4 Ottobre 2015
Milan-Pulcinellas- 0- 4
Perché erano i profondi primi anni 80, e quindi i genitori di allora erano fondamentalmente preoccupati che i loro figli non diventassero eroinomani o terroristi. Perché altrimenti un paio di domande, fossi stato nei miei, me le sarei fatte. Del tipo: come mai, oltre a seguire ossessivamente una squadra di calcio che schierava Jordan e minacciare di morte i miei compagni delle elementari che tifavano le Merde, consumassi già in tenera età le pagine di Edgar Allan Poe, non esattamente Lancio Story o l’Intrepido.
Ora, conoscerete tutti la trama de ‘La caduta della casa degli Usher’.
No? Beh è facile, c’è uno che una sera va in una casa diroccata, in cui succedono delle cose perlomeno bizzarre (anche per gente come noi che ha visto uno come Constant sulla fascia. Che poi avete letto che il Kevin ha menato degli sbirri in Turchia? Ahaha Acabcostant).
Insomma, tornando a noi, il nostro protagonista si spaventa moltissimo, scappa e intanto la casa crolla. Cioè, detto così sembra meno avvincente di una puntata in replica di ‘Un posto al sole’, però fidatevi, è considerato un capolavoro della letteratura gotica e mette più a disagio di una diagonale difensiva di Abate.
Beh, ci ho pensato ieri sera verso il 40esimo del secondo tempo, mentre avevo attorno stormi di Pulcinellas che si gettavano da una liana all’altra cantando ‘Oj vita oj vita mia’ come se si fosse appena sciolto il sangue di San Gennaro. C’è da dire che sono fastidiosi, ma non mi fanno salire il nazismo come i gobbi. Più che altro, rimango ogni volta stupefatto a guardarli come si fa con un animale esotico, tipo il casuario (esiste, andate a controllare). Va detto che sono al 90% degli occasionali perché quelli tosti mi sa che manco vanno in giro in Italia, il che è un peccato, perché nel passato avevano regalato autentiche chicche da National Geographic.
Ora, non sarà molto sportivo dirlo.
Ma non è bello vederne che trottano a sciami persino vicino al baretto con la sciarpa azzurra e la maglia aderente del Pampa Sosa presa alla bancarella a Fuorigrotta. Qualcosa mi dice che fare noi qualcosa del genere intorno al San Paolo sarebbe un’idea perlomeno cretina. Che poi il piagnisteo che ha sempre accompagnato le partite con i Pulcinellas alimenta da sempre gli istinti più torvi. Mi ricordo in transenna in Brigate, sarà stato l’inizio degli anni 90, chissà perché passavo di là. Stavano srotolando degli striscioni per insultarli. Il più tenue era qualcosa del tipo ‘Meglio iracheni che napoletani’ (era il periodo della Guerra del Golfo, si sa che anche le ingiurie sono contestualizzate). “Ma non sarà troppo?”. “No, oggi vale TUTTO”. Bei tempi.
Ad ogni modo c’è una specie di autogratificazione masochista nel dire “Massì, vediamo quanto in basso riusciamo a cadere”. Sapete di cosa parlo: in questi ultimi quattro anni è un momento che prima o poi è sempre arrivato, regalandoci autentiche perle di abbrutimento. Però la verità è che sotto sotto uno pensa sempre: “Sant’Iddio, prima o poi tutto questo FINIRA’, no?” Bene, l’abbiamo pensato anche noi, convinti del fatto che questa volta forse- dico forse- fosse quella buona. E invece.
Il Fall Out Atomico. La devastazione più totale. Il crollo della NOSTRA casa.
E siamo appena ad inizio Ottobre. Bello no?
Ora, ho il coraggio di dirlo. Ci dice anche tutto male. Perché la fortuna aiuta gli audaci, ma la sfiga bastona i cosìcosì. Partiamo compatti, precisi, niente di che, ma nettamente meglio di quell’agonia del primo tempo di Genova. Ovviamente, regaliamo ai Pulcinellas un gol alla prima occasione possibile. Certo, colpa di Zapata, ovvio. Che te lo dico a fare. Però anche di chi costringe gente tecnicamente in difficoltà a far partire l’azione da dietro, manco fossimo il Barcellona e centrocampo avessimo Xavi e Iniesta.
Teniamo botta fino all’inizio del secondo tempo. Pronti via, due a zero. E a tutti a casa.
