Non ci stancheremo mai di ricordarlo: la supermaschia e strapotente Inde di AndonioGonde, umile e simpatico come i tifosi della squadra color funerale, resta la sicura favorita per il campionato 2020/21. Per noi è già un risultato immenso essere usciti da un decennio penoso, e siamo qui a ricordarvi e ricordarci cosa abbiamo dovuto sopportare ripescando le Pagelle Senza Voti natalizie reperite nei nostri archivi. Proprio come gli spettri dei Natali passati del Cantico di Natale di Dickens, sono un terribile monito per ricordarci che anche non ci ritroveremo a essere i più ricchi di tutti, possiamo apprezzare quello che abbiamo ora.
PS: se leggete giudizi che vi sembreranno un po’ sentenziosi su certi giocatori, ricordate che erano riferiti alla partita e non vanno considerati un verdetto complessivo sulla carriera. Anche se in certi casi, la tentazione viene.
DIEGO LOPEZ – Ottaviano Augusto.
Non sempre irreprensibile quando si avventura fuori dai confini, ma i fatti gli danno ragione: sarà forse breve come la pax romana, ma questo 2014 si chiude con la pax diega.
BONERA – Vespasiano.
Ok, ci scusiamo con gli eventuali discendenti di quello che fu in realtà un ottimo capitano (lui, sì). Il fatto è che da sempre, per una battuta anche facile, venderemmo persino Kakà. A proposito di battute anche facili.
ARMERO – Crasso.
Il suo fallo di manoè di crassa ignoranza – e mette bruscamente fine alla fase in cui il Milan aveva incredibilmente preso la partita in (ehm) mano.
MEXES – Poppea.
Come lei, bella e piena di abbacinante tonteria. Ma dubitiamo che qualcuno sia mai andato da lei a criticare questo particolare aspetto.
DE JONG – Muzio Scevola.
Nigel, tu lo sai che cosa ne è stato della sua mano, vero?
POLI – Tarquinio Prisco.
Soprattutto nel senso di Prisco – spesso viene il dubbio che sia schierato più per far sclerare i suoi ex tifosi che per la felicità di quelli attuali.
MONTOLIVO – Quinto Fabio Massimo Verrucoso.
Il quale, visto che non aveva abbastanza nomi (e sì che “Verrucoso” da solo sembrerebbe sistemare capra e cavoli) fu soprannominato il “cunctator”, il temporeggiatore. La velocità non sarà mai il suo valore aggiunto, ma scopriamo con piacere che quando c’è da menare non si tira indietro.
BONAVENTURA – Cicerone.
Il nostro homo novus: è contemporaneamente avvocato, questore, filosofo, console, scrittore, storico, intrattenitore – e tutto questo tenendo un birillo in equilibrio sul naso.
HONDA – Bruto.
Ma bruto parechio, eh.
MENEZ – Caligola.
Probabilmente è pazzo, e finirà per nominare senatore uno dei suoi piedi. Ma in questi tempi di falso Milan, ci teniamo aggrappati al nostro falso nueve.
MUNTARI – Tullo Ostilio
“Il terrore di Roma”. Stavolta non fa danni, ma come sempre, in omaggio al “Ricordatevi da dove veniamo” inzaghiano, la mossa di metterlo in campo pare cogitata non tanto per spaventare gli avversari, ma per spaventare noi.
EL SHAARAWY – Numa Pompilio.
Del quale noi plebe ricordiamo praticamente solo il suggestivo nome più che le gesta. Ecco, Stephan, il rischio con te è questo qui.
Donnarumma – GIULIETTA CAPULETI virgulta imberbe (o quasi) che paga con la vita le magagne altrui. Forse farebbe meglio ad accettare il matrimonio combinato con qualcun altro: l’amore ha tutta l’aria di non portarle alcun vantaggio.
Romagnoli – LA BALIA
Dolce, materna, protettiva e complice della sventatella che le è stata affidata, ovvero la difesa del Milan. A un certo punto, come in un sogno, lo vediamo tentare il coast to coast francobaresico per esasperazione. Wikipedia ha una buona definizione: “l’elemento comico del dramma”.
