Per le partite contro la Maggica le nostre Pagelle Senza Voti possono contare su molte opzioni, e abbiamo già paragonato i nostri a imperatori e re di Roma, film di Alberto Sordi, monumenti dell’Urbe, canzoni di Federico Zampaglione in arte Tiromancino (…no, non è vero) (non hanno mai giocato così male). Però ieri non potevamo farci sfuggire l’occasione di associare la partita giocata dai nostri e la partita giocata nei meandri meandrosi del potere romano: quella disputata al Quirinale dal nuovo governo Gentiloni, candidatosi come anti-Juve o anti-Cinquestelle, chi può dirlo.
Donnarumma – MARIANNA MADIA (Semplificazione e Pubblica Amministrazione)
La quantità di saracche che Nainggolan ha scagliato da fuori area nelle porte italiane dovrebbe, da sola, bastare per assolvere il nostro responsabile della Pubblica Amministrazione: di fatto, quando il belga carica in quella zona di campo, spesso si avvia una odiosa trafila che schiaccia l’innocente cittadino. E tuttavia, è lecito chiedersi quanto l’essere costretto a provvedimenti di emergenza (alcuni dei quali, presi con i piedi – e non è un modo di dire) abbia il tempo di curare l’ordinaria amministrazione, cioè il passo verso il centro della porta rimproveratogli dai MassimiMauri del senno di poi. Che poi cosa vuole saperne lui, da deputato è stato al massimo Componente della Commissione Cultura, e se faceva un passo in area era solo per cadere dopo un secondo con un grido, tendenzialmente verso il 94mo. (…speriamo che apprezziate come siamo riusciti ad infilare un po’ di insulti a Massimo Mauro – ma per il bene pubblico nessuno sforzo può dirsi vano).
Abate – GIULIANO POLETTI (Lavoro e Politiche Sociali)
Fisicamente in forma e piacevolmente determinato, anche se a volte risulta trafficone come l’uomo delle coop – ma sulla sua fascia né Caprotti né Saviano né i romanisti sono riusciti a inchiodarlo.
Romagnoli – ROBERTA PINOTTI (Difesa)
Per anni ha fatto l’insegnante (troppo ovvio affidarle l’Istruzione, vero? Non scherziamo, lì ci va una che lavorava nel settore tessile). Però ieri sera – e non è la prima volta – è sembrato uno che ha più voglia di insegnare come si ragiona col pallone che non di stroncare le velleità altrui. Non una prestazione insufficiente, eh. Ma lascia sempre il dubbio di avere un terribile bisogno di gente più rozza alla quale far fare il lavoro sporco in trincea.
Nel primo tempo si conferma l’eroe della classe lavoratrice che ha messo a frutto la sua esperienza tra i trattori a Bergamo: difende, spazza e piomba su avversari più veloci come il centrale di una provinciale, ed è esattamente quello che ci serve in questa fase della nostra Storia. Nel secondo tempo sembra soffrire più El Shaarawy che Dzeko, che astutamente va a caragnare sulle quote latte con difensori più teneri di lui. Non è un caso comunque che veniamo danneggiati a causa di iniziative che partono distanti dal suo ministero.
De Sciglio – MARCO MINNITI (Interni)
Sulla carta è un esperto in materia di sicurezza – sono dieci anni che ci si prepara, ma solo ieri per la prima volta si è calato nella parte – con la nostra maglia, perlomeno. Riesce addirittura a prevenire i crimini di Bruno Peres con provvedimenti del tutto legali.
Come il confermato ministro della Salute, pasticcia parecchio; quel che è certo è che la salute dei romanisti non pare stargli particolarmente a cuore: randella ovunque, eppure non riesce a farlo quando Nainggolan ci causa lesioni incurabili.
Bertolacci – CLAUDIO DE VINCENTI (Coesione Territoriale)
Gli tocca il ministero per la Coesione Territoriale, ed è lecito perdonargli un certo spaesamento, dopo tutto nessuno sa di che diavolo si tratti (…pensandoci, proprio questa potrebbe già essere un’ottima giustificazione per un ministero). Tuttavia, disputa una partita convincente, e finché occupa la poltrona, non sembra inadeguato al compito.
Pasalic – GRAZIANO DELRIO (Infrastrutture e Trasporti)
Come il Ministro per le Infrastrutture (e d’altronde, di cosa dovrebbe occuparsi se no, un medico), è lì per dare un senso a un settore che da anni un senso non ce l’ha. Clamorosamente, ci riesce, anche se per realizzare un passaggio in verticale gli ci vogliono anni e subappalti.
Suso – DARIO FRANCESCHINI (Beni Culturali)
È il nostro ministro dei Beni Culturali, anche perché è l’unico i cui piedi abbiano letto due libri: attorno a lui c’è un analfabetismo entusiasta da YouTuber del calcio. Ma sia chiaro, tanti like a tutti.
Lapadula – PIER CARLO PADOAN (Economia)
Che dire, ci prova. Ma il rigore non ci giova granché.
Niang – ANGELINO ALFANO (Esteri)
Ora è chiaro, stiamo tentando di aumentare il suo valore per poi venderlo a qualche nazione ostile. E disperata.
Mati Fernandez – LUCA LOTTI (Sport)
Si dice che fosse considerato braccio destro e sinistro di Renzi già ai tempi di Firenze, proprio quando a Firenze Mati era il piede destro e sinistro di Montella. Ma proprio come accade di norma coi ministri dello Sport, il suo ingresso non porta novità di rilievo – spiace dire che non ne siamo sorpresi.
Ehilà, chi si rivede. Ma sì, dai, perché starsene ad ammuffire in panchina quando si può starsene lì ad ammuffire al centro della scena?
Honda – VALERIA FEDELI (Istruzione)
L’idea di usare la sua capigliatura per distrarre l’opinione pubblica e gli avversari è un po’ superata.