Sogni, film, e palloni in mezzo all’area

(di Elena “Ellyzanzi” Zani)
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Ieri sera c’è stato un momento tra primo e secondo tempo in cui sorseggiando del tè ho pensato: “Non stiamo facendo una figura così barbina come temevo.” Nell’ottica delle cose, mantenere uno 0 a 0 contro una squadra come l’Atletico, a Madrid non è mica roba da poco.
Poi è iniziato il secondo tempo.
Un minuto, e si palesa prima di tutto lo spettro del secondo giallo a Giroud (sorvoliamo su quanto sia stato indegno il primo cartellino, perché davvero non ne vale la pena). Ma all’improvviso l’Atletico pare riuscire a ingranare là davanti, costruendo qualcosa. Niente di troppo eclatante – ma quando sei in tensione inizi ad avere un brivido lungo la schiena appena qualcuno fa un passo verso la tua area. Eppure teniamo botta e restiamo concreti, perché di prendere un’imbarcata stasera non ne abbiamo proprio voglia. Bravi noi. Poi, all’improvviso la novità: ha segnato il Liverpool, bisogna fare qualcosa.
Il nostro “qualcosa” è far entrare Bakayoko, Messias, Florenzi e Zlatan.
Praticamente Pioli sta lanciando in campo tutto quello che ha: frecce, arco e bombe a mano.
Certo che giocarsi l’ultimo barlume di speranza in Champions League con Junior Messias.
Ma quanto sarebbe romantico se…
Ma no dai, sarebbe davvero troppo.
Teniamo i piedi ben piantati per terra.
Per ora bisogna accontentarsi delle piccole cose. Tipo Bakayoko che al primo pallone toccato augura “buonasera” a Koke in un modo che l’arbitro non apprezza particolarmente, ma almeno ci ripaga un po’ di tutto quello che abbiamo buscato stasera. Eh sì, ce ne hanno date parecchie in questa partita. Delle discrete randellate tattiche che hanno accolto Theo Hernandez a pochi secondi dal fischio iniziale, e che poi sono proseguite per 90 minuti – penso a quella buon’anima di Giroud che si è ritrovato la rotula di Gimenez tra le vertebre lombari, non una cosa simpaticissima, ecco. Ma torniamo alla partita, che qua stiamo ancora 0 a 0.
L’occasione capitata tra i piedi di Bakayoko mi fa borbottare non poco ma c’è ancora tempo, stai calma Ellyzanzi.
La calma sparisce di botto all’86° minuto, quando Oblak para su Ibra a pochissima distanza dalla linea di porta. Dicono che è fuorigioco, io so solo che ho urlato così forte che mio padre al piano di sotto pensava avessimo segnato. Niente, stasera non vuole entrare, è la classica partita in cui non segni neanche con le mani. Neanche se giochi per 3 giorni di fila.
Un piccolo pasticcio di Bakayoko nelle retrovie mi fa invocare l’Altissimo. Il quale si manifesta con un tocco provvidenziale di Kjaer. E la palla è di nuovo a Tiémoué. Passa la palla a Theo sull’altra fascia, la butta avanti per Kessie che la crossa in mezzo. Incornata di Junior Messias e palla che gonfia la rete.
È tutto vero ragazzi. Ha segnato J U N I O R W A L T E R M E S S I A S.
Ma quanto è romantico il calcio? Qui siamo ai livelli di Jack che cede la porta a Rose nel gelido oceano. Del bacio sotto la pioggia di “Le pagine della nostra vita”. Di… vabbè, non sono fan dei film romantici, ho già finito i paragoni. Ma ci siamo capiti.
 
(a quanto pare loro hanno avuto un’occasione MOLTO grossa nel recupero. Ma ero ancora in pieno delirio, soltanto rivedendo la sintesi ho realizzato quanto fossero andati vicino al gol…)
Non bisognerebbe mai perdersi nella fastidiosa retorica, ma per partite del genere è davvero difficile non farlo. Perché ci hanno trattato male in questa Champions League, e ci ritroviamo qui aggrappati ad un sogno disperato e non per dei demeriti nostri, anzi. Ma noi quel sogno non lo molliamo, lo difendiamo con tutto quello che abbiamo: unghie, denti, sudore e lacrime. E se per farlo il Milan deve contare su un uomo che poco tempo fa consegnava frigoriferi e lavatrici, e poteva solo sognare di calcare palcoscenici importanti come quello di ieri sera, bene. Il Milan c’è. Lui c’è. Ci siamo tutti.
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