PADRE PIOLI

Tre anni fa, eravamo nella condizione di chi dice “Adesso le abbiamo viste proprio tutte”. Ma non avremmo mai, mai, mai immaginato che nel giro di pochissimi anni, il compassato perdente Padre Pioli sarebbe stato invocato a voce altissima – e spesso – da un San Siro strapieno in fiamme per lui e per i suoi fantastici ScappatiDiCasa. E onestamente, non se lo sarebbe immaginato neanche lui.
Siamo andati a vedere cosa scrivevamo tre anni fa. Ovviamente lo accogliemmo con un pochino di scetticismo, però se non altro, lo avevamo accolto. 
Fateci sapere cosa, col senno di poi, vi fa più ridere. A nostro parere un passaggio si candida più di altri, ma non vogliamo influenzarvi 
PADRE PIOLI
Alè, un’altra faccia nuova. La festa continua!
Quanto ci annoiavamo una volta, con Berlusconi, Galliani, Ancelotti, sempre loro. Che spettacolo abbiamo dato invece negli ultimi cinque anni: risultati così così – però ragazzi, otto allenatori in cinque anni come nemmeno il Palermo – e un tourbillon di amministratori delegati, da Barbarina a Gazidis, e tanti direttori sportivi e tanti campioni allo sbaraglio, e il passaggio dai parametri zero ai paracarri a tanti zeri.
E così, out anche Giampaolo, e dentro Pioli, anche se è fin d’ora #Pioliout, perché ce la siamo tanto spassata con #Gattusoout, vuoi non approfittarne per dimostrarci i più ghignosi furbissimi del web? Ma poi, a pensarci bene, perché “out” per l’unico sfigato che non ha ancora fatto danni? Orsù, c’è posto per tutti – forse è per questo che è necessario un nuovo stadio, per farceli stare tutti quanti, tra allenatori, dirigenti, procuratori di fiducia e calciatori non precisamente sottopagati, eppure non precisamente top players. La litania degli errori e delle colpe è sotto gli occhi di tutti e non risparmia nessuno: includiamo, per capirci, anche il modo singolare scelto dalla società di annunciare ai media la cacciata di Giampaolo senz’averlo ancora comunicato in via ufficiale.
Comunque rendiamo onore al Maestro di Giulianova, che esce di scena battendo il record di esonero più veloce della nostra storia, con ultime parole balbettanti e poco gloriose che ne sottolineano lo stato confusionale permanente più o meno da Ferragosto. Ora il clima che troverà Pioli – che già non sembra precisamente un drago – sarà uno dei più inveleniti degli ultimi anni. Eppure pensate, è da Ancelotti 2001 che il Milan non assumeva un allenatore con un piazzamento Champions in carriera: non lo aveva certo Leonardo, e non lo aveva Allegri, che si presentò forte di due anni di serie A con tanto di esonero a Cagliari – e ora sta su uno yacht con Ambra Angiolini, vedi la vita con qualcuno come è generosa (…sempre che vi piacciano i mille film ributtanti di Ambrona e i suoi strapallosissimi articoli su Vanity Fair).
Cosa possiamo dire di Pioli, uomo di calcio talmente anonimo da non avere neanche un soprannome tipo “Aeroplanino” o un vezzeggiativo tipo “Strama”? L’aria sofferta e la barba suggerirebbero “Padre Pioli” – e qui bisogna vedere quanto siamo disposti a credere ai miracoli. Sei esoneri, mai un’esperienza memorabile, non un giocatore a cui “ha cambiato la carriera” (e persino Giampaolo ne ha). A suo modo, un emblema di come il calcio italiano si accontenti di figure che si accontentano – e chi può dirlo meglio dei tifosi milanisti, dopo aver provato di tutto, dai sergenti di ferro ai tranquillissimi, dai passionali agli ermetici, dai fantasiosi ai pragmatici. La miglior stagione di Pioli finora (e scriviamo FINORA con l’ottimismo della volontà, ma digrignando i denti) è stata alla Lazio nel 2014-2015, quando sfruttò le pessime annate delle milanesi e del Napoli e lo stato di grazia mai più ripetuto di Candreva e Felipe Anderson per agganciare il play-off di Champions, ma solo per perderlo nell’agosto successivo (prendendo gol, pensate un po’, da Calhanoglu). Speravamo di ricordarlo solo come attore non protagonista del derby di Zapata, quando la partita gli era sfuggita dalle mani con una gestione del vantaggio demenziale. Invece ci toccherà fare il tifo anche per lui, oltre che per tutti i disgraziati che indossano incidentalmente la maglia più bella degli ultimi anni. Pioli è un allenatore “normale”, si dice, a riprova dell’anormalità di questi anni. Facendo finta che in questo contesto devastato dai tre cambi societari in quattro anni, possa bastare un Normal One a riportare un senso a una delle società calcistiche più importanti del pianeta (che saremmo noi, anche se ci facciamo trattare da tutti come degli scappati di casa).
L’unica cosa che possiamo fare, esasperati come siamo, è schierarci al suo fianco. Certo, ci scapperà da ridere, e forse anche a lui, che ha sempre riso molto poco. A proposito, in questi giorni nei cinema è comparso il Joker – ci manca solo lui, in questo Giullarificio permanente che stiamo diventando.

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