BPM (Beats Per Matches). Episodio VI: Cagliari-Milan ovvero: Am I dreaming?

(di Max Bondino)

Durante i sogni non si riesce a leggere. Qualunque parola scritta appare distorta, sfocata, incomprensibile. Quindi, tanto per iniziare, sappiate che siete svegli. Già, vigili ma liberi di sognare. È un lusso che ci è stato restituito il 3 gennaio 2020 da un ragazzo svedese ma è facile dimenticarlo, quando si sta da questo lato del mondo onirico dove si legge di tutto e poi, ci si crede.

“Not done fightin’, I don’t feel I’ve lost
Am I dreamin’, is there more like us?”

Basta una sconfitta per smettere di lottare? Sabato, al fischio finale di Milan – Verona eravamo primi, domenica sera non più e sono trascorsi così altri tre giorni durante i quali ci hanno spiegato, senza sosta, quanto siamo semplicemente ospiti di questo campionato, niente di serio. Mica come la faccia di vecchio cuore Adlì, al suo esordio da titolare a Cagliari, lui sì che si merita di sognare.
Yacine, attraverso sé stesso, racconta molto di noi, del milanismo in genere. Sempre pronti ad innamorarci ciecamente delle persone, delle loro storie, prima ancora che del calciatore chiamato a incarnare i nostri ideali, dentro quella maglia lì. Come ad esempio…no, dai. Lui, lo teniamo per il finale.

“Now, now, who had my back, baby?
Know no love lost, good always will win”

E allora pronti, a sostenere i “turnover guys”. Perché l’amore non è mai sprecato e se forse non è proprio vero che il bene vince sempre, quando accade, lo si nota parecchio di più. Tijani Reijnders ci tiene a farci sapere immediatamente di star lavorando sulla mira così, al primo minuto, dopo una percussione che lo porta al limite dell’area, lascia partire un gran destro, a lato davvero di pochissimo. Ci prova ancora al quarto, due volte rimpallato prima di un’altra botta, alta, di Florenzi. Sono ottimi i primi dieci minuti del Milan, sublimati da una grande azione al nono, innescata da un lancio di Adlì che trova Reijnders sul fondo ad esibirsi in uno dei suoi pezzi forti, il cross acrobatico. Palla ad Okafor che prende bene il tempo al suo marcatore ma di testa, colpisce alto. Non male anche i dieci seguenti, con un’occasione per Loftus Cheek e Chukweze impegnato in lezioni di dribblomania che prima o poi, ci daranno soddisfazioni.

Al 29esimo giocata deliziosa di Adlì che, dal limite, trova lo spazio per imbucare in area, Tijani tocca per Okafor che calcia centrale un rigore in movimento. Dopodichè, al primo tiro in porta, il Cagliari va in vantaggio. Yacine perde un contrasto fisico con Luvumbo sul lato destro della nostra area, che conquista palla scambia con Nandez e scarica un missile sotto la traversa sul quale Sportiello non può far nulla.

“Got me feeling like it’s all too much
I feel beaten, but I can’t give up”

In tempi non molto lontani sarebbe stata una situazione complicatissima. Ma qualcosa è cambiato e l’AC Milan non solo pareggia ma va al riposo in vantaggio. Al 39esimo, giocata da Fashion Week di Reijnders che con una finta lascia scorrere a centrocampo aprendosi un’autostrada verso Pulisic che sull’esterno, salta l’avversario e mette bene in mezzo. Radunovic respinge lasciando la palla nell’area piccola dove Okafor con un tocco di suola tutt’altro che banale, se la porta sul sinistro ed è 1-1. Dopo un gran tiro di Theo allo scadere, l’1-2 arriva nel recupero su (attenzione!) schema da calcio d’angolo. Adlì calcia teso verso Reijnders che spacca l’area in velocità, arriva sul fondo scaricandola nella mischia sotto porta dove Tomori arriva prima di tutti. Fikayo che esulta, ricordiamolo, è sempre un’opera d’arte.

Nella ripresa, due momenti. Prima al 56esimo, ancora Yacine si immola su un tiro a colpo sicuro di Luvumbo in piena area, dando un senso compiuto alla sua partita di lotta e di governo. Subito dopo, il terzo goal di Loftus Cheek (servito da Pulisic) che, da oltre venti metri mette a dura prova la valvola del pallone, calciando un fulmine nell’angolino basso. Si arriva al fischio finale con venti minuti di puro controllo e una bella parata di Sportiello su Oristanio allo scadere.

Lo ammetto. Non ho visto le partite del mercoledì sera. Vuoi la scaramanzia, mettici anche il buongusto ma mi sono accucciato sereno, aspettando di svenire davanti ad una delle serie che avevo in coda da un po’. Mi sveglio nel cuore della notte, telecomandi sparsi sul letto, cerco il cellulare, trovo un gatto. Si sposta ed eccolo lì, lo schermo dice che son le 3:15. Fra le notifiche, Apple Music mi ricorda l’ultimo pezzo di “Metro Boomin” che ho ascoltato, Satispay mi chiede di convertire amici in denaro e poi l’algoritmo di Instagram crede possa interessarmi l’ultimo post di Samu Castillejo. Apro e lo guardo, con quella maglia un po’ così e i pugnetti al cielo, la didascalia recita: “Bello tornare a vincere a San Siro”.

“Am I dreamin’?”

Lo rileggo, per sicurezza. Le parole sono nitide, inequivocabili, sono sveglio. Spengo il telefono e vado a cercare un altro sogno.

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