Rade Krunic è arrivato al Milan nel 2019. Pagato all’Empoli, dove aveva giocato 4 campionati (serie B compresa) 8 milioni di euro – la metà di Bennacer. Non sembrava destinato alla fama, diciamo. In tutti questi anni non è mai stato pensato come titolare del Milan.
Oggi ha 30 anni, e dopo 101 presenze in campionato, e un solo gol (al Verona. Ma un gol anche in Champions League, al Salisburgo) se ne va al Fenerbahçe, a quanto pare a guadagnare più di Mike Maignan.
Il Milan riceverà 5 milioni. Che non è male, volendo – ma una cosa che non tutti hanno ben chiara di quando si vende un giocatore, è che spesso lo devi sostituire, e ti devi chiedere chi puoi comprare con quei soldi. Del centrocampo del Milan campione d’Italia nel 2022 è rimasto solo Bennacer.
Il Milan ha investito molto in nuovi centrocampisti. Ma la sensazione è che il reparto continui a mancare di consistenza.
Beh. Questo post, prima che qualcuno ci aggredisca, non è per schierarci in un’ipotetica schiera di #vedovediKrunic o prepararci alle litanie dei #rimpiantoKrunic. No, siamo solo qui per prendere atto che là fuori c’è gente che prima o poi andrà dagli agenti di altri nostri giocatori, a sventolargli sotto il naso certe cifre.
Ma soprattutto, che come tifosi, stiamo vedendo continui contrordini: l’irrinunciabile di stamattina può diventare il fuorirosa di stasera.
E detto questo, salutiamo Rade con il capitolo a lui dedicato da Hap Collins nel maggio 2022, nel nostro libro #OnFire.
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RADE KRUNIC – Manifesto
Rade è la fidanzata storica, è il Natale, è quel manifesto attaccato a un muro del tuo quartiere sin dagli anni ’90 e che nessuno, neanche gli agenti atmosferici più coriacei, sono riusciti mai a scollare. Il tratto distintivo dell’uomo è l’espressione del viso perennemente sofferente nel corso della partita. Pare che nessuno lo abbia mai visto ridere: al massimo sorridere. Quasi nessuno sa che voce abbia. L’unico dettaglio sonoro che ne attesta la presenza in campo è la voce di Stefano Pioli, una eco che parte da bordocampo a modulare stentorea il mantra “bravo Radeeee!”, pronunciato con la proverbiale erre moscia parmense del Mister rossonero.
Pioli e Krunic, un binomio indissolubile, un po’ come Daniel Lorusso e il maestro Miyagi. Nessun recinto da pitturare o cera da posare in questo caso: quando Pioli lo chiama, è per buttarlo nella mischia, quasi sempre nelle fasi più delicate della partita. Nei momenti kruciali, Krunic risponde sempre, con i fatti. Anche nel corso di questa stagione ha coperto tutti i settori del centrocampo. Suo malgrado è stato anche il termometro dell’umore dei tifosi, invero piuttosto altalenante in una stagione che ci ha condotti al Tricolore non su confortevoli tratte pianeggianti bensì sui binari delle più classiche montagne russe. Se il bottino conteneva i tre punti, faceva capolino la consacrazione a eroe nazionale; in caso contrario, si guadagnava i primi strali dei tifosi. Ma Rade, anche in questo caso si è sacrificato per la squadra, resistendo ai malumori quanto agli entusiasmi, mai un plissè.
L’ironia (una volta tanto non beffarda) della sorte, ha voluto che nelle ultime giornate fosse proprio lui la soluzione al rebus del trequartista. Proprio mentre le trionfanti vanterie di un nazionale turco inducevano a chiedersi se 500mila euro del 2021 equivalessero ai trenta denari del 33 dopo Cristo, o se Brahim Diaz avrebbe mai garantito un’autonomia superiore ai 20 minuti a partita, Mister Pioli per l’ennesima volta si è rivolto al bosniaco. Rade, pensaci tu. E lui, come un eroe risorgimentale, ha risposto “obbedisco”, togliendo il fratino e onorando la maglia. Pochi giorni dopo l’apoteosi dello Scudetto, si è concesso un’altra celebrazione, il matrimonio con una damigella a nome Ivana Topalovic (più che un nome una dichiarazione di intenti). Il matrimonio con i tifosi rossoneri invece da tempo era già stato suggellato. Bravo Rade.