fino ai cambi, al 60esimo. Entrano Jovic (ma tenere Colombo pareva brutto?) e Krunic per Giroud e Adli (che poco prima arringava la folla dopo una serie di belle giocate che portano il figlio del presidente della Liberia a farsi ammonire). Tre minuti dopo Locatelli trova il suo secondo momento di gloria in carriera. Il primo, nel 2016, sotto la Sud era tutto suo. Questo, sotto la Nord ci pare giusto sia un po’ sporco, grazie alla deviazione decisiva di Krunic sul tiro da fuori. Curiosamente, dopo il goal, l’arbitro Mariani si sente più libero di far volare tutti i cartellini per i bianconerogialli che abbiamo atteso inutilmente nell’ora precedente.

Prima del match, anche il pensiero di un pareggio ci avrebbe infastidito ma produciamo davvero troppo poco nei minuti che restano, sfruttando malissimo (what a news!) tutti i calci piazzati. Ne esce bene Mirante sul finale, con due ottime parate su Cambiaso e Vlahovic e una prestazione onesta da dedicare a quelli come me che lo temevano come le cene di Natale.

“Don’t care what people say
Just follow your own way
Don’t give up and use the chance
To return to innocence”

Sarà dura tapparsi le orecchie e continuare per la nostra strada ma trovarsi di fronte alle proprie debolezze può anche tornare utile, come nel recente passato. Se i giornali titolano che il Piemonte Calcio ora, è da scudetto, la verità è che stanno un punto sotto, mentre gli irresistibili, uno sopra. Non appena l’amarezza si sentirà un po’ meno, ricordiamocelo. Lo dico più per voi, a dir il vero, io non faccio testo.

Fuori dallo stadio, un sacchetto di plastica col logo dell’AC Milan svolazza nel primo vento freddo di Milano, già mi basta per sentirmi più leggero. O forse, solo più ingenuo.

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