Lazio-Milan 1-2: le Pagelle Che Non Lo Erano

Il calcio è divisivo, e il campionato è diviso! Secondo gli interisti, tutti ce l’hanno con loro, vittime di soprusi e decenni di dittatura: gli è negata persino la libertà di parola – nessuno li sente mai, è uno scandalo. A noi invece risulta che interisti e iuventini si siano riuniti a Jalta per spartirsi il mondo, gli arbitri e le plusvalenze. E così, visto che questa Lazio-Milan proprio come il 25 aprile ci viene spiegata soprattutto da gente nata dopo, abbiamo pensato di usare i protagonisti di quel giorno per le nostre Pagelle Senza Voti. Forse verranno considerate terribilmente politiche e ci giocheremo un po’ del nostro elettorato, ma pazienza, in genere è gente che fa apertamente il tifo per quelli che gli elettorati li ignorano.
 
Maignan – Vladimir RUSAKOV
32enne generale sovietico, il 25 aprile 1945 stava da tutt’altra parte: era a Torgau, sull’Elba (non l’isola. Il fiume), con i suoi soldati, nello storico incontro con le truppe americane comandate dal generale Reinhardt. È un momento storico, così come la sua uscita di porta al 22° per lo storico incontro con Immobile, per liberare il mondo dal nazismo. Ok, è una nostra versione, ma la troviamo più convincente della odierna strategia dei connazionali di Rusakov per liberare il mondo dal nazismo.
Calabria – TINA ANSELMI
17enne staffetta partigiana e militante della neonata Democrazia Cristiana, a 17 anni arrestò il padre (socialista) perché si aggirava per le campagne venete durante il coprifuoco e non sapeva la parola d’ordine. Davidino è altrettanto inflessibile: torna a sfoderare una prestazione maiuscola in un momento delicatissimo per la Patria rossonera, istituendo il suo coprifuoco sulla fascia destra. Recupera una quantità paurosa di palloni e (finalmente) velocizza il gioco sul suo lato di campo, innescando più volte Messias e cercando più che può Giroud.
Kalulu – Gianni AGNELLI
Il rampollo della famiglia arricchitasi sotto qualsiasi regime iniziò la guerra distinguendosi prima con uno schieramento (Croce di guerra al valor militare nel 1943 in Tunisia), poi dalla fine del 1944 si ritrovò ufficiale di collegamento tra Corpo Italiano di Liberazione e truppe alleate. Pierino dà la stessa sensazione: all’inizio si distingue nelle fila d’aaa Lazzzzie, dando il suo piccolo contributo al gol di Immobile, poi passa dalla parte giusta della Storia.
Tomori – Ildefonso SCHUSTER
Arcivescovo di Milano, preoccupato che scoppiasse una faida finale chiese a Mussolini a incontrare Pertini e altri capi del Comitato di Liberazione, che domandarono la resa incondizionata dei fascisti, e gli concessero due ore per la risposta – gliene bastò una per fuggire a Como: pochi lo sanno ma lungo la strada si fermò a Lissone dove istituì la sala VAR. Fikayo come il Cardinale sembra preoccupatissimo, dal gol in poi: forse è ancora sotto choc per il periodo buio (cioè il derby di Coppa), sta di fatto che malgrado si trovi di fronte un avversario ai minimi termini, sembra un po’ meno autorevole di Kalulu e degli altri compagni di reparto.
TheoHernandez – Le FRECCE TRICOLORI
Tarda a decollare, e forse anche questo ci è un po’ fatale nei primi minuti della partita – ma quando inizia a svolazzare, ai suoi avversari non resta che guardare la scia. Determinatissimo in difesa, cerca di far planare diversi palloni in porta: ci va vicinissimo, ma è destino che a metterla dentro siano un vecchio eroe e un giovane combattente.
Kessié – Indro MONTANELLI
Il 25 aprile lo vede in Svizzera, per concessione del CLN che malgrado la sua militanza fascistissima lo fa uscire da San Vittore e accompagnare da un generale. La sua versione dei fatti è più eroica (ma da lui non ci aspetteremmo nient’altro): “Sono evaso, ho varcato il confine clandestinamente e mi sono dichiarato prigioniero politico”. Anche il nostro ex Presidente è un po’ in una sua Svizzera personale: sembra perennemente dissociato dal ritmo della squadra, sbaglia molti appoggi ma a tratti si ricorda di essere uno di noi e si batte con efficacia soprattutto in appoggio alla difesa; in quei momenti rimpiangiamo che abbia quella testaccia dura – testa che quasi ci riporta al gol su calcio d’angolo, ma Radu sulla linea non lo permette.
Tonali – Alcide DE GASPERI
