Milan-Sassuolo 1-3: le Pagelle Che Non Lo Erano

La hybris (o hubris) (o ὕβϱις) è quella supponenza tracotante che induce gli umani a sopravvalutarsi, sfidando la collera degli dèi – che fidatevi, sono collerici. E se ci sono squadre che sulla propria arrogante vanagloria hanno costruito la proprie fortune, la nostra sembra essere fulmineamente castigata appena si compiace un pochettino di se stessa: forse non potrebbe essere altrimenti, essendo il Diavolo il primo a essere stato scaraventato all’Inferno non appena iniziò a sentirsi un tantinello un dio. Ecco allora che le Pagelle Senza Voti di questo ennesimo, dolente confronto col Sassuolo sono ispirate a esempi di hybris tratti dalla letteratura classica, più qualcuno preso rapidamente dalla Storia perché da quando tocca fare sedici pagelle qui la faccenda è sempre più difficile, si vede che è un castigo anche quello.
Maignan – IFIGENIA
Per insegnarci che la superbia fa danni anche agli innocenti, gli dèi (che ci guardiamo bene dal giudicare male, visto come si vendicano) punirono la tronfia superbia di re Agamennone facendola scontare alla sua malcapitata figlia. Mike appena tornato dall’infortunio si vede bucato da un tiro di Scamacca così preciso (diciamo così) che tocca sotto la traversa e poi entra, e la sua prima parata viene ributtata dentro dal tacco di Kjaer. Si oppone un paio di volte al terzo gol, ma quando Berardi gli arriva da solo a un metro si inchina al fato e accetta il volere perverso degli abitanti dell’Olimpo.
Florenzi – SISIFO
Avendo cercato di fare il furbo con Zeus (vedete voi se è una gran buona idea) fu obbligato a spingere per l’eternità un enorme masso fino alla vetta di un monte, dal quale questo ovviamente rotolava di nuovo a valle con grande effetto comico (all’epoca si rideva con poco, non esistevano Gli Autogol o Casa Surace) (ok, sbagliato esempio). La condanna di Florenzi sembra la medesima: spinge sulla fascia, ma senza effetto alcuno.
Kjaer – NAPOLEONE
Il colpo di testa in attacco che esce di due centimetri è la sua drammatica campagna di Russia, il primo gol di Scamacca è la sua sconfitta a Lipsia con Bakayoko nei panni dell’inaffidabile Murat. Il rimpallo sfigatissimo che porta in vantaggio il Sassuolo è la sua Waterloo. Quando verso la fine della partita tira una stecca abbastanza gratuita a Berardi, facendolo finalmente piangere per qualcosa, è come se idealmente gli rivolgesse l’apprezzamento che il generale Cambronne rivolse agli Inglesi. Idealmente, condividiamo.
Romagnoli – DON GIOVANNI
Il mondo lo ama e lui ne è inebriato, ogni piacere della Terra è suo, dalla ritrovata fascia di capitano al ritorno di stima da parte dei tifosi, e quando dopo un anno torna al gol, si sente un essere superiore cui nulla è negato: ed è lì che Berardi, il commendatore torvo (e simpatico come una malattia della pelle) lo spinge verso l’Inferno – nel quale il nostro 13 si tuffa quasi con sollievo qualche minuto dopo, quando si fa espellere per evitare il possibile quarto gol.
TheoHernandez – LA LEPRE di Esopo
La lepre era molto veloce, e la tartaruga era lenta e un po’ di coccio ed era sempre carponi a terra come Frattesi a ogni singolo contatto – eppure l’immagine che rimane negli occhi è quella della nostra lepre che non riesce a contenere la corsetta del rettile neroverde sulla fascia. È uno dei nostri che crolla più visibilmente dopo il pareggio: fino a quel momento aveva messo l’assist per Romagnoli e si era creduto imprendibile.
Bennacer – ARACNE
Dunque, c’era questa giovane tessitrice che si bullava di tessere meglio della déa Atena, e si disse pronta a sfidarla. Atena le suggerì di accontentarsi di essere la migliore tra i mortali, e ovviamente la ragazza iniziò a trollare sui social dell’epoca la divina avversaria. Questa finì per accettare la sfida, e a dire la verità si ritrovò a mal partito: le tele della ragazza erano obiettivamente meglio. Ragion per cui, prima la aggredì con un’entrataccia, scampando a un cartellino rosso che sarebbe stato ineccepibile – poi la trasformò in ragno, il che è visibilmente capitato a Bennacer, che nella seconda parte della sua partita ha a malapena intercettato qualche mosca, e costruito trame decisamente esili.
