Nelle ultime partite molti tifosi milanisti hanno disdegnato il Corto Muso, divinità protettrice di chi con fatica riscuote tre punti guadagnati col sudore della fronte. Abbiamo offeso il Corto Muso, per tornare a ingraziarcelo abbiamo deciso di omaggiare le sue cugine: le Muse. Figlie di Zeus e Mnemosine (la Memoria), come molte figlie di ricchi si occupavano di Arte. Vivevano sul monte Elicona in Beozia, e per evitare che questo campionato finisca in modo beota, dedichiamo a queste ragazze inquietanti le Pagelle Senza Voti di questo inquietante zero a zero.
Maignan – URANIA
“Colei che è celeste”, ispirava chi descriveva le stelle – il nostro portiere ispira tutti gli astronomi e astrologi e astro… (inserite battuta alla Tomas Milian) volando a staccare una stella dall’incrocio dei pali: una cometa tirata da Vojvoda, per poi opporsi anche alla meteora Pellegri. Ormai ha messo assieme una costellazione di clean sheet consecutivi, ma nella notte non brillano abbastanza.
Calabria – CLIO
Nella tradizione classica, era la protettrice delle macchine a buon mercato: il capitano dà fondo a tutto il suo carburante ma non riesce mai a trovare un’accelerazione che gli permetta di saltare l’uomo. Se il destino intercedesse, ci darebbe un segno facendo entrare un suo tiro – invece Berisha respinge con parata plastica. Nel secondo tempo farebbe comodo il classico cambio con Florenzi, ma è dal carrozziere, e ci rimarrà un bel po’.
Tomori – EUTERPE
“Colei che rallegra” (soprattutto noi), protettrice di musica e poesia: si fa sentire praticamente da tutti i giocatori del Torino: ogni volta che ci provano, li mette in rima. No, in riga. Scusate, capita di sbagliare. A lui non capita, e se gli capita, recupera insperatamente come sull’attacco di Belotti sul quale ci eravamo sentiti perduti.
Kalulu – MUSACCHIO
Meno conosciuta delle altre, era la musa protettrice di spinte e trattenute. Pierre, mancando della forza fisica del socio fa un po’ più di fatica e deve aiutarsi un pochino come uno dei suoi predecessori, ma zitti zitti l’ultimo gol che abbiamo preso è stato a febbraio, e di mano (ma a chi non capita?).
TheoHernandez – TERSICORE
“Colei che si diletta nella danza” – fa una egregissima partita in difesa e spinge più che può per mettere in crisi il Torino, è uno dei più in forma ma ha il difetto di diventare troppo spesso una leggiadra ballerina quando è a contatto con gli avversari. Ed è forse per questo che quando viene effettivamente buttato giù a spallate in area, l’arbitro ritiene di essere di fronte all’ennesima rappresentazione della Morte del Cigno. Non a caso, quando vide un maschio virilissimo come Calhanoglu perdere l’equilibrio in area, fischiò rigore senza discutere.
Kessié – POLIMNIA
“Colei che ha molti inni” – un po’ come lui, presidente del Milan che ha già portato tutti i suoi poteri a Barcellona. Gioca un’altra partita di sostanza, ma da tempo non spadroneggia più a centrocampo. Né dal dischetto – ma questo dipende da altri motivi.
Tonali – ERATO
La protettrice della musica corale e della geometria: gioca ovunque, e va spesso al tiro: è al posto giusto nel momento giusto, se le prepara bene, se segnasse nulla e nessuno potrebbero eccepire, ma non è nel disegno degli déi. Sciocchi déi, sapete dove potete mettervveli i vos tri stupidi disegnini.
Saelemaekers – Matthew BELLAMY
Come il cantante dei Muse, gioca una partita piena di frenesia e falsetto. Estrae dal repertorio qualche buon recupero e qualche cross decente, ma che il suo limite sia la testa, emerge da diverse scelte vistosamente sbagliate: su tutte, il momento in cui entra in area superando il difensore, e decide di buttarsi a terra invece che cercare il gol.
Giroud – CALLIOPE
La Musa canterina, per l’uomo che più di tutti canta e porta la croce. Si batte ovunque, e viene battuto come un tappeto dai difensori avversari a partire da Bremer, che piace a tante squadre ma evidentemente anche a tanti arbitri, che gli permettono di fare il maschio rude di una volta. Fa un numero di sponde impressionante, riesce a controllare tre quarti dei nostri lanci dell’AveMaria. Ma i suoi compagni di reparto non suonano il suo spartito.
BrahimDiaz – Robert MUSIL
Scrittore austriaco, autore de L’uomo senza qualità, dedicato a un calciatore spagnolo “il cui atteggiamento più tipico è una sorta di passività acutamente analitica” (lo dice Wikipedia, e non avremmo saputo dirlo meglio) (in effetti, non avremmo saputo dirlo). Musil lasciò il romanzo incompiuto. Non avremmo saputo dirlo meglio.
Leao – Cesare MUSATTI
Considerato il padre della psicanalisi italiana, avrebbe potuto spiegarci se ha un fondamento quello che dicono in tanti: che gli avversari ormai conoscono Leao, hanno imparato a capirlo. Come diavolo ci sono riusciti, se noi non ce l’abbiamo mai fatta? Gioca una partita da gregario, quasi sempre si muove al servizio di Theo, rarissimamente in appoggio a Giroud; ha uno spunto nel primo tempo e uno nel secondo, ma la porta sembra l’ultimo dei suoi pensieri. È probabile che i suoi pensieri siano due, ma in ogni caso non è il primo.
Messias – MELPOMENE
Questo nome da farmaco scaduto entrato in casa chissà quando e chissà perché è il nome della protettrice della tragedia. Non é che la sua prestazione sia stata tragica (le tragedie sono altre, eccetera) quanto perché nei suoi 50 minuti c’è un solo momento di leggerezza: è quando riesce a servire in velocità Tonali in area. Ma per il resto, in tutto quello che fa c’è una cupezza incredibile. Forse si è raccontato la sua storia troppe volte. Dovrebbe farsela raccontare da Krunic.
Krunic – TALIA
La protettrice della comicità – ma anche, per qualche strano motivo, dell’agricoltura: non si discute sul fatto che Rade ha una evidente vocazione per entrambe. Di solito Pioli lo mette dentro per congelare il risultato. Anche stavolta ha funzionato.