BPM (Beats Per Matches). Atalanta-Milan ovvero: Suicide Blonde

(di Max Bondino)

Michael Hutchence non ha fatto una fine esattamente gloriosa come quella di molti colleghi fermamente decisi a rinunciare non solo alla vecchiaia ma pure a tutto ciò che sta in mezzo. L’autodistruzione è, da sempre, un tema ricorrente nella musica, per ogni generazione, anche se oggi mica siamo negli anni ’80 in cui si usavano più stereotipi che verbi, nella comunicazione. Lo so, siamo maturati, tutti così “woke”, sensibili, attenti, rispettosi delle fragilità altrui. È sufficiente aprire il vostro social preferito per esser invasi da tutta questa delicatezza, non è vero?

“Don’t you know what you’re doing
You’ve got a death wish
Suicide blonde”

L’AC Milan, vera Rockstar, sembra voler farla finita a tutti i costi, è ormai chiaro. E se i tifosi più equilibrati rimarcano l’attuale inadeguatezza tecnica di Stefano Pioli ricordandogli con sagacia che è pelato, la nostra squadra somiglia sempre più a quella bionda autodistruttiva di cui cantavano gli INXS. Ogni singola scelta, ogni situazione delle nostre partite (anche quelle che hanno portato alle ultime vittorie in campionato) passano per un autolesionismo collettivo senza precedenti. La peggior Atalanta degli ultimi cinque anni è sembrata semplicemente inaffrontabile dal primo all’ultimo minuto. Averli raggiunti due volte è stato un boost emotivo per loro in entrambi i casi, sovvertendo ogni regola psicologica di base.

“Suicide blonde was the color of her hair
Like a cheap distraction for a new affair
She knew it would finish before it began
Wow baby I think you lost the plan”

È una squadra svampita, perennemente distratta che sembra sapere quanto noi che andrà a finire male quando è ancora tutta da giocare. L’occasione di Giroud, ribattuta, al 4to minuto viene pareggiata all’ottavo da CDK che, smesso il numero della paura ed indossato quello della sfiga, riesce ad alzare sopra la traversa da zero metri un goal che anche un comodino avrebbe messo in porta. Nonostante questo, giocherà una partita migliore di Chuckwueze o Musah, ad esempio, mai in grado di saltare una volta il proprio avversario. Il nigeriano è davvero un mistero, perché in Spagna aveva statistiche fuori scala alla voce “dribbling riusciti”. Quello che ci aspetteremmo da lui, lo fa invece Lookman che tira scema tutta la nostra difesa quando gli pare, specie sul goal che arriva al 38esimo. Immobilismo di massa su una rimessa laterale che diventa assist proprio per Lookman che si libera agilmente di Theo e trova la deviazione di Tomori a spiazzare Mike. Inizia a diventare complicato cercare parole nuove per descrivere il misterioso gioco con cui il Milan riempie l’80% del tempo che trascorre in campo, con Maignan sempre unico riferimento per impostare ed un possesso palla oltre il 60% eseguito stabilmente ai margini della nostra area.

“Got some revelation
Put into your hands
Save you from your misery like rain across the land”

Nonostante questo, come una rivelazione mistica, arriva il pareggio che non ti aspetti a salvarci dalle miserie del primo tempo. All’ultimo secondo, addirittura su calcio d’angolo, con una grandissima girata di testa di Giroud. Qualunque squadra (qualunque!) ne trarrebbe morale, vantaggio psicologico in vista della ripresa che (dopo un’incursione personale di Loftus sulla destra in apertura) inizia con almeno cinque tentativi atalantini nei primi nove minuti, l’ultimo porta al 2-1. L’Atalanta ci balla letteralmente attorno con noi nella parte del pubblico ammirato ed immobile. Palla sull’esterno per DeKetelaere che mette in mezzo teso per la doppietta di Lookman.

Da qui, iniziano venti minuti in cui facciamo ancora più male. Agli occhi, proprio. L’unica luce ad accenderli è quella di Mike Maignan che al minuto 76 sembra letteralmente “glitchare” davanti alla porta, apparendo in ogni frame, respingendo in modo inumano i tentativi di Scalvini e Lookman. Incredibilmente, ci ritroviamo di nuovo in parità, poco dopo, grazie ad un’iniziativa di Pulisic (al momento gli unici soldi ben spesi del bottino-Tonali) che mette in mezzo per il subentrato Jovic a cui basta appoggiarla nell’area piccola.

“Don’t you see the color of deception
Turning your world around again”

Ma era tutto un inganno. Nel recupero riusciamo a prendere tre gialli inutili in cinque minuti, uno di questi è il secondo per Davide Calabria che lascia una difesa già surreale in inferiorità numerica. Il goal di tacco di Muriel al 95esimo, su grande iniziativa di Miranchuk, fa male dirlo, ma è oggettivamente bellissimo ed evidenzia fino all’ultimo secondo il ruolo da sparring partner a cui questa squadra sembra essersi rassegnata. Da un anno, ciclicamente, il Milan prende manciate di goal da chiunque, per poi fare spallucce alla prima vittoria, come fossero “cose che capitano”. Non è la normalità, non è il baseball, non è l’NBA. It’s the fuckin’ AC Milan! Qualcuno glielo spieghi.

“You want to make her suicide blonde
Love devastation, suicide blonde”

Sarà sempre amore la prima parola da associare all’AC Milan, per noi, ma che al momento sia una storia assai malata e devastante è una presa di coscienza inevitabile.

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