(di Max Bondino)
C’è una parola inglese di quattro lettere a cui sono musicalmente molto affezionato e a quanto pare non sono il solo. Racconta uno stato di intorpidimento dell’anima che abbiamo provato tutti per motivi differenti, più volte nella vita. Spesso come meccanismo di difesa verso un dolore, un disagio, un evento scioccante. È quando cuore e mente finiscono sotto anestesia all’unisono. Ecco, in quel momento: You feel…Numb. Non le ho mai contate (ok che sono l’evoluzione di un nerd ma mi pongo ancora dei limiti) ma “NUMB” potrebbe piazzarsi sul podio dei titoli più usati nella discografia da artisti diversissimi fra loro. Lo so che ve ne sono già venuti in mente un paio, vi conosco. Ed è per questo che seguendo l’adagio “people who show you new music are important” parto da quelle che, molto probabilmente, non conoscete.
“Oh, that’s just how it goes
Risin’, risin’ up
Right until we fall”
Inizia così “Numb” di Elderbrook. E anche se è nella nostra immensa storia raggiungere vette altissime e rotolare negli abissi, l’inutile 0-0 di Cremona fa più male di una sconfitta perché abita quel limbo dove i peccati originali abbondano. Non è la prima volta, non sarà l’ultima. La parte più creativa di me (che è anche la più psicolabile) aveva già dipinto questa partita, esattamente come si è rivelata, minuto dopo minuto. Il turnover obbligato (e quello non), loro già mentalmente in B a novembre che trovano più motivazioni degli studenti del professor Keating in “Attimo Fuggente”, Carnesecchi al PSG in estate a panchinare Gigio e classico assalto random al fortino con le star svogliate e improbabili gregari. Tutto già visto, un match immancabile nelle nostre stagioni, anche quelle più prestigiose e di successo. Qualsiasi walking dead team destinato alla retrocessione può contare sull’aneddoto per i nipotini che inizia con: “Quella volta col Milan…”
“That’s right, I hate love (I fucking hate you, but I love you)” canta Tom Odell nella sua “Numb”. Forse dobbiamo solo prenderne atto. Amare duro prevede anche passaggi come questo nei quali è necessario narcotizzare le emozioni più aspre. Perché oggi, dal torpore della bolla in cui mi sono rifugiato, guardo al primo tempo con meno astio. L’occasione di Brahim che calcia alto al 22esimo su una delle tante buone giocate di Messias e poi al minuto 25, il piede sempre più raffinato di Sandro Tonali che mette sulla testa di Rebic un pallone nell’area piccola, solo da spingere (che lui decide di colpire di narice) ma poi proprio Ante, un minuto dopo, con un filtrante per Origi che taglia fuori alla grande, in corsa, il suo avversario e si deve arrendere a Carnesecchì (con l’accento, per abituarlo ai cori del Parco dei Principi) che anche al 35esimo ci nega la narrazione epica dell’esordio da titolare (con quello che sarebbe stato un gran goal di testa) di Malick Thiaw.
La ripresa sarà spietatamente più povera ed amara. Specie al 55esimo quando un flipper isterico in area fra Origi e i difensori della Cremonese termina con la ribattuta in goal, anzi no. Per la terza volta in tre giorni, esulto e mi arriva un VAR, di taglio, sulla faccia. Rivedendola, l’azione, è chiaro, inizia con Divock in fuorigioco ma sinceramente, sono stremato, saturo, insomma…per dirla coi Pet Shop Boys, anche loro iscritti al club di chi si sente “Numb”…
“Feels like I feel too much
I’ve seen too much
For a little while
I want to forget
I wanna be numb”
Però al 60esimo entra Rafa (con Kalulu). Anziché dimenticare, proviamo a rendere questa mezz’ora indimenticabile. Il fatto che il pericolo maggiore creato da Leao sia un cross teso che diventa un tiro che si trasforma in una paratona di Carnesecchi (manco stesse scrivendo Branduardi) racconta bene come il nostro amato 17 sia subentrato canticchiando Numb dei Linkin’ Park: “I’m tired of being what you want me to be”. Forse gli chiediamo troppo ma non è così che funziona con chi ha più talento? Si percepisce un discreto ed aulico scazzo che non vedevamo da tempo, qualche volta mascherato dai risultati ma deflagrato in un nervosismo che non dovrebbe appartenere ai campioni (anche quelli in divenire). Se resti concentrato, c’è sempre tempo per la giocata giusta, citofonare Giroud.
“Don’t theorize, realise, polarise (I feel numb)” cantava Bono Vox e se c’è uno che proprio non si rende conto, non ha coscienza di sé, sul quale è difficile ormai teorizzare ma che ha soprattutto iniziato a polarizzare in negativo è De Ketelaere che avrei volentieri omesso ma i suoi 15 minuti senza senso né sensi, nella totale apatia che lo ammanta, meritano quantomeno l’inevitabile citazione a tema, in questo pezzo. Se per il primo tempo si poteva spendere un minimo di revisionismo dettato dall’amore, il secondo resta abbastanza imperdonabile e solo un futuro ancora lontano potrà darci la dimensione dei danni fatti (così, ad occhio, il carrozziere col poster di Maradona in officina si sta sfregando le mani). Nel futuro immediato, invece, ci aspetta fortunatamente San Siro dove recitiamo un ruolo fondamentale, sembra, nello spingere la squadra sempre un po’ oltre limiti e problematiche. Noi saremo lì, speriamo si presenti anche il Milan.
“Hello?
Is there anybody in there?
Just nod if you can hear me
Is there anyone home?”
Anche i Pink Floyd sapevano che sentirsi “Numb”, a volte, può esser una condizione confortevole.