Alex – FRATE LORENZO
Eh, si vede lontano un miglio, che la brutalità del mondo lo turba: quando Toni cerca di compiere l’irreparabile, lo trattiene per il suo bene; le poche altre volte in cui il Verona si fa realmente pericoloso, lui è da qualche parte a cercare la sua fede in Dio – ma non in area, cosa che mette duramente alla prova la fede in Dio dei tifosi milanisti.
De Sciglio – GREGORIO
Personaggio secondario cui sono affidati pochi interventi che ne dimostrano la velleitaria stupidità. Due in particolare, all’inizio del dramma, si attagliano perfettamente all’ex erede di Maldini, oggi a malapena erede del Giovane Antonini: “Quando li avrò davanti a me, aggrotterò la fronte. E vediamo come la prenderanno” (…la sua idea di difesa) e “Aver fegato è piantarsi fermi” (…la sua idea di attacco).
De Jong – ROMEO
Entra in scena, ed è tragedia. Si suicida pronunciando la famosa frase: «E così, con un rusone, io muoio». Forse paga anche colpe non sue – ma sostanzialmente, l’unico scenario in cui ora come ora potrebbe farsi valere è di notte sotto un balcone, a tu per tu con una femmina. E nemmeno troppo robusta.
Montolivo – ROSALINA
Ovvero, il personaggio che non compare. E’ la fidanzata di Romeo, e sappiamo dei suoi occhi luminosi, della sua fronte alta e le sue labbra scarlatte, dei suoi piedini, delle sue lunghe gambe e “le sue cosce eccitate, per quei territori lì confinanti”. Ma Shakespeare decide che non entrerà in scena. Purtroppo, nonostante lo sguardo ispirato, Mihajlovic non è Shakespeare (…diversi studiosi, esaminati i suoi sonetti, hanno smentito questa ipotesi).
Bonaventura – MERCUZIO
Ovvero il personaggio in cui il pubblico tende a identificarsi, una volta messe da parte le smancerie sul profumo della rosa, gli occhi come stelle, e la fiscalità spagnola. Si batte per gli amici – ma quando capisce che la fine è inevitabile, nel soccombere manda tutti a remengo come si meritano (“La peste a tutti voi!”).
Niang – TEBALDO
Il nipote rancoroso, figlio del conte Capuleti e di Raiola: convinto di meritare un po’ di zompi con la protagonista (oppure, in second’ordine, il Pallone d’Oro) si distingue per un paio di giocate decenti, che lo persuadono di essere il più forte in campo. Più volte, nello stile di Ibrahimovic o quanto meno di Balotelli, insulta platealmente i compagni di squadra che non lo assecondano. Forse perché notano quei piccoli problemi a stoppare il pallone – che naturalmente, non inficiano la sua grandezza.
Luiz Adriano – LADY CAPULETI
Segnare segna, ma il guardalinee vanifica il tutto; ha qualche occasione ma sembra molle, deluso dal partner, disincantato e rassegnato a non essere amato e a fare da seconda scelta. A questo punto è abbastanza chiaro che anche se reciterà la sua parte, difficilmente lo vedremo lottare. Se non con la parrucchiera.
Bacca – REGINA MAB
Segna, manda in porta Luiz Adriano, manderebbe in porta Bonaventura di tacco, ha due occasioni decenti nel secondo tempo; come la fata evocata da Mercuzio, illude chi la guarda di avere un attacco più forte di quello che ha realmente. D’accordo, Mercuzio non dice proprio così, però Shakespeare parlava a gente che non aveva ancora inventato il calcio, e proprio come Bacca doveva adattarsi, contenendo la sua frustrazione (…non ne ha fatto una tragedia) (ma è l’unico argomento su cui non ne abbia fatte).
Kucka – IL PRINCIPE SCALIGERO
Cerca di ristabilire l’ordine nel centrocampo dilaniato dalla faida tra la casata di quelli che non sanno giocare e quelli che non ne hanno molta voglia. Con buona volontà ma non con grande efficacia, visto come i cadaveri abbondino attorno a lui – e qualcuno di loro è titolare fisso.
