Maldini Beffato?

(di Leonardo Pinto)

Un fantasma si aggira per il Milan 2023/24. È uno dei suoi giocatori più conosciuti e ammirati nel mondo. È una delle sue bandiere storiche, un capitano che ha vinto moltissimo, figlio di un capitano che ha vinto moltissimo. Molti milanisti lo insultano e schifano. Altri lo difendono a spada tratta, a volte sorvolando deliberatamente su alcuni suoi errori.

Chissà cosa penseremo, tra un mese, di Paolo Maldini. Quello che pensano i milanisti oggi va da un estremo all’altro, senza compromessi. Per alcuni era il freno che impediva un mercato giocondo come quello di quest’estate. Per altri, il funambolico mercato rossonero di questa estate sarebbe addirittura una ripicca, tant’è che si dice che alcuni dei giocatori arrivati erano nel suo mirino. Sarà vero? Abbiamo visto in giro elenchi, attribuzioni. In realtà sono interrogativi un po’ inutili, che non crediamo avranno risposte affidabili.
Ma a molti le risposte non interessano. C’era una strana voglia di litigare, tra i tifosi milanisti. In questo mese e mezzo, due clan si sono rinfacciati di tutto.

MALDINERS vs HATERS
Per i Maldiners, alcuni dei giocatori arrivati erano nella misteriosa “lista di Maldini”. Per gli haters, in questi anni il nostro numero 3 ha comprato solo incapaci, mentre tutti i giocatori buoni che abbiamo visto, li hanno trattati gli altri. Contro la sua volontà. Per i Maldiners, i giocatori che hanno deluso sono stati utilizzati male da Pioli oppure avevano bisogno di più tempo. Per gli haters, facciamola breve: Paolo Maldini è un fallito e un mojito-dipendente. Si legge di tutto: Maldini non voleva Ibrahimovic, il rinnovo di Leao non è merito suo, del resto ha lasciato andare via a zero il presidente Kessié e Pelè Calhanoglu. Ma poi, ogni giorno spuntano campioni che si è lasciato sfuggire per inseguire capponi. E non dimentichiamo che Maldini avrebbe cacciato Pioli per ingaggiare Pirlo, ma questo pochi mesi dopo aver rinnovato Pioli, comportamento che non sembrerebbe lucidissimo ma viene dato per tipico di Maldini, capriccioso e sfaccendato figlio di papà che va addirittura in vacanza a Miami o Ibiza (luoghi dove non si vedono italiani nemmeno a pagarli), o gioca fighettosamente a padel, attività che viene praticata pure a Quarto Oggiaro e Barona, ma parlando di Maldini viene citata con sdegno come uno sport snob ed esclusivo riservato a miliardari spocchiosi.

Forse però il vero snodo di ogni diatriba è quello che ci riporta al big bang di tutto: la cessione di Sandro Tonali. Maldini avrebbe accettato la consistente offerta del Newcastle? Qualcuno garantisce di no, lo sa per certo. Ma forse invece l’avrebbe accettata, che ne sappiamo davvero? Quando è arrivata, realmente? Prima o dopo che si è dimesso? Magari un giorno un giornalista glielo chiederà. E forse, per qualche miracolosa congiunzione astrale, Maldini gli risponderà. Per il momento tutti i ragionamenti su quello che avrebbe fatto o detto si basano su opinioni di addetti ai lavori veri o sedicenti tali, e su interpretazioni di un tweet della moglie di Maldini: “Non tutti i mali vengono per nuocere”.

Sinceramente, solo su una cosa ci sentiremmo di sbilanciarci. Se Paolo Maldini fosse ancora nel Milan, molto difficilmente avremmo visto il mercato pirotecnico di quest’estate. Tutti i nuovi giocatori che per ora – malgrado l’ottimismo della fede – non sappiamo se ci faranno davvero volare, ma sicuramente ci incuriosiscono tantissimo – posto che onestamente al momento la rosa non pare del tutto completa.
Però sì, abbiamo la sensazione (ovviamente non dimostrabile) che se Paolo Maldini fosse ancora nel Milan, avremmo visto un altro mercato faticosissimo.
Detto che è una sensazione, perché mai ce l’abbiamo?
Beh, se fossimo Maldiners incolperemmo la società, se fossimo Haters incolperemmo lui, è molto semplice.
Ma forse esiste una terza possibilità. Ed è che l’addio di Maldini abbia fatto scattare qualcosa. Andandosene, Maldini ha scatenato come un vulcano Giorgio Furlani, che subito dopo l’eruzione che ha scagliato Sandro Tonali in un posto lontano e deprimente, si è ritrovato sia con il budget che con la necessità di scatenarsi per ingaggiare giocatori. In pratica, ha avuto l’occasione e l’ha sfruttata. Tipo Giroud, se capite a cosa alludiamo. Un minuto prima c’era calma piatta, poi di colpo, si è girato Furlani.
Chi lo sa.
È un’ipotesi che magari vi parrà zoppicante, e non è che le altre due non lo siano. Ma questa, se non altro, porrebbe fine alle polemiche. Forse.

