Un anno fa a quest’epoca si parlava ossessivamente di un Maestro, quest’anno pure, anche se il soggetto è cambiato: l’unica spiegazione che sappiamo darci è che in questo periodo dell’anno, i giornalisti più somari sono portati a ricordare i tempi della scuola (e con esso l’inizio di quel servilismo al quale si sono votati fin da bambini). Siamo però d’accordo sull’opportunità di rendere omaggio al corpo insegnante della nazione, nel difficile momento del ritorno nelle aule, e dedichiamo a loro queste Pagelle Senza Voti ispirate da Maestri di ogni tipo.
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Donnarumma – RICCARDO MUTI
Per ottanta minuti sembra riuscire a dirigere la difesa solo lanciando occhiate – ma poi deve intervenire da par suo per garantire che la Prima alla Scala del Calcio non finisca tra i fischi.
Calabria – WALTER WHITE
Gabbia – BASSI MAESTRO
Nella Foto di gruppo, resta in bilico tra mille situazioni che lo compromettono, tra mille e più inquilini che lo sfrattano. Diverse incertezze dietro, e un errore davanti quando potrebbe segnare un primo storico gol a San Siro. Molta gente sostiene che gli manchi proprio la base, speriamo si sbaglino.
Kjaer – HERBERT VON KARAJAN
Solenne e carismatico, non permette distrazioni alla sua orchestra – e finché è in campo, non si sente una nota stonata. Ma appena lascia il podio, la difesa smette di sembrare i Berliner Philharmoniker e diventa la Dark Polo Gang.
TheoHernandez – LA SIGNORA GAZELLE DI PEPPA PIG
Mette il cross per il gol di Ibra, anticipa Orsolini su un colpo di testa che poteva essere letale, tira una botta spettacolare da fuori area – quest’anno sembra deciso a fare tutto, come la infaticabile maestra d’asilo d’origine francese, nel tempo libero chitarrista hard rock e campionessa di sci; l’unica cosa su cui si può eccepire è lo strano materiale che si ritrovano sulla testa.
Bennacer – CLAUDIO ABBADO
Come il grande direttore (e grande milanista), dirige in modo affabile, senza divismo – anzi, quando potrebbe essere protagonista su imbeccata di Zlatan, da un metro manda il pallone in direzione della Staatsoper di Vienna. Nel secondo tempo spicca il rigore guadagnatosi, curiosamente, in modo molto simile a quelli che gli attaccanti della Fiorentina avevano lucrato contro di lui un anno fa. Qualcosa è cambiato, vero?
Castillejo – MARCELLO D’ORTA
Come l’insegnante autore di Io speriamo che me la cavo, colleziona errori e adorabili ingenuità. Pioli lo toglie prima che il Bologna si diverta troppo con i suoi pensierini gioiosamente sconclusionati.
Come il filosofo greco, elabora una enorme quantità di gioco non facilissima da decifrare; nel secondo tempo proprio come il filosofo greco con il suo allievo Alessandro Magno, allarga le braccia indignato nel vedere come il guerriero applica i suoi suggerimenti mettendo fuori un suo assist (dopo essersi fatti entrambi il campo di corsa). Non avevamo mai visto qualcuno sgridare Ibrahimovic – e sopravvivere: sa di avere la sua fiducia e la cosa gli dà un’autostima e tranquillità evidenti: non escludiamo stia per pubblicare uno studio sulla logica in sei volumi.
Ibrahimovic – ARTURO TOSCANINI
È come il genio tellurico che terrorizzava i suoi orchestrali gridandogli “Quando sarò morto, tornerò come tenutario di un bordello e non farò entrare nessuno di voi” oppure, quando era necessario essere più concisi, “Assassini!”. Al di là della doppietta, a impressionare sono la voglia, le corse, la rapidità nel decidere cosa fare, la soggezione che mette agli avversari. E ai compagni.
Rebic – MAESTRO PERBONI DEL LIBRO CUORE
Un po’ in penombra, stranamente marginale, persino buono: gioca soprattutto al servizio della squadra, nemmeno una rissa o un tiro velenoso, dev’essere il compleanno che lo rende deamicisiano. Lo riconosciamo solo quando si fa metà campo di corsa per rimediare a un errore di Brahim Diaz, abbattendo un avversario – lì, batte il Cuore anche a noi.
Saelemaekers – LEONARD BERNSTEIN
Subentra a Castillejo, e subito si mostra iperattivo come il direttore della New York Philharmonic che aveva uno show televisivo e componeva la musica di West Side Story. Sembra aver mantenuto la stessa intesa coi compagni della fine del campionato scorso, ricordate? No? Non dite sciocchezze, è appena finito.
Brahim Diaz – MARIA MONTESSORI
Naturalmente è difficile giudicare dai pochi scampoli di gioco visti finora, ma sembra avere una sua idea rivoluzionaria e cosmica di gioco troppo avanti per tutti i compagni – mentre gli avversari la capiscono istintivamente come i bambini, cosa che fa anche piacere dal punto di vista educativo, ma ecco, sapete com’è, siamo un po’ conservatori su certe cose.
Duarte – PEPPE VESSICCHIO
Personalmente ispira simpatia – sarà il look – ma ha vinto Sanremo con Per dire di no di Alexia, con Per tutte le volte che di Valerio Scanu, con Chiamami ancora amore di Roberto Vecchioni. Insomma, continuiamo ad aspettare che faccia qualcosa di bello perché saremo anche snob ma finora, onestamente, è un po’ tanto lontano dai nostri gusti.
Tonali – STING
Probabilmente sente addosso gli occhi di tutti i milanisti. Ci si dovrà abituare: ogni respiro, ogni mossa che farà, ogni passo che farà, noi lo guarderemo; ogni singolo giorno, e ogni parola che dirà, ogni partita che giocherà, ogni sera che sarà in giro, noi lo guarderemo.
Krunic – ROBERTO PREGADIO