Donnarumma – ALFRED di Batman
Abituato a vederne di tutti i colori – ma ormai ci ha fatto il callo: non si becca pallottole e per fortuna rimane imperturbabile nella fase in cui i retropassaggi gli svolazzano attorno come pipistrelli in salotto.
Abate – SANCHO PANZA
Quando ci crede, come in questo periodo, quasi merita un poema epico, perché da contadino che era – e rimane – si trasforma in aspirante cavaliere che carica sulla fascia. A passo di somaro, ovviamente, ma proprio per questo, un po’ nobile dentro.
Romagnoli – BRUNO VESPA
Anche se Kessié e Pignatone cercano di fare gli smargiassi atteggiandosi a leader, li fa risultare innocui e benevolmente improduttivi come dei viceministri.
Paletta – SAM GAMGEE
Con Romagnoli costituisce una coppia egregiamente scritta – uno è il giovane predestinato, l’altro lo zuccone che si azzuffa coi Gollum orobici.
Antonelli – ESOPO
Sarebbe una così bella favola, se grazie a quella discesona a fine primo tempo conclusa con una lasagna d’altri tempi fosse la nostra Gallina dalle uova d’oro. Invece prende il palo, e a fine partita, rimaniamo lì a guardare la rete di Sportiello con lo sguardo de La volpe e l’uva.
Kucka – BERNARDO
Come il servo muto di Don Diego de la Vega in arte Zorro, non è propriamente protagonista, ma rimangono impressi i suoi sguardi: all’arbitro, alla palla che non vuole entrare quando ci prova nel secondo tempo. Ma soprattutto ai compagni di centrocampo che si ritrova.
Bertolacci – LEPORELLO
Come l’attendente di Don Giovanni, inserisce l’elemento comico anche nel momento più drammatico, come quando nel suo unico inserimento sensato subisce un banale urtone da uno dei convitati di pietra atalantini, e viene ammonito per simulazione dal solerte arbitro Massa, che gli intona “Eh via, buffone, non mi seccar”.
Pasalic – LURCH della Famiglia Addams
Si aggira per il campo rigido e in apparente difetto di attività cerebrale.
Bonaventura – SPARTACO
Nel primo tempo, come sua abitudine, sembra disposto a chinare il capo – ma nel secondo guida la rivolta contro l’odiosa tirannia dello 0-0. Finisce appoggiato a delle assi di legno, però ci induce a sognare un giorno in cui uomini e donne rossoneri non saranno più oppressi. Né depressi.
Suso – AMBROGIO dei Ferrero Rocher
In inspiegabile soggezione davanti alla Déa, non le dà quel che si meriterebbe.
Lapadula – HUGO BARRETT de Il Servo di Joseph Lose
Come nel film, da subalterno che era ribalta i ruoli. E così se prima quello che non vedeva la porta era Bacca, di colpo quello che non vede la porta è lui.
De Sciglio – IGOR (…Aigor) di Frankenstein Jr.
Tutto in lui pare evocare orrore gotico e catastrofe, ma anche se la prima dormita ha luogo cinque secondi dopo il suo ingresso in campo, stavolta non fa danni – fermo restando che non ha con sé il cervello che speravamo.
Bacca – STEVENS di Quel che resta del giorno
La porta gli si spalanca come Emma Thompson fa con il maggiordomo del romanzo e del film, ma lui non coglie l’opportunità, adagiandosi in una vita priva di soddisfazioni con il distacco di chi giudica emozioni e sentimenti come pure illusioni. Anche se a dire il vero è da un po’ che non ci illudiamo più, Carlos.
Niang – SAN PATRIZIO
Entra in campo, e come d’incanto dilaga l’ubriachezza.
Donnarumma – DOPOBARBA
Il ragazzo che l’anno scorso faceva i miracoli, quello che volevano il Real Madrid e il PSG e una squadra italiana è diventato un costoso pastrugno che mette a disagio chiunque gli si avvicini.
Abate – LIBRO DI BRUNO VESPA
Un classico del nulla.
Bonucci – IL MAGLIONE BRUTTO
Lo abbiamo pensato tutti: “Non è qualcosa di bello a vedersi – e sembra di losca provenienza – ma perlomeno è qualcosa che mi proteggerà quando la temperatura si farà inclemente”. Invece no.
