Racconta Michel Corleone nel Padrino: “Mio padre mi diceva, gli amici tieniteli stretti, ma i nemici ancora di più”. Ora, io tutto sommato domenica sera ero anche abbastanza soddisfatto, finché da dei rumori provenienti da un vicino non ancora individuato – e che presto intimidirò con deprecabili atti di bullismo – ho intuito che le Merde avevano ribaltato il vantaggio dell’inutile Lazie. Eh vabbè, ho pensato. Anche sti cazzi. Sia chiaro, a me non fa piacere manco se le Merde vincono le amichevoli pre-stagione con la Solbiatese, figuriamoci se vanno in Scempions. Però una cosa domenica mi stava a cuore sopra ogni cosa: portare a casa i tre punti. A me quello interessava soprattutto, per dare un minimo senso a questa stagione e soprattutto per evitarci i preliminari a luglio contro degli scappati di casa di qualche staterello balcanico, con il caldo che ti ammazza e ti devasta la preparazione atletica (questa sconosciuta).
E invece no. Apriti cielo. Tempo di leggere due cose su quel mezzo nobile che sono i social – che per altro vi permettono di venire in contatto con noi menti geniali che scriviamo su questo blog – e mi ritrovo pubblici e copiosi propositi di suicidio. Un’epidemia di pianginismo nel miglior stile nerazzurro. E’ l’anno peggiore della nostra storia da anni a questa parte! (eggià la stagione con Inzaghi sì che è stata una figata, il finale con Brocchi poi, ho i DVD a casa per riguardarmeli nottetempo). Stiamo già sbagliando tutto sul mercato (non ancora iniziato)! La dirigenza va rimossa in blocco! Mirabelli è un cretino! Fino ad arrivare al vero mantra che ormai molti usano a casa per far addormentare i propri figli ripetendolo in loop tipo harekrishnaharehare: “240 milioni per lo stesso piazzamento dell’anno scorso”.
Ma soprattutto i costanti, continui e reiterati richiami alle Merde. Ma quando quelli hanno fatto il Triplete dove eravate? Vi siete fatti ibernare? Siete fuggiti su un atollo tropicale con Ibubà? Perché se per molto meno c’è gente disposta a tagliarsi le vene per il lungo, mi chiedo come siate sopravvissuti in quei giorni veramente orrendi, ve lo dice uno che abita a un km in linea d’aria dallo stadio e che per motivi di lavoro si è sorbito pure la notte post Madrid.
Ora: la domanda è legittima: quindi va tutto bene? Certo che no. Ripeto a scanso di equivoci: CERTO CHE NO. Quando quella radiosa mattina di luglio mi sono svegliato a New York (scusate) e i miei fidi soci dall’Italia mi hanno detto che stavamo per prendere Bonucci (e qualche ora dopo Biglia) non mi aspettavo di sgomitare per il sesto posto, ma confidavo in qualcosa di meglio, anche se certo non contavo su tappeti rossi verso la gloria. Ma tant’è.
Però non solo. Perché ricordo anche la sensazione che avevo dopo Milan-Atalanta, mentre annientato me ne uscivo da S.Siro attraversando una Via Capecelatro grottescamente addobbata con le lucine di Natale. Ma ci salveremo? Perché l’avvitamento con picchiata verso il disastro, proprio quello lasciava presagire. E invece. 39 punti nel girone di ritorno, più di Lazie, Merde e Rometta. Niente per cui andare a fare i caroselli in centro, per pietà, ma qualcosa pur contano. Soprattutto la sensazione che ci abbiamo messo un anno intero, ma a delle certezze siamo arrivati. Sappiamo cosa ci serve là davanti e non solo, di chi liberarci, chi merita una seconda opportunità, coltiviamo la speranza di avere in casa dopo anni un calciatore davvero importante come Calha. Per questo Domenica mentre Rino in mezzo al campo ci salutava, applaudivamo convinti. Intanto perché subito dopo il gol di Simeone ci era sceso il gelo nel cuore, e poi perché piazzare cinque pere a quei boriosi dei Viola sono sempre soddisfazioni. Ci mancava solo che sopra il tetto sul terzo anello venisse fuori l’arcobaleno, una fine forse troppo poetica per una stagione che fin dei conti non lo merita. Ma è senz’altro più allettante come immagine di un Tafazzi che in maglia rossonera si bastona i maroni mentre si lamenta di tutto. Lasciamolo a loro, che per altro Aldogiovannigiacomo (non so chi sia dei tre e manco lo voglio sapere) è pure interista.
Per fortuna la gente dello stadio non è cagacazzo come a volte capita sui social quando si creano le correnti incarognite. Che ci crediate o no, a noi animali sansiriensi ci piace bere le birrette al baretto – anzi molte birrette – ritrovare gli amici di sempre, incazzarsi, smadonnare e poi iniziare a contare quanto manca alla prelazione, che non c’è bisogno di sapere chi prenderemo perché la tessera si rinnova a prescindere, sempre e comunque.
Sia chiaro, non abbiamo l’anello al naso. Quest’anno ce lo siamo fatti andare bene, anche se parare certe botte non è stato un gioco da ragazzi, anzi. Ci aspettiamo molto e sicuramente la dose di pazienza non è infinita.
Ma l’amore per il Milan sì. Quello non finirà mai.
Ci vediamo al Tempio alla Prima.
Vi voglio bene.
(PS- questo pezzo è dedicato alla memoria di Giorgio. Veterano laziale e vecchio Eagles’ che non c’è più. Una persona gentile che mi mancherà, anche solo per due parole via facebook. Ciao Giorgio)
Grandissime considerazioni, condivise in toto. Specie la parte su “noi sansiriesi”, ai quali mi compiaccio di appartenere nella buona e nella cattiva sorte.
Perchè “Forza lotta vincerai.. non ti lasceremo… MAI” non è solo un coro.