Nel confronto con Genova e la sua squadra più antica, evochiamo la sua attrazione più moderna: l’Acquario. Come non chiamarlo in causa, in un San Siro diventato una placida vasca rispetto alla torrida giungla di voci che era un tempo? E come non pensare alla viscida freddezza con cui alcuni stoccafissi rossoneri hanno brillantemente, anguillescamente scaricato ogni responsabilità sul bersaglio più evidente, cioè l’allenatore d’acqua dolce? Onde per cui, ecco le nostre pagelle tematiche per l’ultima triste mattanza del Milan di Inzaghi e forse (mah) (vedremo) di Berlusconi.
Diego Lopez – POLPO (Octopus stranitus)
Con i suoi 8 tentacoli dotati di una doppia fila di ventose, afferra palloni destinati alla rete evitando la goleada ligure. Cresce la sensazione che non abbia realmente legato con la squadra, nascondendosi polpescamente in buchi e anfratti: primo perché non è di esempio ai compagni, secondo perché non gli viene da usare, le sue capaci manone per far saltare qualche acconciatura ai pettinatissimi miserabili che lo circondano, come qualunque grande portiere farebbe in circostanze simili.
Ignazio Abate – PESCE NAPOLEONE (Cheilinus undulatus)
Pesce dotato di un senso di superiorità francamente fuori luogo.
Adil Rami – RAZZA (Rajidae incapacis)
Prendete il cellulare, stiamo per fare la battuta più telefonata della serata. Solo un secondo, la stiamo formando sulla tastiera. Okay, ecco. Che razza di giocatore è questo? Non era un fulmine di guerra quando è arrivato, ma se non altro sembrava sapesse sguazzare nelle acque della difesa. Infortuni o meno, attualmente si candida per la hall of (in)fame dei giocatori più nefasti mai visti in rossonero. E per riuscire a spiccare così tanto nella rosa di quest’anno ci vuole del bello e del buono.
Philippe Mexes – CAVALLUCCIO MARINO PANCIUTO (Hippocampus abdominalis)
Quando è in difesa si aggrappa spesso ad alghe, spugne, piante marine o giocatori che gli scappano da tutte le parti – ma in attacco alza la cresta battagliero, e sfodera uno dei suoi gol da cineteca. Non possiamo che esecrare chi anni fa lo ha impostato come difensore.
Mattia De Sciglio – TARTARUGA PALUSTRE (Emys orbicularis)
Considerata in pericolo di estinzione, è tutelata da un progetto per il recupero. Anche se questo difficilmente cambierà la sua natura lenta, goffa e incerta: ormai sappiamo che il suo DNA non è precisamente quello del velociraptor.
Marco Van Ginkel – PINGUINO PAPUA (Pygoscelis inconsistentis)
La specie in questione è una delle meno mobili, e il giovane volatile che non vola è alimentato in mare particolarmente a lungo dai genitori. Nonostante la bamboccioneria eclatante, a tratti sembra possedere una sua dignità, e assume la postura di chi sa stare in piedi mentre infuria la bufera; ma il modo in cui arranca traballante dietro a Bertolacci diretto in porta (e non certo dopo mezz’ora passata a sfiancarsi) è sintomatico: forse un giorno acquisterà personalità, ma per il momento, vale quanto un milione di altri uccelli impettiti.
Nigel De Jong – CORALLO DELLE MOLUCCHE (Corallium rubrum)
Se ne sta lì, tra i flutti, senza realmente frangerli. La quantità di partite anonime da lui giocate ha qualcosa di stupefacente rispetto al temperamento mostrato in altre occasioni. Ogni tanto viene da chiedersi se la stima di cui gode non sia dovuta alla pochezza dei comprimari.
Giacomo Bonaventura – PESCE TAMBURO (Capros aper)
Cerca di dare ritmo ai molluschi che lo circondano davanti, e prova a suonare la carica nel secondo tempo; interessante come cerchi di caricarsi la squadra sulle spalle soprattutto quando Menez viene buttato fuori. Forse lo soffre in modo particolare, oppure soffre la consegna inzaghiana – che, molti di noi sospettano essere diventata, da novembre in poi, “Datela a Jeremy”. Nonostante il calo vistoso degli ultimi mesi è uno dei pochi cui diamo volentieri appuntamento all’anno prossimo.
Keysuke Honda – PESCE SEGA (Pristis pectinata)
Via. Di. Qui. Presto.
Alessio Cerci – FOCA (Phoca vitulina)
Lo strato di grasso non gli consente troppa agilità (eufemismo) ma va detto che viene mandato a morte certa a fare il finto nueve in una banchisa piena di cacciatori; peraltro, sembra metterci un pochino più di voglia degli altri (non che ci voglia molto); volendo, l’assist del gol è suo.
Jeremy Menez – MEDUSA (Aurelia aurita)
Irritante come nulla al mondo. L’arbitro Giacomelli lo butta fuori per qualcosa che non ha fatto. Viene da dargli ragione.
Giampaolo Pazzini – BARRACUDA (Sphyraena sportellantis)
Bizzarramente, il sito dell’Acquario di Genova, dal quale abbiamo tratto tutte le note ittiche che avete letto finora, dà informazioni solamente su come prepararlo con aglio, patate e prezzemolo. Poco rispettoso per un predatore, considerarlo apertamente cotto, ma non ci sentiamo di dissentire.
Mattia Destro – PESCE TROMBETTA (Macroramphosus panchinatus)
Caratterizzato da un muso oblungo, si mimetizza al punto da risultare invisibile. Non una grave perdita: come annota laconica Wikipedia, “il suo valore alimentare è nullo”.