Rodriguez – GRAZIOSI OGGETTINI IN VETRO
Roba che occupa inutilmente spazio.
Kessié – LE PANTOFOLE SPIRITOSE
Garantisce goffaggine nei movimenti, e non c’è modo di colpire decentemente un pallone.
Montolivo – LA CRAVATTA
Blandamente elegante ma demodé, dà un’illusione di presentabilità. Che dura pochissimo, specie se tutta la vostra presentabilità passa disperatamente da lì.
Borini – LA CANDELA
Poco ma sicuro il regalante si sta congratulando con se stesso per essersi appena liberato di ciò che aveva ricevuto il Natale precedente; ha anche qualche fiammata gagliarda all’inizio ma gradualmente si spegne del tutto lasciando odore di tristezza.
Bonaventura – LA TAZZA SIMPATICA
Per salvarsi il naso Berisha para senza guardare il suo tiro ravvicinato. Ma ciò che contiene passa da bollente a freddo con sconfortante rapidità – e si rimane lì a contemplare la scritta ghignosa “La tazza del campione”, “100% CLASSE” o “Risolvo le partite da solo”. O, peggio: “Questa è la tazza di un tifoso rossonero”. Perché a tutti gli effetti, lo è.
Kalinic – I CALZETTONI FANTASIA
Lo abbiamo pensato tutti: “Non è qualcosa di bello a vedersi e sembra roba tirata su all’ultimo minuto da una bancarella – però potrà essere funzionale”. Invece, anche con la migliore buona volontà (e questa ieri c’era), no. È vero che manovra tantissimo, ma non è fortunato né nelle conclusioni né nel suo tentativo di farsi espellere dopo 9 minuti.
Cutrone – MANUFATTO REALIZZATO DALLA PERSONA CHE FA IL REGALO E HA UN’INCLINAZIONE PER ARTE O LAVORI MANUALI
“Ah, che bello – e lo hai fatto in casa, complimenti”, commentiamo con tutta la gentilezza possibile, con un sorriso che rimane lì un po’ come una paresi. Toglie a Kalinic con le terga un possibile, ragguardevole gol. O forse no, avrebbe colpito il mento di Berisha e poi sarebbe finita sulla traversa, e poi un aeroplanino di carta tirato dal secondo anello l’avrebbe deviata nella nostra porta, potrebbe capitare anche questo.
Biglia, Calhanoglu, André Silva – CONFEZIONI REGALO PRESE IN PROFUMERIA
Quel che è peggio è che è pure roba che ha l’aria di essere costata dei bei soldi.
Donnarumma – IL DISCO DI NORIMBERGA
Usato nel medioevo per estorcere confessioni, costringeva il torturato su un disco rotante dal quale veniva centrifugato, provocando alterazioni della circolazione e nausea incontenibile. Non provocava danni irreparabili di lungo termine, quindi era praticamente un clean sheet.
Calabria – IL DISCO DI ELETTRA LAMBORGHINI
Una testimonianza delle atrocità cui può giungere il genere umano.
Zapata – ASSORDAMENTO
Forma di tortura abbastanza blanda, e per questo poco utilizzata in Europa dopo le fortune iniziali in Asia Orientale. Al soggetto vengono ripetuti continuamente dei nomi – “Musacchio!” “Caldara!” “Simic!” “Abate centrale!!” ma ormai lui non li sente nemmeno più. A causa della tortura è talmente stordito che non solo difende in modo inappuntabile, ma è pure il nostro unico goleador.
Rodriguez – IMPICCAGIONE A CADUTA BREVE
Detta anche short drop, consiste nel provocare lo strangolamento della persona a causa della corda che si stringe al collo – uno spettacolo lento e assai apprezzato dal pubblico. Prima del 1850 era il metodo più in auge nell’impero britannico, poi i buonisti inglesi accorciarono la corda per rompere il collo di colpo. La cosa però a quel punto causava delle decapitazioni, e voi capite che non era il tipo di provvedimento che era stato promesso agli elettori. Rodrigo esce anche stasera dal campo con la funerea soddisfazione di non essere il peggiore, ma la speranza che lo svizzero sia un nostro punto di forza è ormai al tramonto: sembra sempre più un giocatore strangolato, e con quella fluidità di manovra tipica degli impiccati.
