BPM (Beats Per Matches) – Episodio VII: Milan-Lazio ovvero WELCOME TO THE TERRORDOME

(di Max Bondino)

Voi non lo vedete ma c’è un adesivo “Parental Advisory – Explicit Content” appiccicato su questo BPM. Negli Stati Uniti d’America (the land of the free, if you know what I mean) c’è stato un momento storico in cui la loro costituzione recitava che una persona di colore era, dal punto di vista demografico, tre quinti di un bianco. Seriamente. È una cosa che ho scoperto intorno ai 14 anni, grazie a Chuck D dei Public Enemy.

Io non lo so con che musica di merda siano cresciuti gli Ultras della Lazio e sono consapevole che, come dicevano i nonni: “non si deve far di tutta l’erba un fascio” ma se il “fascio” col cervello AB-Normal, ancora una volta, è qui a San Siro a lanciare fumogeni e bombe carte su famiglie con bambini sotto il settore ospiti, un po’ di umana ostilità, me la procura. Parliamo di una tifoseria di una squadra di proprietà di un senatore della Repubblica Italiana, che ostenta come valore avere un undici titolare composto da soli giocatori caucasici e di una società che fa il possibile per accontentarli. Non dovrebbe più stupirmi, eppure…

“If you don’t stand for something, you will fall for anything.”

Milan – Lazio nasce così. Con un motivo in più. Ce n’erano già molti, come tre punti davvero importanti per restare in testa, tenere botta, considerando che i nostri rivali nei prossimi turni pare debbano affrontare nell’ordine: Brera, Vimodrone e una selezione mista dei condomini di Via Novara grazie a un calendario iniziale incredibilmente ostile.

“I got so much troubles on my mind, refuse to lose
Here’s your ticket, hear the drummer get wicked”

Già, qualche brutto pensiero di troppo in testa ma a maggior ragione, rifiutare l’idea di una sconfitta è doveroso. Dite al batterista di aumentare i BPM. Ci piacciono i primi 10 minuti del Milan. Con Adlì che avrà i piedi buoni ma non lesina di usare tutti i suoi 35 kg per menare Luis Alberto al 1mo, così per far capire l’atmosfera. Maignan tornato al centro della costruzione e tanto pressing intelligente. Ma siamo noi a spaventarci per primi al 13esimo quando Kjaer ha uno svarione più esistenziale che tecnico, perdendo la presenza di sé, lasciando campo a Felipe Anderson che, fortunatamente, calcia sull’esterno della rete. La Lazio gioca cortissima, fa molti falli (il 70% non vengono fischiati) e non è molto propositiva. Non esattamente ciò che ti aspetti dai vice-campioni d’Italia (fa ridere, vero? Quasi come vice-campioni d’Europa).

Perdiamo Loftus Cheek al 28esimo, entra Musah ed anche stavolta sarà un bel vedere. Due grandi occasioni prima dell’intervallo. Al 33esimo con Rafa che entra in velocità in area e per una volta fa ciò che gli chiediamo sempre. Tirare un po’ prima. Bel diagonale potente sul primo palo che Provedel respinge. Allo scadere, Musah fa una delle cose più semplici ed efficaci nel gioco del calcio: arrivare sul fondo e metterla forte in mezzo, dove trova Giroud che colpisce bene di destro, Provedel para ma non la blocca, la palla arriva a Reijnders che, dal fondo, con tre centimetri di specchio rimasto, è costretto a tentare un tacco che si stampa sul palo esterno. Sarebbe stato un goal immaginifico.

“Move as a team, never move alone
But welcome to the Terrordome”

L’AC Milan torna in campo nella ripresa da Nemico Pubblico. Ci sono Chuck D, Flavor Flav, Terminator X, Professor Griff e tutta la gang. C’è chi pensa, chi fa lo show, chi finalizza e chi ci mette la mentalità, l’attitudine, i valori.

“You can’t put the genie back in the bottle. It’s out.”

Dopo il primo quarto d’ora in cui abitiamo nella loro metà campo con Pulisic molto brillante, escono due discrete magie dalla lampada di Adlì: al 59esimo serve una palla elegantissima a Leao che mette in mezzo senza fortuna. Si ripete un minuto dopo, ancora meglio, servendo Reijnders (poetico per tutta la ripresa) che appoggia a Rafa in corsa, palla in area dove arriva Pulisic, sinistro al volo ed è 1-0 in quella gargantuesca cassa stereo che è San Siro, dove nessuno smette di cantare mai.

È qui che si svela l’approccio provinciale con cui la Lazio si è presentata a Milano. Inizia a giocare solo dopo lo svantaggio. Miravano chiaramente a impattarla sullo 0-0. Nei dieci minuti in cui provano a creare gioco emerge su tutti Fikayo Tomori, ormai in costante modalità berserk. Una vera furia quando guida una nostra ripartenza da solo, partendo da dietro, abusando di Guendouzi che si accorge del suo passaggio solo dal vento che per un attimo, gli pettina i capelli.

Al 70esimo, entrano Okafor, Pobega e Florenzi all’urlo di: Habemus panca. Tre minuti dopo Musah va vicino all’eurogoal con una palla agganciata in area scaraventandola in porta con cattiveria da bomber, Provedel fa il proverbiale miracolo al 50 %. Ci prova ancora Pulisic dal limite, questa volta centrale e Reijnders circumnavigando tutta l’area fintando su avversari, fili d’erba e insetti per poi liberare il tiro sull’esterno della rete.
È un Milan bellissimo nella ripresa. Quello che vorremmo sempre vedere. All’86esimo Florenzi salva eroicamente su un’azione personale di Isaksen un istante prima che concluda da zero metri e il minuto dopo…

“Black to the bone, my home is your home
But welcome to the Terrordome”

Rafa Leao da Almada, ricorda agli Ultras Laziali che sono tutti gentili ospiti a casa sua, qui nel Terrordome, quel luogo infernale da dove è impossibile fuggire. Vola sulla sinistra, si porta via tutto e tutti, specie Casale a cui dà due metri solo con l’ultimo strappo. Dal fondo, palla in mezzo per Okafor che appoggia il raddoppio.

“I’m not into violence, I’m into intelligence.”

I miei pugni restano al cielo per tutti i 5 minuti di recupero, si schiudono solo al fischio finale per salutare, affettuosamente, tutto il settore ospiti.

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