Le Pagelle Che Non Lo Erano: Milan-Atalanta 1-1

Il clima imbizzarrito di questi giorni, che ha anche causato una vittima (il cooling break) è alla base delle Pagelle Senza Voti di una partita che ci aspettavamo di perdere – tant’è vero che avevamo già preparato delle pagelle astiose e invelenite sui grandi casi di doping nello sport, in omaggio a una voce infamante sui nostri avversari (voce che noi perfidamente avremmo alimentato con nonchalance). Ma siamo troppo sereni per farlo dopo un ennesimo risultato positivo, o quanto meno poco nuvoloso.
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Donnarumma – FORTUNALE
Ci giochiamo questo termine squisitamente desueto perché il modo in cui spazza via gli attacchi più pericolosi della partita non merita termini banali. Para un rigore, esce a valanga su Zapata, concede la consueta uscita pazzoide ma provvidenziale su un calcio d’angolo complicato, tiene sveglia una delle difese più rischiose che il Milan abbia mai avuto. Perché il capitano non tiene mai paura (cit.).
Calabria – MONSONE
Soffia un po’ discontinuo sulla sua fascia, ma non ci pare che conceda una serata facile ad Alejandro Gomez (alcuni dicono che abbia un soprannome vezzoso, noi non vogliamo saperne). In compenso reagisce un decimo di secondo dopo Zapata sul flipper che fa piovere il pareggio sul piede dell’atalantino.
Kjaer – BRINA
Raffredda i bollori degli attaccanti nerazzurri, ma soprattutto quelli dei difensori rossoneri. Una piccola perla, il modo in cui va a opporsi a un iceberg di Zapata tenendo la mano attaccatissima al corpo. In sei mesi, da tappabuchi raccattato per strada è diventato leader della difesa, con imperturbabile freddezza nordica. Poi, non saremo noi a negarlo, il ricordo del torrido e sensuale calòr latino di Musacchio ci causerà sempre un fremito nel profondo. Ma dovrebbe bastare del bicarbonato.
Gabbia – GALAVERNA
La brina sulle prime sembra neve, la galaverna sulle prime sembra brina – è la sua versione economica, quando l’inverno non ha voglia di spendere, mica è qui per farci divertire. Tuttavia, malgrado una mobilità fantasticamente legnosa, gradualmente prende confidenza con i compagni, e non si scioglie contro attaccanti che hanno fatto vittime più illustri di lui.
Laxalt – BOMBA D’ACQUA
Tutti ci prepariamo a una serata di #seceraTheo, ma inaspettatamente, il rasta uruguagio esonda da se stesso: allaga la fascia e manda in palla il traffico bergamasco. Sembra quasi uno che gioca a calcio di mestiere.
Kessié – BOMBA SEXY
A tratti sembra irresistibile, specie nel primo tempo quando fa girare la testa ai centrocampisti avversari. Tutti si aspettano che prima o poi faccia qualche scemenza da svampita senza cervello, invece insiste col recuperare palloni e distribuirli con rapidità fino a quando il suo compagno, il tipico anziano facoltoso con cui credeva di sistemarsi, non si ingelosisce e inizia a fare scenate (in area). A quel punto sbanda un po’, ma nel secondo tempo riesce faticosamente a riemergere.
Biglia – AFA
Non è scarso, è l’umidità. Perché evidentemente deve avere della muffa in testa, se nella partita in cui abbiamo più bisogno del suo cervello, stampa i tacchetti sul ginocchio di un uomo inoffensivo a terra, come se cercasse rigore ed espulsione. Donnarumma evita il primo, l’arbitro la seconda, ma ne usciamo boccheggiando e tutti sudati.
Saelemaekers – SPIFFERO
Aiuta in difesa e si propone bene in avanti, ma finisce per essere sempre l’uomo sbagliato al posto giusto. Per certi versi porta freschezza alla manovra, ma quando Pioli inizia a sentire un certo dolore ai fianchi decide che può bastare, e gli chiude la finestra.
Calhanoglu – MANNA
Trova un gol di pura autostima, un po’ mandato dal cielo, ma che fotografa perfettamente il suo momento: non ha più paura del numero 10, di prendersi responsabilità, di provare giocate; sa che Allah è al suo fianco – okay, non è Allah quello che fa scendere manna, forse fa scendere yogurt.
Ibrahimovic – NEBIÙN
Partita complicatissima, a sbattere contro Caldara, a cercare di trovare la via per la porta avversaria e farla trovare ai compagni, ma anche – e pochi lo sottolineano – a dare una manona in difesa agli acerbi compagni, sbrogliando parecchi dei calci d’angolo battuti dall’Atalanta. Non ha vere occasioni e non brilla come nella partita di poche ore fa col Sassuolo, ma anche quando non lo si vede per un po’ resta un simbolo di Milano.
Rebic – ANTICICLONE BALCANICO
Rispetto al suo famoso collega delle Azzorre o a suo cugino (il subtropicale africano) ha spesso paturnie che lo inducono a isolarsi e rendersi autonomo, andando a formare strutture di alta pressione (ma a chi di noi non capita?). Certo, è ovvio che tutti vorremmo che causasse più perturbazioni alla difesa, e perturbasse tantissimo il portiere. Pioli lo trova un po’ troppo stazionario e lo toglie, ma non dimentichiamo che da una sua azione nasce la punizione che porta a un netto miglioramento del nostro clima.
Bonaventura – ARIETTA
Quella proverbiale brezza che non sembra, ma fa tanto: col suo ingresso riprendiamo autorevolezza nella metà campo avversaria; il palo gli nega il gol dell’ex.
Leao – SLAVINA
Ottimo il contropiede che si conclude col palo di Bonaventura: riesce a pescare piuttosto bene il compagno prima di impattare su un difensore (e non su Ibrahimovic come sostengono divertiti i telecronisti). Più volte scende franoso ma potenzialmente letale sugli orobici; gli manca solo l’arroganza della valanga.
Krunic – SICCITÀ
Noi speriamo sempre che dai suoi ingressi in campo nasca qualcosa, ci basterebbe anche qualche sottofenomeno provinciale tipo veder piovere col sole (“è il diavolo che fa l’amore”), ma non c’è verso, finisce sempre per inaridire il paesaggio e far soffrire gli animali (noi).
Castillejo – EL NIÑO
Il fenomeno noto anche come Oscillazione Meridionale che ogni cinque anni si mette a fare, appunto, il fenomeno nelle acque dell’Oceano Pacifico centro-meridionale. Forse Pioli lo manda in campo nella speranza che trasformi le occasioni capitate a Saelemaekers, ma non gliene capitano; in compenso in venti minuti i bergamaschi cercano di ridurlo una polenta.

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