Kessié – WATERBOARDING
Il centrocampo rossoblù, forte di Poli, Nagy e Svanberg, è un bicchiere d’acqua mezzo vuoto nel quale annega. Su Orsolini fa un fallo così stupidamente plateale – vista anche la sensibilità dell’arbitro Maresca – che se non fossimo di parte diremmo che ben gli sta, e che si merita di saltare la Fiorentina.
Bakayoko – ABBACINAMENTO
Noto a noi moderni come accecamento, è una forma di supplizio che veniva somministrata, a seconda della fervida immaginazione dei popoli, togliendo le palpebre al condannato e lasciandolo bloccato a guardare il sole, oppure in modo più spiccio – quello che i politici chiamano tutti contriti buonsenso – con un ferro incandescente. Non sappiamo cosa lo abbia accecato dopo la prima, futile ammonizione comminata dal tafano col fischietto, ma evidentemente Baka non ha saputo vedere il secondo cartellino che sarebbe spuntato al primo intervento effettivamente rozzo. Se non altro permette a qualcuno di noi di fantasticare che giocando gli ultimi 20 minuti in parità numerica, avremmo visto un gol.
Suso – MORDACCHIA
Ok, questo è veramente un capolavoro dell’immaginazione umana – e, per singolare che possa sembrare, una tradizione della cristianità: consisteva in un morso tipo quello dei cavalli ma con un uncino che andava a tagliare la lingua della vittima costringendola a inghiottire il proprio sangue. Il Jesus di queste settimane è sempre più anemico – non svogliato, questo no, ma involuto e nervosissimo, come se giocare coi compagni fosse una tortura dell’Inquisizione Spagnola. Tira a sproposito, non salta mai l’uomo, inventa (per Higuain) una sola palla decente in area.
Calhanoglu – GOGNA
La sua agonia è la più pubblica di tutte. Lui, va detto, la sopporta con dignità, mentre sulla pubblica piazza la gente vorrebbe per lui punizioni ancora peggiori. Non che la sua sofferenza non sia palese. Forse ci vorrebbe un gesto pietoso. Ma probabilmente l’ennesima formazione di emergenza contro la Fiorentina lo costringerà a un’ulteriore espiazione a San Siro, magari come centrocampista centrale accanto ad Abate.
Higuain – DEPRIVAZIONE SENSORIALE
Il soggetto viene privato di stimoli sensoriali – tutti o solo alcuni – per causargli ansia, allucinazioni, depressione, paranoia e comportamenti antisociali. Non è mai sembrato uno che si diverte come un matto a giocare a pallone, ma in questo momento sembra del tutto privo di stimoli: non gliene dà la squadra, non gliene danno i compagni – prova a dargliene la società, sotto forma di 9,5 milioni di euro annui, ma forse anche questa considerazione è insensibile.
Cutrone – SOLLETICO
Metodo che viene rivendicato dalla Cina e precisamente dalla dinastia Han, quando in realtà possiamo ben vantarci che ci erano arrivati #primagliitaliani: nell’antica Roma al condannato toccava immergere i piedi in acqua e sale, e un certo numero di capre venivano invitate a leccarglieli – voi ridete (e all’inizio, pure lui) ma dopo un po’ le piante dei piedi iniziavano a scorticarsi e sia il sale che le linguate diventavano dolorose. Vi raccontiamo questo solo per intrattenervi, oltre che per farvi provare ammirazione verso i nostri avi – perché il paragone con Cutrone in realtà ha a che fare col fatto che alla difesa e al portiere avversario ha fatto veramente il solletico.
Castillejo – SOFFOCAMENTO
Entra per dare respiro alla manovra lungo la fascia. Invece la uccide. Involontariamente, pensiamo.
José Mauri – PRIVAZIONE DEL SONNO
Che cavolo, dormiva così bene.
Laxalt – CONTORSIONE DEGLI ARTI
Devono avercelo mandato da Genova in cinque-sei scatole da imballaggio, e gli abbiamo montato i piedi al contrario, non c’è altra spiegazione.
