BPM (Beat Per Matches): Borussia Dortmund-Milan ovvero Old Yellow Bricks

(di Max Bondino)

Alexander Pope era un poeta. Uno di quelli bravi. Capace di far sopravvivere le sue parole per oltre quattro secoli regalandole anche ad un film prezioso con quell’”eternal sunshine of the spotless minds” che mise su carta nel 1700 a raccontare la bellezza delle menti senza macchia o rimpianti del passato, inattaccabili nel loro eterno splendore. Poche parole per fotografare la purificazione mentale e la conseguente liberazione dal dolore, traducibile oggi anche in un più prosaico: “beato te, che non capisci un cazzo” (e sarebbe stato, in ogni caso, un titolo migliore rispetto a “Se mi lasci, ti cancello”, no?).

Già, beati tutti noi che, al sorteggio di Champions, avevamo fatto pronostici e immaginato partite. Quanta purezza e innocenza, beati. Beati tutti, quanto splendore.

“Old yellow bricks
Love’s a risk
Quite the little escapologist”

Gli Artic Monkeys (passati da Milano in estate) cantavano di vecchi mattoni gialli, come metafora di tutto ciò che appare antiquato, proprio come i discorsi sul “muro giallo” con cui ci ammorbano nel prepartita. Ode a sua maestà Clarence Seedorf, unico a far spallucce davanti a tanta retorica, spiegando che se hai un problema per della gente che canta, hai sbagliato mestiere.

“You are a fugitive, but you don’t know what you’re runnin’ away from”

Borussia – Milan inizia e il peccato originale si palesa già al terzo minuto con Pobega lanciatissimo, in fuga, verso Kobel. Sarebbe bastato alzare la testa per notare Leao solissimo a fianco ma Tommy, inconsapevole (come un po’ tutta la sua prestazione, purtroppo), sceglie l’opzione che lo porta a sbattere contro Hummels. Nei primi venti minuti c’è un buon equilibrio e si mettono in luce Malen (per loro) e naturalmente Leao per noi, il primo aiutato da un Davidino Calabria a cui vogliamo un bene infinito (non ultimo per esser un ragazzo straordinariamente intelligente su un pianeta di mentecatti) che sta però attraversando il periodo più problematico della sua carriera. Rafa, come sempre, lo fermi solo buttandolo giù e arrivano i gialli che su di loro (ton sur ton) stan proprio bene.

Ansia e paura, alla mezz’ora. Prima al minuto 27, Malen si libera benissimo dal limite, calciando un sinistro rasoterra che sfiora il palo poi, al 31esimo, un errore in uscita di Calabria, doloroso come una scure di taglio sulla schiena, lascia campo a Fulkrug, gran botta che Maignan allontana.
Al 37esimo, sugli sviluppi di un angolo, Calabria serve in area piccola Giroud che stoppa e tenta, senza motivi logici apparenti, un tocco di fino, anziché detonare una mina da meno di due metri. Clamorosamente alto sopra la traversa. Dopo una bella parata di Mike al 42esimo su un diagonale di Bensebaini, ancora, a un minuto dall’intervallo, l’ennesima giocata da fuoriclasse di Leao a servire Giroud che non arriva sul pallone, Musah la recupera per Pobega (rimpallato), ci prova pure Theo, ma alto.

Dortmund non è esattamente fra le prime tremilasettecentoventotto città più belle del mondo e ce ne andremmo volentieri via già in serata coi tre punti, se fosse possibile. Ma se il primo tempo ha vissuto di strappi, occasioni clamorose sprecate ma anche di equilibri, la ripresa è materiale da cilicio. Al 53esimo, incursione di Pobega a sinistra che stavolta serve in area Giroud, anticipato. Sul rimpallo, Musah trova Leao dal limite che con una finezza pesca Pulisic sul dischetto. Con sette metri di porta a disposizione, Christian si focalizza sui 40 centimetri occupati dalla cassa toracica di Kobel, centrandolo in pieno. Non rischiamo più granchè, Rafa continua a far ammonire gente fino a quando all’80esimo serve dalla destra una palombella per Theo che in corsa colpisce benissimo di testa ma vola alto sopra la traversa. Poco dopo bella palla di Adlì per Chukweze che dribbla, rientra sul sinistro e cerca il palo lontano, fuori di poco. A tre minuti dal termine, altro momento di strapotere tecnico e fisico di Rafa Leao che spacca il Dortmund per vie centrali e serve ancora Chukweze in area ma anche lui si appassiona allo sterno di Kobel testandone la resistenza. Sulla respinta, botta di Reijnders da fuori che sfiora il palo.

“You’re at a loss
Just because
It wasn’t all that you thought it was”

C’è amarezza, è innegabile. Aldilà del risultato in sé (perché il Milan gioca, crea…) ma proprio per la visione d’insieme di un girone del quale non avevamo capito nulla (e tutt’ora, non sappiamo deciderci se si sia complicato o se, semplicemente, offra chance a tutti). Un mese fa sembrava folle pensarlo ma oggi pare assurdo, invece, non comandarlo con 6 punti, dopo ciò che abbiamo gettato con Newcastle e Borussia.
Certo, noi non siamo mica gente raffinata come Alexander Pope ma la poesia ci piace. E se il destino volesse narrare di una qualificazione conquistata sulle terga di quello là, ve lo ricordate? Quello fuggito a Parigi. Ecco, non lo trovereste idilliaco?

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