Bakayoko – NIOBE
Uno dei personaggi più babbei di tutta la mitologia greca: incauta già nel DNA, essendo figlia di Tantalo (vedi sotto), si bullò come una qualunque tronista di avere avuto 14 figli e quindi di essere più meritevole dello status di celebrity rispetto alla déa Leto, che aveva avuto solo due figli, Apollo e Artemide. I quali imbracciarono i rispettivi archi e con una serie di tiri da fuori, ridussero i suoi argomenti – e i suoi figli – a zero. Forse avremmo perso lo stesso, ma la superficialità di Baka, non dissimile da quella cui Kjaer ha posto rimedio mercoledì a Madrid prima del gol, ha favorito il pareggio del Sassuolo e di lì il crollo verticale di tutta la famiglia rossonera.
Saelemaekers – ULISSE
Secondo il Sommo Dante, il re di Itaca poco dopo essere tornato da Penelope fu preso da nostalgia canaglia per tutti gli anni passati girando a vuoto, e ricominciò daccapo a pirlare, per seguitare vertute e conoscenza. Non abbiamo la minima idea di cosa stia seguitando Salsaemerengue, ma ormai è più di un mese che lo vediamo andare epicamente alla deriva, utile solo come terzino aggiunto. Forse un mezzo passino indietro nella propria autostima aiuterebbe.
BrahimDiaz – MATTEO RENZI
Dopo essere sembrato l’astro della politica milanista, se ne è convinto un po’ troppo e si ritrova pressoché irrilevante. Magari ha delle buone intenzioni (questo lo scriviamo soprattutto per non fare innervosire i suoi fan) (quelli di Renzi, non quelli di Brahim, che sono meno irritabili) ma ora come ora gioca un 2% di palloni e lascia il segno soprattutto quando fa cadere i disegni di legge di quelli che giocano con lui.
Ibrahimovic – TANTALO
Una fame e una sete impossibili da placare furono la condanna degli dèi per il re di Frigia – che frigiatura. Appena provava a bere, l’acqua si ritraeva da lui, quando provava a cogliere un frutto, il vento lo portava via. Zlatan la becca poco, ma quando lo fa la difesa si ritrae e lo lascia in fuorigioco, oppure la porta sembra portata via da un soffio di vento. Non riesce mai a metterla nello specchio, e i fuorigioco lo salvano dalla pubblica riprovazione per gli errori, ma persino lui sembra con la testa altrove.
Leao – ICARO
Compiaciuto, il giovane continuava a salire e a salire, ma invece di arrivare al Sole – o anche, più realisticamente, alla porta avversaria – si ritrovò a precipitare malinconicamente. Non mette in mostra niente che non conosciamo già di lui, ma mai come in questa occasione la squadra è sembrata avere la sua stessa cera.
Kessié – RE MIDA
Curiosamente, è un personaggio che riscuote un’ammirazione sconfinata, e attribuire “il tocco di Mida” a qualcuno è notoriamente una dichiarazione di stima infinita e disponibilità a votarlo alle prossime elezioni. Quello che si trascura un tantino è che tutto ciò che Mida toccava non era più commestibile per lui, e mentre lui barcollava indebolito a centrocampo, diventava prezioso soprattutto per gli altri.
Messias – PROMETEO
A Madrid, ha donato agli umani il fuoco: a San Siro, gli dèi stizziti lo hanno castigato con un rodimento di fegato causato (a lui e a noi) da qualche generoso tentativo che i compagni vanificano sul nascere.
Tonali – SERSE
L’imperatore di Persia fece costruire un ponte di barche legate tra loro sullo stretto dei Dardanelli per cercare di entrare nell’area dei Greci. Manco a dirlo, il dio Poseidone mise il mare in centrifuga. Ovviamente i media dell’epoca diedero ragione agli dèi (…servili come sempre, eh?) per l’ardire inaudito. Sandrino entra quando il nostro esercito è già sotto, ed è un’attenuante, ma non riesce mai a portare il pallone verso il regno dei Berardosi; in compenso un suo tiro da buona posizione finisce alto per troppa smania guerresca.
Pellegri – LA RANA di Fedro
Ci prova a gonfiarsi, ma con tutta la buona volontà, non sembra proprio un bue né un manzo.

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