Donnarumma – FESTONE
Decorativo e fermo, non è chiamato a fare niente di speciale eccezion fatta per l’unico tiro in porta degli avversari, sul quale si distende delicatamente, con morbido e impalpabile languore.
Abate – PALLINA CHE NON SI SA COME E QUANDO SIA ENTRATA IN CASA
Anche se non è una bellezza, tiene la sua posizione, non lasciando scoperto il proprio ramo. Si fa notare un paio di volte quando in area sbroglia un paio di situazioni che per altre difese non porterebbero alcun pericolo – ma è vero che nel nostro caso il pericolo può divampare dal nulla e con qualsiasi pretesto.
Zapata – BASE
Sufficientemente solido, traballa solo quando nel secondo tempo Mirallas aggancia quasi in area piccola e riesce a girarsi – ma lo disturba abbastanza per fargli scagliare il pallone direttamente tra i tornelli della metro lilla.
Romagnoli – PUNTALE
Dev’esserci qualcosa in lui che non riusciamo a cogliere, perché non ci pare un giovane di veemente aggressività verbale o un capitano che va a intimidire arbitri o guardalinee, eppure le due ammonizioni consecutive per recriminazioni che parrebbero misurate e da capitano (…e un pochino giustificate, visto il rozzo spintone che subisce davanti al segnalinee ed è regalmente ignorato sia da quest’ultimo che dall’arbitro) sembrano indicare che abbia una dialettica pungente, che ferisce brutalmente i sentimenti di queste persone. Forse aveva ragione quel famoso e amato portiere che recentemente ha sostenuto che la sensibilità fa la differenza.
Rodriguez – LUCINE
Illumina la giornata con giocate dai colori diversi: recuperi difensivi, un colpo di colubrina sul quale Lafont ha un riflesso impeccabile – forse il tiro più violento visto a San Siro negli ultimi sei mesi – e nel secondo tempo, un colpo di testa sotto la traversa sul quale Lafont vola felino, riuscendo per la prima volta dopo tre mesi a mantenere la porta inviolata. Contro qualcuno doveva pur farlo.
Calabria – PALLINA CON DENTRO IL CHIP CHE SUONA JINGLE BELLS
All’inizio schierarla lì a centroalbero sembra un’idea stravagante, poi a un certo punto del primo tempo inizia persino a sembrare brillante. Poi passa di lì uno che senza tanti complimenti la spegne. Che poi, fosse una canzone che parla del Natale – invece no, non è il suo ruolo.
Calhanoglu – STELLA COMETA
Tutti lo guardano, e lui è effettivamente vistoso: è il milanista che tira di più verso la porta avversaria, quello i cui errori non vengono perdonati (altri la passano liscia tranquillamente). Onestamente, lo abbiamo visto peggio – anzi, in mezzo agli errori, ricordiamo anche un paio di recuperi importanti. Ma abbiamo la sensazione che il suo momento brillante sia passato.
Suso – INTERMITTENZA
Pare ispirato: scodella palloni in area, mette due volte Calhanoglu solo davanti alla porta, nella ripresa salta due uomini costringendo Lafont (tanto per cambiare) a una buona parata. Ma è congegnato per spegnersi a intervalli regolari. E in quanto tale, non fa il tipo di luce che potrebbe illuminare il nostro accidentato sentiero.
Castillejo – NEVE SPRAY
Dovrebbe dare vivacità, ma la verità è che sporca in giro, ha un odore preoccupante e sospettiamo che sia tossica.
Higuain – PALLINA ENORME E VISTOSA CHE A VEDERLA IN QUEL NEGOZIO SEMBRAVA UNA BUONA IDEA
Ma forse invece non era il caso. Tra l’altro, guarda le altre palline con superiorità. Comunque, pesante com’è, fa venire il mal di schiena a tutto l’albero – e pure ai tifosi dell’albero.
Cutrone – L’ANGELO
Lo si sistema troppo tardi e quando non c’è più spazio. Gli si trova un posto comunque, ma risulta seminascosto, è come se non ci fosse.
Laxalt – GATTO DOMESTICO
La sua missione è portare devastazione.