È il nostro statista, l’uomo che alla Conferenza di Parigi del 1945 ci fa riammettere in Champions League, ed è lui a istituire la festa divisiva del 92°, proprio come il pio Alcide propose che il 25 aprile diventasse festa nazionale. De Gasperi in carriera fu otto volte Presidente del Consiglio; il nostro sogno è che presto Sandrino ci guidi un bel po’ di volte al governo di questo Paese recalcitrante che finge di non aver bisogno di noi.
Messias – Roberto BENIGNI
La lettura un po’ buonista del 25 aprile, con la storia commovente che si conclude con il suo sacrificio (a favore di Rebic) per salvare le vite di tutti noi. Malgrado un paio di imprecisioni, una delle quali sciaguratissima (manca il tap-in in area piccola), gioca una partita notevole, lottando e – sorpresa – accelerando spesso sulla fascia destra, dove i laziali non sembrano interessati ad arginarlo. Manca per pochi centimetri il gol da Premio Oscar.
Giroud – La RESISTENZA ELETTRICA
(…ormai dovreste aver capito che è un po’ abitudine di questa rubrica giocarsi le scemenze verso la fine)
Molti giovani non sapranno di cosa si tratta, ma un’intera generazione le trovava molto più affascinanti di qualsiasi algoritmo. Ce ne serviamo per sottolineare come, malgrado le facili allusioni alla sua età, Oliviero sia pieno di energia e si sbatta molto più di tanti ragazzini visti in rosa negli ultimi dieci anni: quando viene richiamato in panchina è ancora visibilmente carico. Ritrova il gol con una della sue giocate preferite: la scivolata su palla bassa (con la quale sfiora anche la doppietta) – e NON con il colpo di testa, nonostante sia soprattutto così che viene cercato nel primo tempo, zio cantante.
BrahimDiaz – UMBERTO II di Savoia
Figura simbolica, definirlo un re è un po’ eccessivo, ma dà segnali di vita più confortanti rispetto a chi lo ha preceduto (…sempre lui, nelle altre partite) (seguite l’analogia e non rendeteci la vita impossibile – in fondo state leggendo delle pagelle calcistiche) (potrebbe esser peggio) (potreste essere al bar a leggere quelle su un giornale di regime, color prosciutto). Entra davvero nella storia della partita per un ennesimo episodio controverso, e divisivo, che il nostro senso dello Stato ci suggerisce di non commentare.
Leao – Sandro PERTINI
Mai visto combattere così: si lancia a capofitto nella lotta, a volte anche facendosi un po’ trascinare dalla militanza – ma nonostante alcuni errori, mette alla frusta chi persegue ideali ingiusti (i laziali, che tentano di consegnare la nazione al Reich nerazzurro): manca il gol per poco o per merito di Strakosha; serve a Giroud il pallone del pareggio, ed esce stanco e un po’ inciucchito ma indomito, come certi senatori a vita.
Ibrahimovic – Sergio MATTARELLA
Non ricordiamo bene se nel 1945 era già alla guida di tutti noi (parliamo sia di Mattarella che di Zlatan), ma si riconferma, piaccia o no, un faro che illumina i valori più irrinunciabili del milanismo (qui parliamo di Zlatan). Si mette da subito a dare disposizioni ai ragazzi per l’assalto finale, batte pericolosamente a rete all’89°, dà una grossa mano a Rebic due minuti dopo chiudendo la via a Marusic per il retropassaggio, e andando subito dopo a servire l’assist decisivo a Tonali. In un mondo ideale, non ci sarebbe bisogno di rieleggerlo – ma in questo, è ancora la nostra massima figura istituzionale.
Rebic – LE TIPE che saltavano addosso agli americani
Generosità memorabile – ma lucidità solo a sprazzi. Butta via diversi palloni, ma corre a recuperarli subito dopo averli buttati: è con uno di questi che impegna Strakosha da fuori. Il suo pressing su Marusic fa nascere il gol della vittoria, proprio come il forsennato pressing delle ragazze del ’45 sui soldati alleati fece nascere qualche nostro concittadino.
Krunic – Il MILITE IGNOTO
Beh, e chi altri poteva essere? Sottaciuto ma immancabile protagonista delle celebrazioni del 25 aprile, lotta un po’ dappertutto come sempre, e contribuisce a riportarci in avanti quando a metà del secondo tempo la squadra inizia ad accusare la fatica per la pressione continua sui Sarriballisti. Oggi Pioli non mancherà di fargli visita e, dopo qualche minuto, esprimere la gratitudine di tutti noi con il rituale “Bravo Rade”.

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