I torinesi detestano Milano. Città di chiacchieroni che se la tira da locomotiva del Nord, quando in realtà produce soprattutto roba poco concreta: moda, media, finanza, quelle robe lì da badòla fannulloni che non hanno mica voglia di travajé. Perciò, in omaggio alla produttività tremendista dell’unica squadra di Torino – ce n’è un’altra, dice qualcuno, ma a noi non pare – le nostre pagelle senza voti sono ispirate dalle aziende che hanno portato soldi e grissini nelle case degli amabili brontoloni di quella città.
(ci sarebbe anche un’altra azienda, dice qualcuno (sempre lui) ma quella, ha portato soldi e grissini soprattutto a una famiglia, e li ha presi soprattutto ai contribuenti: una cosa così poco da torinesi che Ventura potrebbe mettersi a correre con gli occhi strabuzzati anche solo al pensiero)
Diego Lopez – Robe di Kappa.
Nasce come tentativo di rendere accattivante uno stock di magliette rimaste invendute, mettendogli un logo con due tipi nudi che non vogliono combinare perché hanno le loro lune piemontesi. Diegone è così: è la versione scrausa di un prodotto figo e non ci ha mai fatti sentire più eleganti – però il suo mestiere di coprirci lo faceva. Ora invece le tarme gli fanno i buchi sul primo palo.
Abate – Pininfarina.
Ieri sera, come in tutte le serate decenti (…non abbiamo detto straordinarie: quelle, nella sua carriera, si contano sulle dita di una mano) si intravvede ciò che gli addetti ai lavori vedono in lui da anni e i tifosi non vedono mai: il design di una macchina che può andare molto forte. Ma il problema è sempre quello che la guida.
Romagnoli – Caffarel.
Buono, sì. Anche incartato bene. E che scioglievolezza. Ah, che scioglievolezza… Maledizione, che scioglievolezza.
Alex – Martini & Rossi.
Dite la verità, ripensando alla sua punizione non vi sentite allegrotti come dopo un paio di cocktail a stomaco vuoto?
Kucka – Pastiglie Leone
Porta con sé una strana contraddizione: è rinfrescante, ma terribilmente vecchio stile. Peraltro, sarebbe un po’ azzardato farne la base del nostro regime alimentare. Gervasoni gli tarpa le ali ammonendolo per un falletto a metà campo intanto che i granata girano picchiando con un badile – e con l’aria perennemente indignata di chi va subendo torti inenarrabili: bisognerebbe impararlo, questo trucco: con gli arbitri italiani funziona. Forse anche con gli elettori italiani – ma stiamo andando fuori dal seminato, vero?
Antonelli – Alpitour.
Tutto bene? E come sono le Canarie? Va beh, quando torni ci vediamo, dai! A presto! Che qui c’è da lavorare, neh!
Bertolacci – Intesa Sanpaolo
Qualcosa comincia a fruttare. Certo, gli interessi sono un po’ scandalosi, ti fanno penare per un assist e un 2% – ma oggi sono tutti così, monsù.
Montolivo – Magneti Marelli
La nostra batteria fa anche il suo mestiere, poverina, ma dura proprio poco – e quando comincia a piovere, ci pianta lì sulla A4 – con tutte queste Fiat che ci sfanalano e sventolano dita mediane.
Bonaventura – Lavazza
Casereccio ma eccitante, continua a tenerci svegli. Ciccino Gervasoni lo ammonisce per un braccio attaccato al corpo da un tiro a un metro di distanza, dopo che i granata hanno usato più volte il pallone come un bongo.
Cerci – Bertone
Eh, ha chiuso anni fa. Lo hanno detto anche i giornali. Non leggete i giornali? Guardate solo la tv? Ne possedete una? Urrà per voi. Hip hip, urrà.
Luiz Adriano – Einaudi
Da quando si è trasferita a Milano, lascia un po’ così, vero? Però i capelli sono indiscutibilmente quelli di Gramsci.
Bacca – Toro Assicurazioni
Ogni tanto pensi di non averne bisogno, poi però ti accorgi che copre a dovere tutte le scemenze che fai.