Conti – CALZA DELLA BEFANA
Forse non è il suo momento. In ogni caso, auguri a lui, e auguri a tutti noi di trovare, sotto l’albero, quella benedetta svolta – che certamente meritiamo in quanto milanisti di buona volontà.
Donnarumma – Paramecio
Se ne sta in mezzo all’acqua stagnante della nostra difesa, e inizialmente non è nemmeno troppo sollecitato dagli attaccanti atalantini, ai quali comunque riesce a opporre una resistenza non dissimile da quella di un protozoo. Compie un intervento abbastanza prodigioso nel secondo tempo, probabilmente è corresponsabile sul quinto gol quando non capisce le intenzioni di Musacchio, e possiamo capirlo. Ma a quel punto, i buoi non solo sono già scappati dalla stalla, ma sono su una spiaggia alle Maldive.
Conti – Ameba
Cambia continuamente forma, essendo privo di scheletro (e spina dorsale) – la forma che sembrava aver preso nelle ultime settimane ci piaceva, quella che ha preso ieri è piaciuta tantissimo a Gomez e Gosens. È il primo a cedere, come l’ameba che già nel Settecento era sotto gli occhi degli scienziati.
Romagnoli – Muffa
Ha smesso di crescere qualche tempo fa, perché è il tipo di organismo che può crescere attaccandosi a qualcosa di vivo. Purtroppo la difesa che ha tentato di guidare ieri è una delle più inguardabili a memoria di milanista.
Musacchio – Tronista
Forma di vita parassitaria sgradevole e manesca. Alza il livello di idiozia della squadra esattamente come i tronisti alzano il livello di idiozia della nazione.
Rodriguez – Spugna
Non giocava da mesi, e gioca in comprensibile affanno: la cosa malinconica è che paragonato agli altri ne esce come quasi vagamente in parte pressappoco salvabile. Con lui in campo, subiamo solo un gol, e se questo non è un risultato! Alla fine del primo tempo, non ce la fa e getta se stesso (…sì, era a questa battuta che volevamo arrivare).
Bennacer – Dendraster excentricus (per gli amici: Dollaro della sabbia)
Si muove lentamente, preferendo in realtà rimanere ancorato al fondale per molto tempo. A un’attenta osservazione, inghiotte grandi quantità di sabbia, di cui digerisce le particelle di sostanza organica. Non è una pratica che porta a un gioco trascinante, ma se non vi fate troppo coinvolgere dall’ansia del risultato e dall’ossessione produttiva contemporanea, osservarlo è molto rilassante.
Kessié – Cetriolo di mare
Creatura abbastanza grottesca e fondamentalmente incomprensibile. Deambula sui suoi pedicelli nelle sabbie melmose del nostro gioco, e non lascia il segno. La Natura può vantarsi di molte sue creazioni; nel suo caso, alza le spalle, si guarda attorno, poi decide di dare la colpa alle Nature precedenti.
Bonaventura – Lievito
In qualche caso riesce a convertire gli zuccheri in anidride carbonica ed etanolo, e ne ricaviamo birra, pane e pizza. Ma in altri, e ieri è stato uno di questi casi, può portare dermatite.
Suso – Medusa
Pressoché in balia della corrente. Difficile da vedere. Irritante.
Calhanoglu – Alga azzurra monocellulare
Come tutti sappiamo, fissano l’azoto atmosferico negli eterocisti. Ed è quello che Hakan fa per tutta la partita: se ne sta lì, e fissa l’azoto.
Leao – Piatek
Non è un errore. Il microorganismo semplice e inoffensivo che Leao ci ha ricordato nei suoi strani movimenti contro l’Atalanta, è un polacco costato 35 milioni.
Calabria – Batterio
Non è che il suo ingresso sia causa della sconfitta, naturalmente – pure, è difficile non notare che con lui in campo il passivo passa da uno a cinque, come il diffondersi di un’infezione. Semplicemente, la squadra non è dotata degli anticorpi necessari a difendersi dal suo difensore.
Piatek – Leao
Non è un errore. Il microorganismo semplice e inoffensivo che Piatek ci ha ricordato nei suoi strani movimenti contro l’Atalanta, è un portoghese costato 30 milioni.