E A PROPOSITO
Siccome uno degli sport più popolari sui social è rinfacciare alla gente quello che ha detto o scritto, possibilmente decontestualizzando, ce lo rinfacciamo da soli perché è vero: noi, anche se negli anni abbiamo imparato a riconoscere certe sue testardaggini (alla Cesare Maldini, in fondo), avremmo voluto ancora Paolo Maldini in società, e non lo rinneghiamo.
Non è andata così, e ne prendiamo atto, però in un mondo ideale lo avremmo voluto CON Cardinale e Giorgio Furlani e Moncada – e ovviamente, Ricky Massara.
Perché?
Per tre motivi. Primo, con Paolo Maldini (e Gazidis, ed Elliott, e Pioli – piaccia o no ai PioliOuters) siamo tornati a vincere un campionato. E siamo tornati a vedere le fasi finali della Champions League. Non tutto è stato merito suo, nessuno dovrebbe essere così scemo da pensarlo. Ma nessuno dovrebbe essere così scemo da negare che ha avuto un ruolo fondamentale nel tornare a questi livelli.
Secondo, con Paolo Maldini è rinata una squadra, un’appartenenza di squadra che si era persa. A questa idea certi giocatori, si è visto, hanno aderito. Nessuno ci taccerà di PioliOutismo se arriviamo a sostenere che un nuovo spirito milanista, per anni sparito dallo spogliatoio, si è rivisto soprattutto grazie a Maldini – le testimonianze dei giocatori in merito sono abbastanza chiare, anche se gli Haters li hanno tacciati di stupidità, ed esortati a tacere. Poi, ripetiamo anche qui: non è tutto merito suo. Anche perché a volte ci sono alchimie, giocatori che si trovano simpatici, e creano gruppi in cui altri non riescono a inserirsi. Anche questa è una questione di personalità. Non ci si può far niente.
Terzo, e questo è il punto cruciale, crediamo che Paolo Maldini sul mercato abbia fatto il meglio che poteva. Ha sbagliato delle cose? Certo. Conoscete dirigenti che non sbagliano acquisti? Dobbiamo fare l’elenco dei flop presi persino dal Condor Galliani? Maldini a differenza di Galliani non ha avuto i budget del Berlusconi aureo, e non ha fatto i giochi di prestigio come altre famose società; non è certamente il ragno tessitore che da sempre sa come attrarre nella sua rete altri club servizievoli, dirigenti del calcio italiano, arbitri, giornalisti. Con budget oggettivamente limitati ha fatto il meglio che poteva, e il campo ha detto che con lui ultimo responsabile del mercato abbiamo vissuto momenti che non pensavamo più di vivere. Di nuovo (e tre): questa squadra l’ha fatta da solo? Per la terza volta: no. Perché non funziona così.

Come vedete, a noi sembra tutto molto semplice.

E alla vigilia del debutto in campionato (dopo amichevoli che NON vogliamo usare come argomento di discussione) ci siamo fatti una ragione del fatto che Paolo Maldini sia fuori dal Milan. Sta per cominciare un nuovo campionato, e come ogni anno noi vogliamo veder giocare l’acMilan diciannove volte campione d’Italia e sette volte campione d’Europa. La voglia di vedere il Milan in campo che abbiamo ora somiglia alla curiosità che avevamo da bambini il 23 e 24 dicembre: capire meglio cosa c’è in quelle promettenti scatole avvolte da carta da regalo colorata e fiocchi voluttuosi.

SCUSATE L’INSOFFERENZA
Ma la verità è che a questo punto della stagione, dare o ricevere le etichette di “vedove” è veramente un’attività imbecille: se qualcuno vuole considerare ComunqueMilan o chi lo segue un covo di “vedove di Maldini”, faccia pure: se è questo ad appagarlo, buon per lui, ma si può chiedere di meglio alla vita.
Ma come scritto più sopra, uno dei motivi per cui avremmo voluto Maldini ancora in società è per non sorbirsi questa stupida faida tra i suoi paladini e i suoi detrattori – e in fondo anche per toglierci il dubbio che nella migliore tradizione del “Milan Beffato” che ci viene cucita addosso da tanti opinionisti deliziati, non sia toccata anche a lui una beffa, quella di ritrovarsi fuori dal Milan proprio alla vigilia del primo calciomercato euforico dopo tanti anni.
In ogni caso, se è milanista come noi – e pensiamo che lo sia, per Giove – sotto sotto quegli strati di orgoglio e amor proprio, sarà curioso anche lui di vedere come giocherà il Milan.

(certo, se la sua prima curiosità sarà vedere un certo giocatore in nerazzurro, non potremo che avere comprensione per lui – perché il dubbio che a Bergamo si materializzi una specifica beffa, per noi ma soprattutto per lui, ce l’abbiamo un po’ tutti)

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