Sì ma con altri 40 minuti da giocare in cui ci hanno fatto a fette.
Una squadra non la ricostruisci in un anno, è vero. Però il confronto era impietoso.
Lasciamo stare Higuain che è di un altro pianeta, ma loro da centrocampo in su, loro hanno nell’ordine:
1) Jorginho: uno dei tanti che sembrava già nostro, l’avete visto? Figuriamoci.
2) Hamsik: abbiamo scoperto che era il famoso Mister X che doveva arrivare dopo lo scudo vinto con Ibra: se l’è mangiato il Lodo Mondadori.
3) Insigne: è diventato quello che per noi doveva essere El Shaarawy. Una promessa giovane su cui investire. Solo che quel nano del circo domenica sera ci ha piazzato due pere, il Faraone si è perso fra le sopracciglia ad ali di gabbiano e i Ringo Boys. Pare che il Monaco lo riscatti. A qualcuno manca? Non credo.
Che poi dopo tutto questo disastro voi avete sentito qualcuno? Avete visto per caso non so, Cravatta Gialla o il Presidentissimo dire ‘bah’? Niente.
Quello che ci manca è un’idea di Milan. Di dignità ontologica. Qualcosa che non avevamo perso manco nel 1982 quando siamo andati in B e Juary ci segnava facendo il giro della bandierina. Un disastro in campo, confusione in panchina, troppi AD e nessun direttore sportivo, l’anarchia in sede e faccio notare, la cessione del 48% della società avvolta nel più assoluto mistero. Voi ci avete capito qualcosa? Chi ci compra? Chi ci mette i soldi? Ma ‘sto fondo esiste DAVVERO?
Il mio rapporto con il Milan sembra come quando dopo mesi di indifferenza mandi un sms all’ex fidanzata per il suo compleanno e cerchi di essere distaccato ma gentile. Lei non capisce se la prendi per il culo o no e si risente. Tu ti risenti che lei si risenta, e vi avvitate in una spirale di vaffanculi telematici. Domenica sera avrei spergiurato che non avrei messo mai più piede in uno stadio. Ho evitato giornali e tv per due giorni.
Oggi, timidamente sto iniziando a sbirciare i blog di più jihaidista osservanza milanista. Fra una settimana, lo so di già, in piena pausa per la Nazionale, avrò la scimmia.
Ma è questa la vita che è giusto vivere? La dipendenza non è esattamente la forma più nobile dell’amore, né di sicuro la più intelligente.
PS
Postilla, due ore dopo il post, e cento tweet indignati dopo.
Qualcuno ha accusato questo mio pezzo di razzismo. Rispondo dicendo che per me l’ironia e il sarcasmo non hanno latitudini e il fatto che Napoli stia a 50 km da Milano o in Campania per me non fa differenza. I tifosi della Juve li chiamo gobbi, quelli dell’Inter, merde. Porto la mia esperienza di curva, minima e comune a tanti, ma vera e lunga 20 anni. Ed è con quello spirito che scrivo, spietato soprattutto verso i colori che tanto amo. Della curva uso il linguaggio, gli sfottò, le esagerazioni. Nel pezzo ironizzavo sui tifosi occasionali del Napoli, evidentemente questo è stato scambiato per un attacco generico. Peraltro, nel passato, ho sempre parlato con molto rispetto proprio degli ultras azzurri. Se qualcuno si è sentito offeso, mi scuso, ma pensate a me che ho Zapata in difesa. Ragazzi, è calcio. È passione, è birra al bancone. Tutto qua.
chi si indigna? quelli che quando andavi al San Paolo ti pisciavano addosso dall’anello sopra il settore ospiti? ah beh……
Ma no figurati…saranno piuttosto quelli che siccome una pila sola in testa non faceva abbastanza male prima di tiratela dall’alto la scotchiavano insieme ad altre 5….
Ora sono testimone diretto del fatto che il Conte abbia incrociato domenica svariati personaggi che indossavano tutte, magliette, collant, perizomi, e cuffiette azzurre senza battere ciglio….come per altro nessuno ho visto in qualche modo apostrofare tali personaggi…
Ora proviamo a fare la prova inversa al S.Paolo…dai dai vediamo quanti minuti si riesce a resistere con anche solo un fazzoletto rossonero prima di essere subissati…