(di Federico Dask)
Che la giornata fosse iniziata sotto una buona stella lo si era capito quando, facendo benzina in montagna per scendere a Milano, mi sono ritrovato a rincorrere la mia stessa macchina lanciata lentamente in folle contro un muro, riuscendo a tuffarmi nell’abitacolo e a tirare il freno a mano a un gol di Muntari di distanza dall’inevitabile. OK, sulla base di questo parallelismo non sembrerebbe così poca distanza, touchè.
Oggi poi era un giorno speciale perché portavo a San Siro, per la prima volta, la migliore amico della mia (ormai nota) compagna di vita e di avventure in rosso e nero. E quando porti qualcuno a battezzarsi al Tempio è quasi inevitabile innanzitutto invidiarne ferocemente l’ingenuità, ma soprattutto riportare le lancette a quando – a sua volta – quel meraviglioso rito di iniziazione era toccato anche a te. Nel mio caso fu un frizzantissimo Milan-Göteborg di Champions League, anno di grazia 1996. Della partita ricordo solo la mano salda di papà (interista, buon anima) la luce che man mano si faceva largo da sopra le scale del secondo arancio e poi BAM! quel verde sotto i riflettori che non ti toglierai mai più dalla testa, il più bello dei traumi infantili. A condire: ricordi vaghi di un gol di Weah ma soprattutto la Fossa. Mamma mia cos’era la Fossa.
Ho sempre pensato che fosse stato il mio essere un bambino notoriamente iperattivo ad avermi inesorabilmente fulminato mentre ammiravo quella fantastica baraonda organizzata. Invece, con mia notevole sorpresa, la ragazza che ho portato stasera – a fine partita, mentre le chiedevo cosa le fosse rimasto impresso di questa umidiccia serata agostana all’ombra delle Tre Torri – mi ha subito risposto: “La prossima volta andiamo in curva?!”. C’è anche da dire che San Siro sta cominciando ad abituarci davvero bene: secondo 70K estivo consecutivo e altra scorpacciata di ovazioni e brindisi cordiali collettivi che neanche Parigi negli anni ’20. A tratti dopo il secondo gol sembrava di essere in curva in ogni settore, estasi mistica totale e fuori controllo. Mancava solo che qualcuno iniziasse a predicare in piedi sui banchi della tribuna stampa e poteva tranquillamente sembrare una messa Gospel di quelle che si vedono nei film. Praise the Lord!
Anzi, a dirla tutta sul pulpito del nostro cuore in rosso e nero ci sarebbe salito – e piuttosto prepotentemente – quel ragazzino con la 90 sulla schiena che – secondo me col suo minimo indispensabile – a tratti è sembrato davvero in grado di far tracimare d’amore un catino già tendenzialmente strabordante di endorfine: la palla per Kalulu nel primo tempo è una roba che sulla trequarti non vedevamo forse dai tempi di quel Dinho dai denti storti ma coi piedi benedetti dal Signore. E se è evidente che gli manchino ancora le geometrie tattiche – ad essere onesti tutta la fase offensiva del Milan sembra ancora un po’ estiva per non dire disordinata – la piacevole sorpresa è con che grinta il buon CDK abbia recuperato palloni e messo chili e centimetri a disposizione della squadra soprattutto in mezzo al campo ancora prima di incantare negli ultimi trenta metri con (tra gli altri) un assist comodissimo per un fortunato Leao che, come con Terracciano l’anno scorso, ha deciso di provare a vedere quanto poteva esagerare nel tirare male senza comunque riuscire a farla parare al portiere: missione compiuta, Santo Siro ringrazia.
Dopo l’intervallo e lo stupendo secondo gol di Oliviero tutto è scorso piacevole e (pressoché) indolore per un’ultima mezz’oretta di sano garbage time di cui resterà maggiormente memorabile come Ballo Tourè, in meno di un minuto, ci abbia voluto ricordare di accendere un cero al giorno che Theo non si faccia mai mai mai male e che Salemaekers riesca a essere peggio di un già molto deludente Messias e quella fascia destra forse avrebbe meritato qualche Lira di investimento in più. Manca ancora qualche giorno, chissà che non ci scappi una sorpresina dell’ultimo minuto. Martedì nel mentre si torna in un posto che fino al 22 Maggio scorso era considerata la trasferta che faceva sbuffare per antonomasia: cara e noiosa. Augurando ai presenti un filo meno caldo dell’ultima volta, buon pellegrinaggio nella bassa Padana e ci vediamo sabato a Messa, sperando che il terzo 70K consecutivo ci regali un’altra liturgia di tutto rispetto.
Posso avere un amen?